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Pubblicato inGenitori

Il liquido amniotico: cos’è e come si monitora

Che cos’è il liquido amniotico? Quali funzioni svolge e perché è importante monitorarne le condizioni?

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Il liquido amniotico è una sostanza di fondamentale importanza per il benessere e lo sviluppo fetale durante la gravidanza

Scopriamone di più con l’aiuto del dott. Rosalbino Mantuano, ginecologo del Santagostino.

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Che cos’è il liquido amniotico?

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Il liquido amniotico è un fluido che avvolge il feto nel corso dei nove mesi di gravidanza. È contenuto all’interno del sacco amniotico, una sorta di borsa che si forma nella cavità uterina dopo il concepimento e fornisce al nascituro un ambiente protettivo e vitale.

Il liquido amniotico è costituito principalmente da acqua, ma contiene anche proteine, grassi, elettroliti, immunoglobuline, vitamine, cellule di provenienza fetale e l’alfafetoproteina che è una glicoproteina di origine fetale, importanti nella diagnostica prenatale delle malattie genetiche e malformative.

La composizione del liquido amniotico è mista, poiché proviene sia dall’organismo materno sia dal feto stesso, e varia durante il corso della gravidanza, riflettendo lo stato dello sviluppo fetale:

  • nelle prime settimane di gestazione, la secrezione del liquido si deve alle cellule delle membrane amniocoriali (amnios e corion) originate dall’embrione
  • successivamente, nel primo trimestre di gravidanza, il suo accumulo proviene dalla trasudazione del plasma materno che dalla placenta raggiunge il sacco amniotico
  • a partire dal secondo semestre, a contribuire alla sua produzione è invece prevalentemente il feto, che ingerisce costantemente una parte di fluido e la immette di nuovo in circolo sotto forma di urina e secrezioni polmonari. In questo modo garantisce che la quantità di liquido amniotico resti in equilibrio e non sia né troppo abbondante né ridotta.

Che aspetto ha il liquido amniotico?

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Il liquido amniotico fino al principio del terzo mese ha un colore giallognolo. Assume in seguito un aspetto chiaro e trasparente, simile all’acqua. 

Qualora il liquido sia di colore verde scuro e abbia una consistenza melmosa, prende il nome di liquido amniotico tinto. Questa circostanza si verifica quando il feto espelle precocemente, prima della nascita, il meconio, vale a dire materiale fecale.

Si tratta di una condizione di per sé non grave, che implica però il rischio di inalazione di meconio da parte del feto specie in presenza di fattori di stress, come infezioni o bassi livelli di ossigeno, che inducono il nascituro a fare dei respiri più profondi. Il liquido amniotico contenente meconio che viene inalato dal feto può depositarsi nei suoi polmoni e, dopo il parto, ostruirne le vie respiratorie, esponendolo a problemi polmonari o cerebrali.

Quando le difficoltà respiratorie indotte dell’inalazione di meconio sono gravi, richiedono un intervento tempestivo da parte del personale medico.

Quali funzioni svolge?

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Il liquido amniotico svolge diverse funzioni vitali durante la gravidanza, contribuendo al benessere e allo sviluppo ottimale del feto: 

  • scherma il feto da traumi esterni, agendo come uno strato isolante contro gli impatti e le pressioni che potrebbero sollecitare l’ambiente uterino
  • crea un ambiente termicamente stabile, garantendo che la temperatura attorno al feto sia costante e adatta al suo sviluppo
  • protegge il feto dal rischio di infezioni grazie all’azione antibatterica di alcuni enzimi
  • contiene fattori di crescita essenziali per la maturazione sia dei polmoni sia dell’apparato digerente
  • permette al feto di muoversi liberamente all’interno dell’utero e di sviluppare così un apparato muscolo-scheletrico e, al tempo stesso, preserva i tessuti materni dai movimenti fetali
  • svolge un ruolo nell’induzione del travaglio durante il parto. La rottura delle membrane amniotiche, conosciuta come “rottura delle acque”, stimola il processo del parto attraverso il rilascio di prostaglandine che avviano le contrazioni uterine.

In quale quantità deve essere presente?

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Il volume del liquido amniotico aumenta gradualmente con il procedere della gravidanza, raggiungendo un picco – fino a 800 ml – intorno alla 34-36esima settimana di gestazione. In fase di travaglio, tende diminuire leggermente, assestandosi sui 600 ml.

Come si fa il controllo del liquido amniotico?

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Come si è visto, il liquido amniotico riveste un ruolo cruciale per il corretto sviluppo del feto durante la gravidanza. È fondamentale dunque valutarne la corretta quantità all’interno della cavità uterina al fine di individuare eventuali alterazioni in eccesso (polidramnios) o in difetto (oligoidramnios), che possono nuocere alla salute del feto o della madre.

Il monitoraggio della quantità di liquido amniotico può essere effettuato con un’ecografia transaddominale in modo qualitativo (secondo i parametri normale, assente, ridotto, aumentato) o quantitativo (misurando la tasca verticale di liquido più ampia che misura normalmente tra i 2 e gli 8 cm) o meglio attraverso un esame ecografico che permette di determinare l’indice del liquido amniotico (in inglese amniotic fluid index o AFI).

Per calcolare questo valore, vengono misurate le profondità massime delle falde maggiori di liquido amniotico nei quattro quadranti in cui viene suddiviso l’utero. La somma di queste misurazioni deve rientrare in un intervallo che va dai 5 ai 20 centimetri.

I valori di riferimento dell’AFI sono definiti come segue:

  • valori normali: tra 5 e 25 centimetri
  • limiti inferiori della norma: tra 5 e 8 centimetri
  • limiti superiori della norma: tra 22 e 25 centimetri.

Se la quantità di liquido amniotico è inferiore ai 5 centimetri si è di fronte a una condizione di oligoidramnios; se supera i 25 centimetri si può parlare di polidramnios.

Cosa succede se si ha poco liquido amniotico?

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La condizione di oligoidramnios può derivare da una serie di fattori:

  • rottura prematura delle membrane amniotiche
  • distacco della placenta
  • ipertensione arteriosa nella madre
  • anomalie cromosomiche nel feto
  • difetti renali del feto che compromettono la produzione di urina
  • gravidanza prolungata oltre le 40 settimane
  • utilizzo di farmaci come gli ACE-inibitori per il trattamento dell’ipertensione nel corso del secondo o terzo trimestre di gestazione o antinfiammatori non steroidei (FANS) nelle ultime settimane di gravidanza.

L’oligoidramnios non rappresenta solitamente una condizione che mette a rischio la gravidanza. Tuttavia, in alcuni casi, specie se si verifica nei primi due trimestri di gravidanza, può comportare dei rischi per il benessere fetale:

  • mancata maturazione dei polmoni
  • problemi nel corretto sviluppo di altri organi 
  • rischio di compressione e deformità a livello degli arti o del viso
  • incapacità del feto di affrontare il travaglio che rende necessario ricorrere al parto cesareo.

Cosa succede se si ha troppo liquido amniotico?

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Tra i principali fattori che possono causare un eccesso di liquido amniotico vi sono:

  • diabete gestazionale 
  • gravidanza gemellare
  • difetti congeniti fetali, come anomalie dell’apparato urinario o ostruzione dell’esofago
  • anemia nel feto
  • infezioni o malattie genetiche nel feto.

Il polidramnios non costituisce una condizione pericolosa per la salute del feto, ma è legato a una più alta possibilità di parto pretermine. Può comportare:

  • rottura prematura delle membrane e, in alcuni casi, distacco di placenta
  • presentazione o posizione anomala del feto
  • problemi respiratori e pressione addominale nella madre
  • prolasso del cordone ombelicale (fuoriuscita dal canale vaginale prima del feto)
  • atonia uterina: una condizione in cui l’utero si distende senza essere in grado di contrarsi nuovamente.

Alterazioni del liquido amniotico: diagnosi e trattamento

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Le alterazioni del liquido amniotico possono non manifestare sintomi evidenti nella madre, sebbene un movimento fetale ridotto o dimensioni dell’utero troppo grandi o troppo piccole possano essere manifestazioni sospette. Come si è visto, l’ecografia permette di determinare la quantità di liquido amniotico presente e di pianificare altri esami per accertare le cause all’origine di eventuali anomalie. Può essere richiesta, per esempio, un’amniocentesi per escludere anomalie genetiche o difetti congeniti nel feto.

Qualora venga accertata una condizione di eccesso o carenza di liquido amniotico, la prassi prevede solitamente il monitoraggio regolare della crescita fetale e della frequenza cardiaca. Eventuali disturbi (ipertensione, diabete in gravidanza…) all’origine vengono trattati.

Nei casi gravi di polidramnios, può essere valutata l’esecuzione di un drenaggio del liquido amniotico per ridurre il rischio di complicazioni durante il parto.

In alcune circostanze, può essere necessario pianificare il parto per ridurre il rischio di complicazioni per il feto e la madre: a 39 settimane nel caso vi sia troppo liquido; a 36-37 se ve ne sia troppo poco.

Quando si inizia a perdere liquido amniotico?

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Fisiologicamente, la perdita di liquido amniotico si verifica con la rottura delle acque, che sta a indicare la prossimità del parto (nell’arco di circa 72 ore). 

Questo evento avviene generalmente durante il travaglio. Tuttavia, in alcune situazioni, può precedere l’inizio del travaglio: si parla in questi casi di rottura delle membrane prima del travaglio (in inglese prelabour rupture of the membranes o PROM).

La rottura delle membrane prima del travaglio può verificarsi a ridosso della data prevista del parto, a partire dalla 37esima settimana, oppure prima. In quest’ultimo caso, si ha una rottura prematura delle membrane, ed è probabile che il parto sia pretermine.

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Come capire se si è rotto il sacco amniotico?

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La rottura del sacco amniotico avviene con la fuoriuscita dal canale vaginale del liquido amniotico, che si presenta come caldo, incolore e inodore. La rottura può avvenire a getto oppure con un rilascio graduale, con una quantità di liquido più o meno abbondante, a seconda del caso.

Esiste la possibilità di evidenziare una perdita di liquido amniotico, qualora si presentasse il dubbio di una rottura prematura delle membrane, utilizzando particolari assorbenti che, in presenza di liquido amniotico, assumono una particolare colorazione. L’utilizzo di questi strumenti, associati alla visita ginecologica e alla misurazione periodica della quantità di liquido mediante l’ecografia, aiutano il ginecologo a formulare una diagnosi corretta.