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Pubblicato inSalute

Tipi di parto, quale scegliere: spontaneo, eutocico, cesareo

Il parto può essere espletato in diverse modalità. Vediamo quali sono i tipi di parto principali, e quando si ricorre a una specifica modalità, e per quali motivi.

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Il parto è uno dei momenti più importanti nella vita di una donna e rappresenta l’inizio di un nuovo periodo della vita per i genitori e la famiglia in generale.

È un processo che richiede una grande preparazione, sia fisica che mentale, e può essere un’esperienza molto intensa ed emozionante. Esistono diversi tipi di parto che di volta in volta vengono scelti in base alle esigenze di salvaguardia della saluta della madre e del bambino, dalle preferenze personali e dalle indicazioni mediche. 

Il dottor Mantuano, ginecologo del Santagostino, risponde alle domande più comuni sul tema, indicando i principali tipi di parto, e in base a cosa si sceglie la modalità più idonea alla singola paziente.

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In cosa consiste il parto?

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Iniziamo col dire che il parto è il processo attraverso il quale un bambino viene espulso dal corpo della madre alla fine della gravidanza e avviene, in genere, intorno alla 40ª settimana di gestazione. Durante questo processo, l’utero della madre si contrae per spingere il bambino attraverso il canale del parto e fuori dal corpo. Il travaglio può durare diverse ore, e si articola in diverse fasi:

  • Prodromica, che ha una durata di mesi. È la fase preparatoria in cui il corpo della gestante si prepara alla nascita. È caratterizzata da manifestazioni specifiche che iniziano già a partire dalla fine del 6° mese, con la formazione del segmento uterino inferiore legato alla distensione uterina e all’accrescimento fetale (nell’ultimo trimestre il feto raddoppia il peso ogni quattro settimane). Compaiono le contrazioni indolori di Braxton-Hicks (che durano giorni), contrazioni che diventano successivamente regolari e dolorose. Si verifica la perdita del tappo mucoso che chiude il collo uterino e che protegge da agenti infettivi la cavità uterina
  • Dilatativa, che dura ore. L’utero si contrae per aprirsi e consentire al bambino di passare attraverso il canale del parto. Questa fase può durare diverse ore e si articola a sua volta in diversi momenti, fino alla completa dilatazione del collo dell’utero per consentire la fuoriuscita del bambino. Le contrazioni diventano più frequenti e intense.
  • Espulsiva, che dura minuti. Il bambino viene spinto verso il canale del parto e fuori dal corpo della madre. Questa fisiologicamente non supera i 60 minuti, a seconda di vari fattori come la posizione del feto, la grandezza del bacino materno e la forza delle contrazioni uterine
  • Di secondamento: il cordone ombelicale viene reciso e la placenta e tutti gli annessi fetali espulsi.

Tipi di parto: quanti modi ci sono per partorire?

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Le fasi sopraelencate, in genere, sono comuni a tutti i tipi di parto. Questo che può però avvenire secondo diverse modalità e condizioni, ed essere:

  • Spontaneo, naturale e vaginale 
  • Distocico: medicalmente e attivamente assistito soprattutto nel caso di parto che si svolga in maniera diversa da quella normale e fisiologica e che necessita di assistenza medica farmacologica e utilizzo di strumenti (ad esempio la ventosa ostetrica)
  • Cesareo
  • VBAC (vaginale dopo un cesareo) che richiede una particolare preparazione clinica 
  • In acqua
  • A casa.

Vediamo in cosa consistono e in cosa differiscono l’uno dall’altro.

Parto spontaneo o eutocico

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Il parto spontaneo o eutocico è il tipo di parto naturale, in cui non vengono utilizzati farmaci, induzioni o assistenza invasiva da parte del personale sanitario che assiste la gestante. In altre parole, il parto avviene per via vaginale senza il ricorso a strumenti o tecnologie, come per esempio la ventosa ostetrica (che aderisce alla testa del bambino e ne favorisce, accompagnando la contrazione uterina, l’uscita dal canale del parto).

La gestante durante il travaglio, è libera di scegliere la posizione che le è più comoda. Tra i benefici di questo tipo di parto figurano:

  • Un recupero post-parto più breve
  • Inferiore incidenza di problemi respiratori tra i neonati
  • Minor tasso di infezioni
  • Degenza ospedaliera più breve.

Raramente, tuttavia, è possibile che si verifichino lacerazioni del perineo, o che si renda necessaria un’episiotomia (taglio del perineo) per facilitare la fuoriuscita del bambino, soprattutto se non risultano efficaci le manovre ostetriche di protezione del piano perineale. 

Parto cesareo

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Il parto cesareo è un intervento chirurgico per il quale si rende necessaria un’anestesia epidurale o spinale, per rendere insensibile la parte interiore del corpo. La madre rimane dunque vigile durante

L’operazione viene eseguita praticando un’incisione sull’addome e sull’utero della madre per far uscire il bambino e ha una durata di circa 40 minuti. Il cesareo si rende necessario in caso di:

  • Posizione anomala del feto
  • Placenta previa centrale (la placenta ostruisce il canale del parto)
  • Distacco prematuro della placenta
  • Il neonato è troppo grande per attraversare il bacino
  • Precedenti ripetuti tagli cesarei
  • Problemi di salute della madre o del bambino tali da rendere pericoloso l’espletamento del parto vaginale.

Il parto cesareo si distingue, inoltre, in:

  • Cesareo d’elezione: si tratta di un cesareo programmato, per cui viene stabilita una data (non prima delle 38 settimane) e ci si reca in ospedale lo stesso giorno dell’intervento. È una soluzione riservata ai casi selezionati, nei quali è sconsigliato il parto spontaneo
  • Cesareo d’urgenza: si esegue nel caso in cui, a travaglio già iniziato, la salute della madre o del bambino sono a rischio.

Dal momento che si tratta di un intervento chirurgico, nel caso del cesareo, il periodo post-parto è più lungo e medicalizzato. La dimissione dall’ospedale avverrà qualche giorno più tardi rispetto al parto naturale

Parto VBAC (parto naturale dopo cesareo)

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Il parto VBAC (Vaginal Birth After Cesarean) indica un parto naturale dopo un cesareo precedente. La possibilità di un VBAC deve essere data a tutte le donne. Secondo le stime, la percentuale di donne che sono riuscite ad avere un parto naturale dopo un taglio cesareo si aggira tra il 60 e l’72%.

Va tuttavia effettuato un travaglio di prova per monitorare la situazione. Dal momento che potrebbe non andare a buon fine, questo tipo di pratica potrebbe concludersi con un ulteriore cesareo. È necessario che passino almeno tra i 12 e i 18 mesi dal parto cesareo precedente, prima di provare il parto naturale: esiste infatti il rischio che la cicatrice sull’utero si rompa.

Parto indotto o pilotato

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La possibilità di un parto indotto viene valutata nel caso in cui la paziente non entri spontaneamente in travaglio dopo 2 settimane dalla data prevista per la nascita del bambino. Può essere indicato anche nel caso in cui ci siano possibili rischi per la salute della madre e del bambino, e si voglia evitare il taglio cesareo, o quando la gestante soffre di particolari patologie.

In questa modalità, il parto viene stimolato, le contrazioni vengono indotte, controllate, mediante la somministrazione di sostanze come:

  • Prostaglandine, per ammorbidire il collo dell’utero e favorire la sua dilatazione
  • Ossitocina, che intensifica le contrazioni

Parto in acqua

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Molti ospedali offrono questa modalità di vivere il proprio travaglio di parto. Durante il parto in acqua, la gestante vive alcune o tutte le fasi del travaglio in una vasca alta circa 70 cm e piena d’acqua dalla temperatura di 36° circa.

Il bambino può essere partorito sott’acqua o meno, visto che la partoriente può uscire dalla vasca e cambiare posizione. L’acqua ha il vantaggio di rendere meno doloroso il travaglio, agendo come antidolorifico naturale e favorendo il rilassamento. Inoltre, la madre ha maggior agio e libertà di movimento all’interno della vasca.

Parto in casa

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E’ una modalità di parto assistito dall’ostetrica nel domicilio della partoriente e, in alcune regioni, regolata da norme precise e da rimborso delle spese sostenute. Questa modalità viene presa in considerazione solo in caso di gravidanza fisiologica a basso rischio.

Il parto in casa necessita di:

  • Consapevolezza da parte della coppia 
  • Un’ostetrica competente rispetto alla prevenzione e alla identificazione precoce dell’eventuale fattore di rischio aumentato (materno o fetale) 
  • Una rete di supporto ben attivata e un ospedale vicino di riferimento con presenza di neonatologo e sala operatoria 24 ore.

Qual è la parte più dolorosa del parto?

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Il parto è spesso descritto come una delle esperienze più dolorose. In generale, il dolore è causato dalle contrazioni dell’utero e dal passaggio del bambino attraverso il canale vaginale. 

Il momento del parto che molte donne descrivono come più doloroso è quello dell’espulsione del bambino, quando la sua testa e le spalle passano attraverso il canale del parto.

È importante notare che ogni donna e ogni parto sono unici; quindi, la percezione del dolore può variare notevolmente da persona a persona e da un parto all’altro. Inoltre, ci sono molte variabili che possono influenzare la percezione del dolore, come la posizione del bambino, la durata del travaglio, la presenza di complicanze o la scelta della donna di utilizzare o meno tecniche di gestione del dolore. L’ambiente circostante la presenza di persone di sostegno può favorevolmente influenzare il decorso e la percezione del dolore.

Che tipo di parto fa meno male?

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Il dolore durante il parto è una questione soggettiva e la sua entità, pur rimanendo molto intensa, varia da persona a persona.

Tuttavia, il dolore può essere alleviato con massaggi, stazione in vasca con acqua calda, varie tecniche di gestione del dolore, come l’anestesia epidurale o altre forme di analgesia. L’epidurale elimina quasi del tutto il dolore dovuto alle contrazioni uterine, lasciando allo stesso tempo la partoriente lucida e cosciente.

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Tipi di parto: qual è il modo migliore per partorire?

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Non esiste un miglior modo di partorire universalmente definito, dal momento che ogni donna e ogni gravidanza sono uniche e possono richiedere un tipo di parto diverso. In generale, si ritiene che il parto vaginale sia preferibile quando possibile, poiché riduce il rischio di complicanze per la madre e per il bambino rispetto al parto cesareo. 

In ogni caso, la scelta del tipo di parto dovrebbe essere basata sulla valutazione individuale del caso, tenendo conto di fattori come la salute della madre e del bambino, la presenza di complicanze o di fattori di rischio, e le preferenze della donna. Si ritiene, comunque, che il parto naturale abbia maggiori vantaggi sia per la madre che per il bambino:

  • Minori dolore e complicanze post-parto (aderenze cicatriziali, infezioni, perdite ematiche)
  • Tempi di recupero e di ospedalizzazione più brevi
  • Il passaggio del bambino attraverso il canale vaginale favorisce l’attivazione della funzione respiratoria
  • È possibile iniziare subito l’allattamento.

Il parto è allo stesso tempo un punto di arrivo e un inizio unico e indimenticabile all’interno di un percorso iniziato dalla coppia, con consapevolezza, molti mesi prima. Ma è un punto di arrivo sfidante anche per chi si prende cura della gestante e che contribuirà significativamente al suo buon esito.