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Pubblicato inGenitori

Il parto eutocico o naturale

Il parto eutocico è un’esperienza che segue i ritmi naturali del corpo, senza ricorrere a interventi medico-chirurgici o pratiche ostetriche. Scopriamone di più.

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Il parto eutocico o naturale è un parto completamente spontaneo che si svolge in modo fisiologico, senza alcun tipo di intervento ostetrico e per via vaginale

Quali sono le sue caratteristiche e i suoi benefici? Come si svolge e in quanto tempo? A quali sensazioni va incontro una donna che affronta questo tipo di parto? Scopriamone di più con l’aiuto della dott.ssa Francesca Mulas, ostetrica del Santagostino.

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Parto eutocico o naturale: di cosa si tratta?

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Il termine “eutocico” deriva dal greco eu (“bene”) e tokos (“parto”), a sottolineare l’aspetto positivo e armonioso di questa esperienza. La caratteristica del parto eutocico è quello di seguire i ritmi naturali del corpo, rispettando la fisiologia del processo di nascita, che  avviene in modo spontaneo, senza la necessità di interventi medico-chirurgici o pratiche ostetriche.

Quella di partorire con parto eutocico o naturale è la condizione di normale routine e una libera scelta da parte della futura mamma, in assenza di controindicazioni e dato un buono stato di salute e un decorso regolare della gravidanza.

È importante che il feto assuma una posizione cefalica, permettendo così il suo passaggio attraverso il canale del parto. La naturalezza di questo processo implica l’assenza di complicazioni che comportino l’intervento medico e il ricorso a strumentazioni esterne, garantendo una conclusione spontanea e positiva del travaglio.

Il parto eutocico si differenzia dal parto distocico e/o operativo, termine con cui si fa riferimento a qualsiasi parto in cui sopraggiungano difficoltà che rendono necessario, per esempio, l’utilizzo della ventosa da parte del personale medico o il ricorso al taglio cesareo. Si differenzia inoltre dal parto indotto, in cui viene avviato il travaglio in modo artificiale.

Come si svolge il parto naturale?

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Il parto eutocico o naturale avviene attraverso quattro fasi principali:

  • la fase prodromica, in cui compaiono contrazioni che interessano l’area al di sopra del pube e anche la zona lombare, e possono essere di intensità, durata e frequenza variabili. In questa fase non è ancora opportuno recarsi in ospedale: è consigliato invece restare a casa e provare a rilassarsi gestendo il dolore con un bagno caldo, facendo una passeggiata o assumendo posizioni antalgiche
  • la fase dilatante o di dilatazione, il cuore del travaglio, durante il quale le contrazioni diventano più frequenti e regolari, aumentando di intensità fino a raggiungere una frequenza ogni 3-4 minuti, per permettere l’apertura della cervice uterina. La completa dilatazione di quest’ultima (fino a 10 centimetri circa di diametro) è essenziale per consentire al bambino di passare attraverso il canale del parto. In questa fase si monitorano le contrazioni: quando raggiungono una frequenza ogni 3-4 minuti e rimangono regolari e dolorose per almeno 1 ora/ora e mezza (a seconda della distanza del luogo del parto), il travaglio è da considerarsi attivo ed è il momento di raggiungere l’ospedale
  • la fase espulsiva o di spinta, durante la quale, una volta raggiunta la massima dilatazione del collo dell’utero, la donna inizia ad avvertire una sensazione di spinta irrefrenabile che la guida nel parto fino a dare alla luce il suo bambino
  • la fase di secondamento, che si verifica dopo la nascita del bambino e comporta l’espulsione della placenta con delle piccole contrazioni

Vantaggi del parto eutocico

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Durante il travaglio, la futura mamma ha la libertà di optare per la posizione che le risulta più confortevole. In generale, i vantaggi associati a questo tipo di parto sono diversi:

  • riduzione della durata della degenza ospedaliera e del periodo di recupero post parto
  • minore incidenza di disturbi respiratori dei neonati alla nascita
  • basso tasso di infezioni

Va notato, tuttavia, che in alcune circostanze potrebbero verificarsi lacerazioni spontanee del perineo o potrebbe essere necessario eseguire un’episiotomia (taglio del perineo) per agevolare la nascita del bambino, qualora sia necessario accelerare i tempi del parto. 

Quanto ci vuole per un parto naturale?

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La durata del parto naturale può variare notevolmente da donna a donna e da un parto all’altro, ma in media, nel caso di un primo parto, si estende dalle 6 alle 12 ore. Il computo totale delle ore dipende dai tempi di ciascuna fase:

  • la fase prodromica può estendersi in un lasso di tempo variabile, da alcune ore a più giorni, durante il quale le contrazioni possono fermarsi per poi riprendere fino alla fase che porta al travaglio attivo
  • la fase dilatante, necessaria alla completa dilatazione del collo uterino, può durare, nel caso del primo parto, circa 7-10 ore, mentre nel caso di un secondo parto potrebbe essere più breve
  • la fase espulsiva, la più breve e intensa delle fasi del parto, dura generalmente tra una e 2 ore (nel caso di un primo figlio)
  • la fase di secondamento si avvia in genere poco dopo il parto e si conclude normalmente entro due ore dalla nascita

Cosa si prova durante il parto naturale?

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Il parto naturale è un’esperienza molto intensa e trasformativa che coinvolge la donna sul piano delle emozioni e sul piano fisico e richiede impegno e determinazione. Molte donne descrivono le sensazioni durante il parto come un misto di dolore, fatica e una potente connessione con il proprio corpo.

Durante le contrazioni, è normale avvertire pressione, fatica e sofferenza fisica. Tuttavia, è comune percepire un’adrenalinica “scarica di energia” nella fase finale del parto, quando si inizia a spingere con forza per fare uscire il bambino.

Il dolore è associato alle contrazioni uterine e all’espulsione del bambino attraverso il canale del parto. La percezione del dolore può variare notevolmente da persona a persona e può essere influenzata da fattori come la durata del travaglio, la posizione del bambino, la scelta di utilizzare o meno tecniche di gestione del dolore, nonché l’ambiente e la presenza di una persona di fiducia. Alcune donne trovano sollievo attraverso metodi non farmacologici, come massaggi, posizioni alternative durante il travaglio o l’immersione in acqua.

Oltre al dolore, molte madri sperimentano una sensazione di potenza e realizzazione durante il parto naturale. Il processo di portare al mondo una nuova vita può generare infatti una profonda sensazione di forza interiore. L’empowerment che spesso accompagna il parto naturale può contribuire positivamente all’esperienza complessiva.

In aggiunta alle sensazioni fisiche, le dimensioni emotive del parto sono altrettanto significative. L’ansia, l’emozione e la gioia sono spesso intrecciate durante le diverse fasi del parto. Nella gestione della componente emotiva, il sostegno del partner o di un’ostetrica è molto importante, perché può influenzare positivamente il vissuto della partoriente, infondendole una maggiore serenità. Un ambiente favorevole media infatti la produzione di ormoni come l’ossitocina e le endorfine che, in contrasto con l’adrenalina, permettono una minore percezione dolorosa. 

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Qual è la fase più dolorosa del parto naturale?

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Il parto naturale è spesso descritto come un’esperienza molto dolorosa, la cui intensità, tuttavia, può variare a seconda della persona e di diversi fattori. In generale, il dolore è più lieve all’inizio e progredisce diventando più acuto man mano che ci si avvicina al momento della nascita.

Nella fase prodromica e in quella dilatante il dolore si caratterizza per essere viscerale e diffuso: può interessare la regione lombare, sacrale, pelvica e persino i reni e le gambe. Nella fase espulsiva si fa invece più bruciante e localizzato, legato alla distensione dei tessuti materni e dunque circoscritto alla zona addominale, vaginale e perineale.

Questa fase è considerata la più dolorosa, specie quando la testa del bambino attraversa il canale del parto. Le contrazioni sono più intense e la necessità di spingere il bambino attraverso lo stretto passaggio può provocare una sensazione di stiramento e pressione che può essere particolarmente intensa in questo momento. Per alcune donne, tuttavia, l’espulsione risulta essere meno faticosa perché caratterizzata da un lavoro attivo, diversamente dal dolore del travaglio, in cui la donna deve lasciarsi attraversare dalle contrazioni in modo più passivo. 

Ad ogni modo, le contrazioni del travaglio, proprio come delle onde, hanno una fase di picco e di rilassamento ed è proprio questa ultima fase che permette alla donna di recuperare le energie e rilassarsi tra una contrazione e l’altra, rendendo tollerabile il travaglio.

Come già detto, inoltre, l’utilizzo di tecniche di gestione del dolore (respirazione e rilassamento), un adeguato supporto emotivo e un ambiente rilassante durante il parto possono contribuire a rendere la fase dolorosa più gestibile e il parto un’esperienza positiva. È importante ricordare, infatti, che dare alla luce un figlio è, sì, un’esperienza intensa ma, al contempo, profondamente soddisfacente per la donna, che scopre in questo processo tutta la sua forza creatrice.