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Pubblicato inSalute

La riduzione del seno (o mastoplastica riduttiva): una breve guida

La riduzione del seno è un’intervento di chirurgia plastica mirato alla riduzione del volume mammario. Vediamo quando si ricorre a questa procedura, in cosa consiste e quali sono i rischi.

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La riduzione del seno, o più precisamente mastoplastica riduttiva, è un’operazione chirurgica che, come indica il termine stesso, è finalizzata a ridurre il volume delle mammelle.

Può essere indicata in molte circostanze, in particolare, quando il seno, a causa delle sue dimensioni, rappresenta un ingombro o un peso invalidante, capace di impedire le normali attività quotidiane.

La dottoressa Centorbi, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva del Santagostino, offre una breve guida sul tema, chiarendo cosa sia una mastoplastica riduttiva, come si esegue e per chi è indicata. 

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Cos’è la riduzione del seno o mastoplastica riduttiva?

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La riduzione del seno, o mastoplastica riduttiva, è un intervento di chirurgia che viene eseguito per ridurre le dimensioni del seno e correggere la forma di mammelle eccessivamente sviluppate e cadenti. 

Segnatamente, l’operazione consiste nell’asportazione dell’eccesso di pelle, ghiandola mammaria e tessuto adiposo, e nello spostamento dell’areola e del capezzolo in una nuova sede, più in alto. In tal modo vengono conferite alle mammelle caratteristiche di volume, rotondità e proiezione tali da renderle di aspetto più gradevole e naturale. 

La mastoplastica riduttiva consente, inoltre, di correggere eventuali asimmetrie tra le due mammelle, e di ridurre il diametro delle areole, nel caso sia eccessivo.

Per chi è indicata la riduzione del seno? 

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In generale l’intervento di riduzione del seno è un consigliato per tutte quelle donne per cui le mammelle rappresentano “un peso”. In altre parole, quando il volume mammario risulta essere un ingombro importante nello svolgimento delle normali attività giornaliere, nonché da ostacolo nello svolgimento dell’esercizio fisico, o molto più semplicemente, nel vestirsi, con difficoltà, per esempio, a trovare indumenti intimi capaci di contenere adeguatamente il seno. 

Esistono poi condizioni particolari in cui la procedura risulta essere l’unica soluzione per alleviare del tutto, o almeno in buona parte, la sensazione di tensione dolorosa avvertita a livello mammario, e per alleviare il dolore alla colonna vertebrale o alle spalle di pazienti costrette a sopportare un peso davvero gravoso per il loro sistema muscolo scheletrico. 

In ultimo, ma non per importanza, l’intervento aiuta a risolvere o a ridurre notevolmente le dermatiti presenti nella regione sottomammaria, dovute al decubito della mammella ipertrofica sulla parete toracica. 

Come ci si prepara all’intervento?

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Prima dell’intervento di riduzione mammaria devono essere eseguiti: 

  • esami del sangue di controllo 
  • ecografia mammaria e/o mammografia: per escludere o accertare l’eventuale presenza di tumori mammari, altrimenti non evidenziabili, e ottenere una indicazione di base utile per un confronto con altri eventuali esami diagnostici, eseguiti negli anni successivi all’intervento 
  • elettrocardiogramma
  • rx torace in doppia proiezione 
  • eventuale nulla osta all’intervento da parte dello specialista di competenza, qualora la paziente avesse patologie di particolare rilievo: cardiologiche, renali, endocrinologiche, autoimmunitarie, etc. 

Generalmente, viene consigliato di effettuare una terapia con ferro e acido folico per agevolare la ripresa, nel caso in cui si preveda anemia post-operatoria, dopo un’operazione che ha richiesto una riduzione mammaria cospicua. Devono essere segnalate eventuali terapie farmacologiche in atto e possibili allergie ad antibiotici e farmaci in generale. 

Un mese prima dell’intervento si dovrà sospendere la terapia ormonale estroprogestinica per diminuire i rischi di tromboembolia. Sempre almeno un mese prima è consigliata la sospensione del fumo, che ha influenze decisamente negative sulla vascolarizzazione del grasso e cutanea. Almeno 2 settimane prima dell’intervento, viene sospesa l’assunzione di medicinali contenenti acido acetilsalicilico (aspirina), e deve essere evitata la contemporanea assunzione di anticoagulanti orali.

Come viene eseguita una mastoplastica riduttiva?

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La mastoplastica riduttiva viene eseguita nella maggior parte dei casi in anestesia generale. Ha una durata variabile fra le 2 e le 4 ore a seconda dell’entità della riduzione. L’operazione consiste nell’asportazione di: 

  • parte della ghiandola mammaria 
  • grasso sottocutaneo 
  • cute in eccesso.

Implica, generalmente il sollevamento dell’areola e del capezzolo, la riduzione del tessuto ghiandolare e adiposo in eccesso. Viene, inoltre, rimodellato il cono mammario che rimane dopo tali asportazioni. 

Le suture possono essere praticate:

  • a livello della regione periareolare
  • verticalmente, lungo la zona che dall’areola raggiunge il solco sottomammario
  • trasversalmente, lungo il solco sottomammario stesso.

Sono più o meno estese in base all’entità della riduzione dell’asportazione cutanea.

Nei casi di minore entità le cicatrici sono, in genere, limitate all’areola. Nei casi di media entità, sono estese anche al tratto compreso tra l’areola e il solco sottomammario, senza la presenza della parte trasversale. 

Le suture vengono di norma eseguite con punti interni (suture intradermiche) per rendere meno evidenti le cicatrici. Al termine dell’intervento viene di norma inserito un drenaggio per lato, che esce dalla pelle in corrispondenza della parete toracica localizzata sotto l’ascella. Viene realizzata una medicazione e i tessuti asportati vengono sottoposti a esame istologico. 

Decorso post-operatorio e tempi di recupero

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Nel periodo post-operatorio, si potrà avvertire in regione mammaria un certo dolore responsivo di norma agli antidolorifici, che vengono prescritti di routine, insieme alla terapia antibiotica e antiedemigena (per prevenire gli edemi). Il dolore generalmente regredisce dopo pochi giorni, attenuandosi notevolmente già nel terzo o quarto giorno dopo l’intervento.

La paziente deve limitare i propri movimenti fin da subito, cercando di non fare sforzi o sollevare pesi con le braccia e con i muscoli pettorali. Movimenti ampi con le braccia e il sollevamento di pesi potranno essere eseguiti (e solo gradualmente) almeno 2 settimane dopo l’intervento. 

I drenaggi possono essere rimossi dopo 24-72 ore. Dopo la rimozione dei punti si potrà riprendere l’attività lavorativa ma con ritmi moderati per un’ulteriore settimana. Per almeno un mese si dovranno evitare le attività sportive e l’esposizione a eccessive fonti di calore, come saune e bagni turchi. Durante tale periodo, inoltre, la paziente dovrà indossare un reggiseno contenitivo, giorno e notte, con abbandono graduale solo nelle ore notturne al secondo mese di post-operatorio. Si dovrà evitare di dormire a pancia in giù per almeno 2 o 3 mesi. 

Quali sono i rischi di una riduzione del seno?

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La mastoplastica riduttiva può dare luogo a complicazioni sia anestesiologiche che post-chirurgiche generali, nonché a complicazioni specifiche. Come in qualsiasi procedura chirurgica, anche nella mastoplastica riduttiva possono verificarsi:

  • emorragia: sanguinamento della ferita anche di importante entità (emorragia)
  • infezione cutanea e dei tessuti sottocutanei, che si manifesta con comparsa di dolore, calore e gonfiore, accompagnati o meno da febbre
  • formazione di ematomi o sieromi (raccolte di sangue o di siero): il posizionamento dei drenaggi serve proprio a limitare il rischio di tali complicazioni
  • riapertura della ferita chirurgica
  • flebiti e tromboembolie, molto rare specie in donne non a rischio con mobilizzazione precoce.

Possono, inoltre, verificarsi complicazioni più gravi, come:

  • necrosi di una parte di grasso mammario (liponecrosi), che si manifesta con fuoriuscita di liquido oleoso dalla ferita chirurgica o a distanza di tempo, a cicatrice ormai chiusa. È possibile che si formino noduli palpabili o avvallamenti visibili. 
  • necrosi di tutta o di parte dell’areola, in particolare dopo mastoplastiche riduttive di entità cospicua: tale evenienza accade spesso alle pazienti fumatrici che non osservano lo stop al fumo prima e dopo l’intervento. Nel caso si verificasse tale complicanza, è necessario un trattamento conservativo iniziale con medicazioni e infiltrazione di vasodilatatori locali seguito, se necessario, da un intervento per la ricostruzione dell’areola e del capezzolo.
  • alterazione della sensibilità del capezzolo ed eventualmente della cute mammaria momentanea o permanente.

Chi non può sottoporsi a riduzione del seno?

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In generale, la mastoplastica riduttiva è un intervento che non ha particolari controindicazioni, se eseguito in pazienti in buone condizioni generali di salute, non fumatrici, e che non presentano rischi tromboembolici.

Ovviamente, è fortemente sconsigliata nelle pazienti che hanno in previsione una gravidanza, per le modificazioni che l’operazione comporta a livello della mammella: l’allattamento può essere compromesso a seguito della incisione di parte dei dotti galattofori. È, inoltre, sconsigliato eseguire l’intervento in pazienti che fanno uso di terapia anticoagulante orale, per il maggior rischio di sanguinamento.

Quanto è dolorosa la mastoplastica riduttiva?

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Le mammelle sono particolarmente innervate per cui la riduzione del seno è un intervento che non è privo di dolori post-operatori. Si tratta, però, di dolori fisiologici che possono essere tranquillamente gestiti con l’assunzione di farmaci antidolorifici, antinfiammatori e antiedemigeni, opportunamente prescritti. 

Il dolore si riduce sensibilmente dopo la prima settimana e scompare del tutto già tra la 12ª e la 15ª giornata post-operatoria. 

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La mastoplastica riduttiva lascia cicatrici?

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Inevitabilmente, l’intervento produce delle cicatrici cutanee permanenti, la cui estensione dipende dalle dimensioni originarie delle mammelle, dalla qualità del tessuto mammario e della cute rimossa. 

Mastoplastiche riduttive di modesta entità comportano una cicatrice periareolare, associata a una verticale, che si estende, come detto in precedenza, dal margine inferiore dell’areola al solco sottomammario. 

Mastoplastiche di grado maggiore richiedono, oltre alle precedenti, delle cicatrici localizzate lungo il solco sottomammario. Talora, queste cicatrici possono spingersi verso la regione ascellare o, centralmente, verso lo sterno, debordando al di là dei limiti della mammella stessa, e risultando dunque parzialmente visibili. 

La qualità di tali cicatrici varia con il passare dei mesi e dipende in gran parte dalla reattività cutanea individuale. Generalmente la loro visibilità diminuisce con il tempo. Seppure di raro riscontro, si deve considerare la possibilità, non prevedibile, della comparsa di cicatrici patologiche:

  •  in senso di esubero: cicatrici ipertrofiche e rilevate, arrossate o iperpigmentate
  •  in senso atrofico: cicatrici allargate, biancastre.

In entrambi i casi, e dopo congruo periodo di tempo (6-12 mesi), le cicatrici sono passibili di correzione chirurgica.

È opportuno in ultimo sottolineare che inizialmente le mammelle appaiono piuttosto piene e proiettate. Tendono ad assumere un aspetto più naturale, con maggiore proiezione dei soli quadranti inferiori, dopo circa 6 mesi dall’intervento.