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Pubblicato inSalute

Chitosano: serve a dimagrire?

Ecco quali sono i principali benefici, usi e le possibili controindicazioni di questo carboidrato polisaccaride che proviene dai crostacei

chitosano a cosa serve

Il chitosano è un polisaccaride, un carboidrato formato da più molecole di zuccheri semplici (monosaccaridi). Si ottiene dal carapace, ossia la parte esterna rigida (esoscheletro) dei crostacei, come granchi, gamberi, aragoste e astici.

La sua presenza è concausa di durezza e resistenza degli esoscheletri dei crostacei. Tuttavia la caratteristica per cui viene usato in nutrizione è quella di attirare le molecole delle sostanze oleose, motivo per cui trova uso anche a scopo industriale nella depurazione delle acque da idrocarburi come il petrolio.

Questa capacità attrattiva, unita alla sua non digeribilità da parte del corpo umano, lo rende un potenziale alleato nelle cure volte a ridurre la quantità di grassi assorbiti dall’organismo e la gestione del peso corporeo.

 

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Chitosano, a cosa serve?

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Il chitosano non viene digerito dall’organismo umano ed è in grado di attrarre e legare a sé gli acidi grassi. Questo fa sì che prodotti a base di chitosano possano essere efficaci nelle terapie per la gestione di trigliceridi e colesterolo nel sangue (la dicitura è autorizzata dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare)

Il chitosano infatti viene espulso tramite le feci portando con sé gli acidi grassi con cui si è legato, e favorendo quindi:

  • una riduzione della componente di trigliceridi nel flusso ematico
  • una riduzione dei livelli di colesterolo LDL, che è un parametro fondamentale nella valutazione del rischio cardiovascolare  e che, in concentrazione eccessiva, viene comunemente definito “colesterolo cattivo”
  • un controllo delle dimensioni dell’ateroma o placca aterosclerotica, che è un deposito di grasso sulle pareti delle arterie, responsabile di problemi vascolari e cardiaci, anche molto seri, se in eccesso.

Viene proposto anche come prodotto per aiutare nel controllo del peso, in quanto favorirebbe un minore assorbimento e deposito dei grassi. Per questo motivo il chitosano è spesso utilizzato come ingrediente di integratori alimentari “dimagranti”, in abbinamento a sostanze come glucomannano, cromo e guaranà.

È importante precisare, però, che gli studi clinici attualmente pubblicati, non hanno confermato questo tipo di beneficio.

 

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Chitosano, controindicazioni ed effetti collaterali

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L’uso di chitosano è normalmente privo di controindicazioni serie. Ci sono casi rari di persone che sviluppano nausea, vomito, mal di testa, costipazione, meteorismo e diarrea.

È tuttavia da sconsigliare a soggetti che abbiano conclamate allergie ai crostacei, perché data la sua derivazione dagli stessi potrebbe provocare reazioni più gravi.

In caso di assunzione di integratori a base di vitamine liposolubili, come la vitamina A, la vitamina D, la vitamina E e la vitamina K, il chitosano potrebbe ridurne l’assorbimento. Allo stesso modo potrebbe interferire con l’assunzione di anticoagulanti. È sempre opportuno, quindi, consultare il proprio medico.

Si sconsiglia pertanto l’assunzione concomitante di chitosano e integratori vitaminici di questo tipo. Sembra, invece, che l’associazione con la vitamina C potenzi l’efficacia ipocolesterolemizzante del chitosano stesso.

Infine si sconsiglia l’assunzione a donne in gravidanza e durante l’allattamento.

In casi di ipersensibilità o di assunzione di farmaci è fondamentale il parere del medico curante o di un esperto.