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Pubblicato inTerza età

Quando inizia l’età senile e quale prevenzione

L’età senile è un periodo importante della nostra vita. Prevenirne le patologie e prenderci cura di noi, con il giusto stile di vita, sono scelte alla nostra portata.

Età senile, come fare prevenzione e vivere bene

L’età senile, definita anche terza età, viene fatta iniziare convenzionalmente a partire dai 65 anni. Ma il suo significato è più ampio. Si tratta di un periodo della nostra vita particolarmente delicato, in cui risulta fondamentale prenderci cura di noi e del nostro stato di salute.

Il dottor Paolo Toniolo, medico di medicina funzionale del Santagostino, e la dottoressa Giulia Bonini, medico geriatra del Santagostino, ci raccontano cosa definisce realmente il termine “età senile”, quali fattori e condizioni la caratterizzano, e cosa possiamo fare per avere una terza età che deve essere sana e, quanto più possibile, serena.

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Quando inizia l’età senile?

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Ma quando inizia realmente la terza età? Dal punto di vista biologico il ventaglio di una possibile risposta è ampio. Questa dipende in larga misura da fattori che non riguardano esclusivamente la predisposizione genetica della persona.

La genetica svolge certamente un ruolo, ma ci sono anche altri fattori, che comprendono variabili determinanti quali: 

  • lo stile di vita: fumo, alcol, alimentazione
  • il livello di attività fisica: sedentarietà molto diffusa, o al contrario eccesso di attività fisica
  • l’esposizione ad agenti nocivi: lavoro o inquinamento ambientale
  • lo stress e la storia individuale di eventi patogeni: traumi, malattie, interventi chirurgici.

Senza tralasciare il ruolo non secondario che ha la posizione della persona nella scala sociale. In generale, chi si trova in basso tende ad invecchiare prima di chi si trova in alto.

A quale età si è considerati anziani?

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Non ci può essere una risposta univoca, definita da un numero preciso. Molto dipende dalle circostanze sociali e dalla struttura della popolazione. La popolazione giapponese, per esempio, gode di un’aspettativa di vita alla nascita superiore alla media e ha un’elevata proporzione di ultracentenari. In un simile contesto, l’età senile potrebbe situarsi intorno agli 80 anni.

Per la maggior parte degli africani, al contrario, la situazione è diversa. Questi infatti hanno una distribuzione per età molto più giovane. In questo secondo contesto, allora, la cosiddetta terza età potrebbe sembrare che coincida con quella delle Nazioni Unite: 60 anni o anche meno.

Quali sono i sintomi delle malattie dell’età senile?

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A cominciare dai 40 anni le funzioni metaboliche e le risorse energetiche iniziano progressivamente a rallentare. Si comincia, per così dire, a pagare il conto di scelte e attività non salutari, quando non veri e propri fattori di rischio, quali:

  • le sigarette fumate
  • le notti passate in turni di lavoro
  • i troppi panini e del cibo spazzatura consumato in fretta
  • le ore trascorse al computer, che affaticano corpo e mente
  • i cambiamenti e perdite nella vita sociale.

Ciò che diminuisce, in ogni caso, è l’energia primaria dei mitocondri cellulari, i nostri motori energetici, e il suo calare ci fa sentire più stanchi e meno desiderosi di muoverci. La mancanza di movimento genera a sua volta un’ulteriore riduzione dell’energia mitocondriale, ed ecco che siamo entrati in un circolo vizioso di invecchiamento.

Per molte, troppe, persone la vecchiaia inizia con una diminuzione delle funzioni cerebrali legate al morbo di Alzheimer. In altri casi, si può parlare di demenza vascolare quando, a causa di ictus più o meno importanti, una porzione di tessuto cerebrale viene distrutta. Le persone affette da demenza mostrano disturbi di memoria.

La demenza senile, di cui soffrono le persone anziane, può essere anche una conseguenza a lungo termine di stili di vita inadeguati, spesso indotti.

Ulteriori sintomi delle malattie senili

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Con l’avanzare dell’età assistiamo ad un invecchiamento che coinvolge qualsiasi apparato del nostro corpo. E tra i sintomi più comunemente descritti in età senile ci sono quelli legati alla sfera cognitiva:

  • si può assistere a dimenticanze in particolare a carico della memoria recente, talvolta non viene in mente il nome di un oggetto o di una persona
  • ci può essere difficoltà di concentrazione o difficoltà ad eseguire compiti complessi che necessitano di più azioni in successione.

Minimi deficit cognitivi possono essere considerati quasi “fisiologici” con l’avanzare dell’età, soprattutto se questi non impattano nel vivere quotidiano. Molto correlata alla sfera cognitiva è anche quella psicologica: gli anziani spesso lamentano comparsa di ansia, malinconia, tristezza e questo può essere legato al sentirsi meno attivi e con meno energie rispetto al passato, alla solitudine o alla perdita di autonomia.

Anche questi sintomi non vanno mai sottovalutati ma vanno osservati con attenzione: potrebbero essere legati sia come causa sia come conseguenza ad un eventuale decadimento cognitivo.

Un altro sintomo spesso lamentato dagli anziani è l’insonnia: le ore di sonno necessarie agli anziani sono sicuramente meno rispetto ai giovani, ma se l’insonnia determina un peggioramento della qualità di vita è importante riconoscerla e trattarla. 

Un corpo che richiede attenzioni

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Ulteriori sintomi molto comuni negli anziani sono la stanchezza, iniziali disturbi dell’equilibrio e della deambulazione con rischio di cadute a terra e i dolori articolari legati il più delle volte a quadri di artrosi generalizzata.

Meritano di essere nominati i disturbi della vista e dell’udito perché impattano molto sulla qualità di vita ed anche i disturbi a carico dell’apparato genitourinario con possibile comparsa di incontinenza (urinaria e/o fecale).

Molto comuni sono anche la stitichezza, la perdita di appetito e il calo ponderale che spesse volte necessitano di dieta adeguata e terapie mirate.

Come prevenire le malattie senili?

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Sfortunatamente non possiamo correggere il nostro patrimonio genetico, possiamo tuttavia cercare di modificare in meglio il nostro stile di vita, in qualunque momento. L’osso duro è lo stress, lavorativo o emotivo. E dovremmo imparare ad affrontarlo. Un’azione, questa, che richiede invariabilmente misure radicali non facili da mettere in pratica senza un adeguato sostegno professionale e – aggiungiamo – sociale.

Una vita stressante conduce all’instaurarsi di un costante stato infiammatorio che predispone alle patologie degenerative tipiche della nostra epoca. Tra le altre, possiamo indicare:

Si dovrebbe poi smettere di fumare, rivolgendosi a un ambulatorio antifumo, ed evitare di consumare vino e alcolici in eccesso, imparare a nutrirsi in maniera equilibrata e ridurre le ore della giornata spese da seduti. In terza battuta, ci si dovrebbe dedicare ad una adeguata attività fisica, che di per sé ha un valore di prevenzione fondamentale. Indipendentemente dall’età.

Questi sono tutti investimenti che non hanno eguali per mantenersi in forma il più a lungo possibile.

Buone pratiche di prevenzione

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Per contrastare la maggior parte dei sintomi in età avanzata sono essenziali:

  • una corretta alimentazione: dieta mediterranea
  • una adeguata idratazione: almeno 1 litro di acqua al giorno
  • uno stile di vita corretto e attività fisica: circa 30 minuti di passeggiata al giorno.

Per quanto riguarda la sfera cognitiva e psicologica è importante evitare l’isolamento sociale, coltivare hobby, leggere, fare parole crociate. Mantenere il cervello il più attivo possibile.

In caso di comparsa di sintomi è sempre importante una valutazione dal proprio medico o da un medico specialista in geriatria per capire se ci sono dei sintomi che possono essere compatibili con l’invecchiamento oppure altri che necessitano di un attento monitoraggio, perché possibili sintomi di demenza. Oppure altri, ancora, per cui è necessario un percorso diagnostico-terapeutico più tempestivo.

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Microbiota intestinale e benessere dell’organismo

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Quello di cui ormai si comprende sempre più a fondo la sostanza è che questi cambiamenti vanno a vantaggio del benessere dei nostri più potenti e maltrattati alleati. Stiamo parlando dei miliardi di microrganismi che popolano il nostro corpo soprattutto nell’intestino. Questi microrganismi prendono il nome di microbiota, e svolgono funzioni di rilevanza unica nel mantenerci vivi e in salute.

Per fare degli esempi, il microbiota intestinale svolge il compito di donare al nostro organismo una difesa adeguata contro batteri patogeni, sintetizza la vitamina K, le vitamine del gruppo B e l’acido folico. Ma quello che sta avvenendo a livello mondiale è una perdita massiccia, quantitativa e qualitativa, del microbiota intestinale.

Molti ricercatori ritengono che questa perdita possa essere paragonata all’estinzione, in corso, del mondo animale e vegetale. Rimettere in equilibrio in microbiota intestinale è probabilmente il risultato più rilevante e duraturo che ci si può attendere dall’investimento in modifiche nello stile di vita. Curare l’alimentazione dei bambini fin dai primissimi mesi di vita è il primo passo.

Il team di medici di medicina funzionale del Centro Medico Santagostino è a disposizione per assistere in tali modifiche e per aiutare a mettere in equilibrio il mondo microscopico con cui è indispensabile convivere.