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Pubblicato inGenitori

Quali sono le posizioni fetali

Quante e quali possono essere le posizioni fetali? Perché è importante conoscere il modo in cui il bambino si è sistemato nell’utero materno?

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La posizione fetale è un indicatore molto importante in gravidanza, perché permette di valutare il benessere di mamma e bambino, prevedendo il tipo di parto che avrà luogo.

Scopriamo con l’aiuto della dott.ssa Francesca Mulas, ostetrica del Santagostino, quali sono le principali posizioni fetali e in che modo possono influire sulla nascita del bambino.

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Che cos’è la posizione fetale?

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Si definisce presentazione la parte del corpo del feto che per prima si immette nel canale del parto, chiamata parte presentata. Si tratta in genere della testa, ma in alcuni casi possono essere i glutei, i piedi o una spalla. La presentazione è detta cefalica quando il feto presenta la testa verso il basso, podalica quando il feto è a testa in su e presenta le natiche o i piedi verso l’uscita.

La posizione indica invece l’orientamento della testa del feto: posteriore (ovvero a faccia in giù, rivolta verso la schiena della donna) o anteriore (a faccia in su).

Quali sono le posizioni del feto?

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Nel corso della gravidanza, il feto cambia più volte posizione, come effetto del suo processo di sviluppo oppure in risposta a input esterni. Con l’approssimarsi del momento della nascita, tenderà invece a muoversi sempre meno e, a partire dalla 36esima settimana, ad assestarsi in una posizione definitiva.

Vediamo nel dettaglio le principali posizioni fetali.

Presentazione cefalica

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La presentazione più comune è quella cefalica o di vertice, in cui il feto ha la testa rivolta verso il basso, in corrispondenza del collo dell’utero. Rappresenta la posizione che più favorisce il parto naturale: le dimensioni considerevoli della testa consentono infatti di distendere il canale del parto e agevolano la discesa del bambino attraverso di esso.

È possibile distinguere due varianti della presentazione cefalica:

  • cefalica anteriore: la testa del feto è rivolta verso il basso, con l’occipite posizionato anteriormente nell’utero e il volto rivolto verso il dorso della mamma. Il viso e il corpo sono girati su un lato e il collo è flesso. Si tratta della posizione ideale per un parto vaginale
  • cefalica posteriore o con occipite posteriore: la testa del feto è rivolta verso il basso, con l’occipite posizionato posteriormente nell’utero e il volto rivolto frontalmente. Questa posizione è considerata anomala: il collo è esteso anziché flesso e la testa richiede uno spazio maggiore per attraversare il canale del parto. Il parto può avvenire per via naturale anche in questa posizione, tuttavia nella maggior parte dei casi in risposta alle contrazioni uterine il feto è portato a compiere delle rotazioni e delle flessioni del collo che permettono di scegliere la posizione ottimale per il passaggio nel canale del parto.

Nella presentazione cefalica anteriore possono verificarsi due ulteriori casi di anomalia:

  • la presentazione di faccia, in cui il collo è flesso all’indietro e la parte presentata è la faccia
  • la presentazione di fronte, in cui il collo è inarcato e la parte presentata è la fronte.

Queste posizioni tendono a correggersi in modo spontaneo. Qualora permangano al momento del parto, richiedono invece una attenta valutazione da parte del personale ostetrico per valutare la migliore modalità del parto.

Presentazione podalica

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La presentazione podalica vede il feto posizionato con i glutei o i piedi rivolti in basso verso il collo dell’utero e il capo in alto. Si verifica nel 3-4% dei casi e nella maggior parte dei casi è casuale, tuttavia ha una maggiore probabilità di comparire in presenza di:

  • difetti congeniti del feto
  • travaglio pretermine
  • malformazioni dell’utero o presenza di fibromi.

Il parto di un feto podalico può aumentare il rischio di complicanze (specialmente se viene individuata a ridosso del travaglio e del parto). Il passaggio attraverso il canale del parto, qualora siano le natiche a precedere il resto del corpo, potrebbe infatti non essere sufficientemente ampio per consentire il passaggio della testa, che ha dimensioni maggiori. 

Quando la testa segue le natiche, la distensione dei tessuti materni e il passaggio nel bacino può risultare meno graduale e provocare una anomala compressione del cordone ombelicale, riducendo l’afflusso di ossigeno al bambino. Per questo motivo il parto di feto podalico comporta, soprattutto nelle primipare, un maggiore rischio di danni cerebrali.

Come si interviene in caso di presentazione podalica?

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In caso di presentazione podalica, in assenza di controindicazioni, la donna può scegliere se ricorrere a manovre di riposizionamento o al taglio cesareo

Il rivolgimento per manovre esterne, o versione cefalica esterna, può essere effettuato da un ginecologo esperto prima dell’inizio del travaglio, generalmente a 36-37 settimane di gravidanza. 

Prima della manovra vengono valutate le condizioni di benessere di mamma e bambino e attraverso una ecografia viene confermata la posizione fetale, la quantità di liquido amniotico e la posizione della placenta. Viene somministrato alla mamma un farmaco tocolitico, che aiuta l’utero a rilassarsi.

Mediante guida ecografica il medico procede ad applicare una pressione sull’addome materno per favorire la rotazione del bambino. La manovra può risultare fastidiosa per la donna, che può comunque chiederne l’interruzione in qualsiasi momento.

La procedura, ad ogni modo, dura pochi minuti ed è molto efficace, pertanto merita di essere valutata come alternativa al taglio cesareo. La possibilità di eventi avversi è molto bassa, ma viene comunque effettuata esclusivamente in ospedale.

Per tentare di modificare la posizione fetale possono essere utilizzate anche tecniche non invasive che utilizzano esercizi specifici, tecniche posturali e la moxibustione.

Presentazione trasversa

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In questa posizione, il feto si trova di traverso (orizzontalmente) rispetto all’utero, con le spalle verso il basso. È una posizione frequente durante la gravidanza, tuttavia  l’eventualità che permanga al parto è rara: ha un’incidenza dello 0,5-1% ed è correlata alla presenza di fibromi o malformazioni uterine.

Se si mantiene al termine della gravidanza, si procede a un parto cesareo o, nel caso in cui il feto sia il secondo di una coppia di gemelli, può essere eseguita una rotazione del bambino in modo che possa essere partorito attraverso il canale vaginale.

Quando il feto deve essere in posizione?

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Durante i primi mesi della gravidanza, come si è visto, il feto cambia posizione di frequente. Ha infatti una maggiore capacità di muoversi all’interno dell’utero, poiché lo spazio a sua disposizione è più ampio. Con l’avanzare della gravidanza, tuttavia, lo spazio nella cavità uterina diventa più limitato, e il feto tende a stabilizzarsi in una posizione fissa, muovendosi occasionalmente e in modo sempre più lento.

Ecco come evolve la posizione del feto con il passare dei mesi:

  • durante il primo trimestre, il feto ha dimensioni ancora ridotte e ha abbastanza spazio nell’utero per muoversi senza restrizioni. La sua posizione non è ancora definita e può variare in modo considerevole
  • nel secondo trimestre, il feto comincia a crescere più velocemente. In questa fase, nella maggior parte dei casi, assume una presentazione cefalica. Anche nei casi in cui si presenta podalico, tuttavia, può cambiare posizione poiché ha sufficiente spazio nell’utero per capovolgersi
  • nel terzo trimestre, il feto di solito si assesta in una posizione più definitiva, generalmente in presentazione cefalica, specialmente verso la fine della gravidanza. 

Come capire la posizione fetale?

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Per individuare la posizione fetale è possibile avvalersi di specifiche tecniche di palpazione, eseguite da personale ostetrico, e per un monitoraggio più esatto, a esami ecografici.

Le tecniche tattili sono uno dei modi principali per valutare la posizione fetale senza eseguire un’ecografia. Attraverso la palpazione dell’addome materno, permettono di determinare la posizione della testa, della schiena e dei glutei del feto. L’utilizzo delle manovre di palpazione permette di aumentare la consapevolezza delle future mamme nella percezione della posizione del bambino e dei movimenti fetali.

Tuttavia, per valutare con attendibilità scientifica la posizione del feto, l’esame diagnostico di riferimento è l’ecografia. Questa fornisce una visione dettagliata del bambino nell’utero, consentendo al personale medico-sanitario di valutare con precisione la posizione della testa, degli arti e della colonna vertebrale fetale, nonché lo stato di salute e di benessere generale del feto.

Dove si sentono i movimenti se è podalico?

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Ma al di fuori di queste procedure che richiedono l’intervento di specialisti, la mamma ha la possibilità di capire sulla base dei movimenti fetali la posizione del proprio bambino? È bene chiarire che non esistono metodi certi per determinare, in autonomia e senza il sussidio di strumentazioni mediche, in che modo sia posizionato il feto.

In linea generale, si è soliti ricondurre alcune sensazioni fisiche avvertite da parte della donna a un posizionamento del feto piuttosto che a un altro:

  • la percezione di piccoli calci a livello delle costole e una maggiore pressione a livello della vescica potrebbe indicare che il feto abbia una presentazione cefalica, con la testa rivolta verso la schiena materna
  • la sensazione di una protuberanza che spinge contro lo stomaco potrebbe indicare la testa del feto in presentazione podalica.

Vale la pena ribadire, tuttavia, che queste manifestazioni possono variare da caso a caso e non sempre sono facilmente distinguibili. Non possono dunque essere considerate degli indicatori affidabili.

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Come si capisce che il bambino si è incanalato?

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Il momento in cui il feto si incanala nel bacino materno è fondamentale nel processo di preparazione al parto. Si verifica nelle settimane o nei giorni finali della gravidanza, con tempistiche che possono variare notevolmente da gravidanza a gravidanza. Può comparire a partire dalla 36esima settimana nel caso di donne alla prima gravidanza, mentre può combaciare con l’inizio del travaglio in donne che hanno già partorito.

Come si riconosce questo evento?

In questa fase, che si è soliti chiamare “impegno”, la testa del bambino – se si tratta di un feto con una presentazione cefalica – si sposta più in basso nel bacino, assumendo una posizione ottimale per il parto. È il segnale che il corpo della madre si sta preparando al parto, e che il bambino ha raggiunto la sua posizione definitiva.

I segni dell’incanalamento del feto possono essere osservati in alcuni cambiamenti fisici e in alcune sensazioni percepite dalla futura mamma:

  • il ventre potrebbe sembrare più abbassato e rivolto verso il basso
  • si può avvertire come una sensazione di leggerezza e una diminuzione della pressione sulla cassa toracica e a livello dello stomaco, che contribuisce a rendere la respirazione più agevole
  • può intensificarsi invece la pressione sulla vescica, che porta a un aumento della frequenza urinaria
  • in alcuni casi, può sopraggiungere una sensazione di fastidio e pesantezza a livello pelvico.

Durante le ultime visite ostetriche l’ostetrica o il ginecologo valuterà la posizione del bambino e il livello di incanalamento della testa nel bacino. In alcuni casi, potrebbe consigliare l’esecuzione di un’ecografia per confermare la posizione del feto con maggiore precisione, soprattutto qualora ci siano dubbi su un’eventuale malpresentazione e in particolare se si sospetti che possa esservi una presentazione podalica.