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Pubblicato inGenitori

Interpretare i movimenti fetali

Quando e come si manifestano i movimenti fetali? Come vanno interpretati? In quali casi possono essere spia di problematiche da approfondire?

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I primi movimenti fetali sono un momento molto atteso in gravidanza. Per i futuri genitori, sentire il bambino muoversi è un’esperienza emozionante, un segno rassicurante di salute e vitalità.

Imparare a riconoscere i movimenti del nascituro e fare attenzione alle loro evoluzioni può essere decisivo per capire quando tutto procede per il meglio o se, al contrario, è opportuno richiedere un controllo medico.

Scopriamone di più con l’aiuto della dott.ssa Francesca Mulas, ostetrica del Santagostino.

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Dove e quando si sentono i primi movimenti del bambino?

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Generalmente, i primi movimenti fetali possono essere avvertiti tra la 18esima e la 22esima settimana di gravidanza, talvolta anche prima. Alcune donne li percepiscono in modo più vago, descrivendoli come una sensazione di sfarfallio o “bollicine” nella pancia, altre riescono a distinguere dei piccoli pugni, calci o capriole.

La capacità di identificare questi movimenti può differire anche a seconda che si tratti della prima gravidanza o di gravidanze successive. Quando si affronta per la prima volta una gravidanza, infatti, determinate sensazioni possono essere meno evidenti o più tardive, poiché la madre potrebbe non riconoscere immediatamente le prime, delicate vibrazioni come movimenti del bambino. Dalla seconda gravidanza in poi, al contrario, può essere più semplice riconoscere i movimenti fetali, per la familiarità con quelle sensazioni.

  • In generale, vale la pena ricordare che ogni gravidanza è unica, e dunque anche le tempistiche e la percezione dei movimenti del bambino possono variare notevolmente da donna a donna. La posizione del bambino, il peso della madre, la posizione della placenta e altri fattori possono influire su quando e come si sentono i movimenti.

Come cambiano i movimenti fetali durante i mesi della gravidanza?

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Durante il corso della gravidanza, i movimenti del bambino subiscono variazioni significative, riflesso della sua crescita all’interno dell’utero. Con il procedere dei mesi e dello sviluppo muscolare, anche la percezione da parte della mamma sarà maggiore.

Ecco come evolvono i movimenti fetali:

  • tra la 20esima e la 26esima settimana, la donna inizia a percepire i primi sfarfallii, generalmente quando è rilassata in posizione comoda e in ascolto. I movimenti sono ancora leggeri e potrebbero non essere percepiti tutti i giorni 
  • tra la 26esima e la 30esima settimana, i movimenti del bambino diventano più distinti per effetto della riduzione del liquido amniotico. Questo fa sì che i movimenti siano meno ammortizzati e possano esserci cambiamenti visibili nella forma della pancia. Durante questa fase lo spazio per i movimenti è ancora ampio e il bambino potrebbe cambiare frequentemente la sua posizione, anche da cefalico a podalico e viceversa
  • tra la 30esima e la 35esima settimana, i movimenti si fanno più evidenti ma al contempo più lenti, per via dell’aumento delle dimensioni del bambino e della conseguente limitazione dello spazio all’interno dell’utero. La maggior parte dei bambini ruota assumendo una presentazione cefalica, con la testa rivolta verso il basso, la posizione che più agevola il parto naturale. Nonostante la maggior parte dei bambini si posizioni correttamente a testa in giù, una piccola percentuale, intorno al 3-4%, rimane in posizione podalica, situazione che può rendere necessarie manovre di riposizionamento del bambino da parte del personale medico o il ricorso al parto cesareo
  • dalla 35esima alla 40esima settimana, nonostante la riduzione dello spazio, i movimenti continuano ad essere percepibili. A questo stadio della gravidanza si è instaurato un legame quasi simbiotico tra la madre e il bambino, cui si aggiunge l’emotività legata all’attesa del parto. Talvolta i movimenti possono indurre delle piccole contrazioni uterine, generalmente non dolorose. Il feto inizia ad avere dei ritmi sonno-veglia più lunghi e può dormire fino a 3 ore consecutive.

Quante volte al giorno si deve muovere il feto?

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Ma quanti devono essere i movimenti fetali in una giornata? Piuttosto che fare riferimento a un numero prefissato di movimenti, è opportuno imparare a riconoscere quelle che sono le abitudini del proprio bambino, la sua “regola”.

Ogni esperienza di gravidanza, infatti, è unica e questo vale per i comportamenti di ogni bambino nell’utero. È normale che i bambini nel grembo materno alternino fasi di maggiore vivacità e periodi di riposo. Man mano che la gravidanza procede, ogni madre impara a riconoscere i ritmi del proprio figlio, distinguendo i momenti di sonno da quelli di attività, le reazioni agli stimoli esterni, all’alimentazione, a bevande specifiche o a cambiamenti nella postura; persino il singhiozzo.

Essere consapevoli della routine di movimento del feto permette di prestare attenzione a eventuali deviazioni da questi schemi abituali e di intervenire prontamente in caso di necessità. 

Monitorare i movimenti fetali

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Interpretare i movimenti del bambino in alcuni casi può essere più complesso. Se ci sono dei cambiamenti nella routine dei movimenti, in difetto, è sempre bene che la madre si metta in ascolto. Se c’è il dubbio che il bambino si stia muovendo poco o quasi per niente rispetto al suo solito è importante fare un controllo in pronto soccorso quanto prima.

La riduzione dei movimenti fetali va sempre indagata se ci si trova verso il termine della gravidanza o oltre il termine.

Un’accentuazione dei movimenti fetali, al contrario, si può verificare, per esempio, in risposta ad alcuni fattori esterni, come l’assunzione di cibi stimolanti quali cioccolata e caffeina o a seguito di attività sportive non adatte a essere praticate durante la gravidanza. In questi casi l’eccessiva stimolazione fetale, soprattutto nelle ore serali e notturne, può destare preoccupazione nella madre. Sostanzialmente, non c’è bisogno di allarmarsi per un aumento dei movimenti, che sono sempre un segnale di benessere fetale.

Movimenti fetali fastidiosi o dolorosi tendono a presentarsi con l’avanzare della gestazione e nell’ultimo trimestre, quando, crescendo di dimensioni, il feto ha a disposizione meno spazio per muoversi. Così, quando il bambino aumenta la sua attività o cambia posizione, la donna può avvertire una spiacevole compressione sullo sterno, nella zona pelvica, in quella costale o a livello dello stomaco. Queste sensazioni, sul finire della gravidanza, possono essere interpretate come “false contrazioni”.

Cosa fare in questi casi? Prima di tutto bisognerebbe evitare che l’ansia prenda il sopravvento. Per chiarire la situazione, la scelta migliore è eseguire una visita ginecologica o ostetrica ed esami strumentali come una cardiotocografia o non stress test per rilevare la frequenza cardiaca fetale e le contrazioni uterine e un’ecografia per osservare la quantità di liquido amniotico e i segnali di benessere fetale.

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Quando bisogna preoccuparsi per i movimenti del feto?

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Tenere traccia dei movimenti del feto è essenziale, specialmente nelle ultime settimane di gravidanza, quando ci si avvicina al momento del parto.

Se capita di non percepire movimenti del feto per alcune ore, il primo passo consigliato è tentare di stimolare una risposta da parte del bambino. La mamma può per esempio toccarsi la pancia, cambiare la propria posizione, mettersi comoda e rilassata, idratarsi oppure consumare alimenti o bevande dolci. Qualora non si notino cambiamenti dopo questi tentativi, è opportuno cercare assistenza medica, recandosi al pronto soccorso per sottoporsi a un controllo ecografico che permetta di valutare:

  • la vitalità del feto e i suoi segnali di benessere
  • l’attività cardiaca ed eventuali complicanze insorte
  • la diminuzione eccessiva di liquido amniotico

In caso di alterazioni dei movimenti fetali, è particolarmente importante richiedere una valutazione medica in presenza di alcuni specifici fattori di rischio, quali:

  • precedenti morti alla nascita
  • l’abitudine al fumo
  • l’uso di alcuni farmaci, come i sedativi
  • obesità materna e problemi metabolici non adeguatamente controllati fin dall’inizio della gestazione
  • diabete gestazionale
  • colestasi gravidica 
  • ipertensione cronica e gestazionale
  • ridotta crescita fetale
  • presenza di malformazioni o cardiopatie fetali note 

Il consiglio, in generale, è quello di non posticipare il controllo, poiché procrastinare potrebbe comportare dei rischi che, agendo in modo tempestivo, possono essere prevenuti o affrontati per tempo. È fondamentale mantenere la calma e ricordare che è sempre preferibile effettuare un controllo in più piuttosto che trascurare potenziali segnali di allarme.