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Pubblicato inGenitori

La scarlattina in gravidanza: è davvero pericolosa?

La scarlattina è una malattia infettiva che, se contratta in gravidanza, merita particolare attenzione poiché potrebbe aumentare il rischio di parto prematuro. Scopriamone di più.

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La gravidanza è un periodo delicato in cui la salute della madre, e di rimando quella del nascituro, possono essere messe a rischio da virus e batteri che causano patologie infettive; la scarlattina è una di queste.

La scarlattina è una malattia esantematica – responsabile cioè di un esantema, un’eruzione cutanea – che colpisce per lo più i bambini, ma può interessare anche gli adulti. Può presentarsi più volte nel corso della vita: ciò significa che anche le donne che sono state infettate da bambine possono contrarla nuovamente in gravidanza.

Con l’aiuto del dott. Rosalbino Mantuano, ginecologo del Santagostino, esploriamo la questione per comprendere meglio cosa comporta contrarre la scarlattina durante la gravidanza e quali misure terapeutiche e preventive possono essere adottate.

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Cosa succede se prendo la scarlattina in gravidanza?

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La scarlattina è un’infezione batterica provocata dallo streptococco beta emolitico del gruppo A di per sé non considerata pericolosa. 

Se contratta in gravidanza, non rappresenta di solito una minaccia diretta per il feto. Può esservi, tuttavia, un rischio aumentato di parto pretermine se la madre sperimenta un’elevata febbre a causa dell’infezione. Pertanto, è fondamentale monitorare attentamente le condizioni di salute della donna e adottare misure appropriate per ridurre la febbre e i sintomi correlati.

La possibilità che l’infezione si trasmetta dalla madre al neonato durante il parto è rara e si presenta in circa l’1% dei casi.

Come si capisce se si ha la scarlattina?

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Dopo un periodo di incubazione che può protrarsi dai due ai cinque giorni, la scarlattina si manifesta con una serie di sintomi caratteristici:

  • febbre molto alta
  • mal di gola
  • nausea
  • vomito
  • tachicardia
  • eruzione cutanea in forma di piccoli punti rossi che colpisce collo, ascelle, inguine e si estende poi a tutto il corpo
  • la peculiare “lingua a fragola”, coperta da una patina prima biancastra poi rosso scarlatto, con le papule in evidenza.

Qualora si sospetti di aver contratto la malattia, è fondamentale consultare tempestivamente il proprio medico di base o ginecologo al fine di ottenere un’opportuna diagnosi e intraprendere un trattamento appropriato.

Solitamente, per riscontrare la presenza di scarlattina durante la gravidanza, è sufficiente l’esame fisico della paziente. Tuttavia, per garantire una diagnosi precisa, è raccomandata l’esecuzione di un tampone faringeo così da identificare il microrganismo responsabile dei sintomi. In caso di confermata diagnosi, al tampone faringeo deve seguire un tampone vaginale per appurare la presenza dell’infezione anche nella regione genitale.

Scarlattina in gravidanza: trattamento

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Il trattamento della scarlattina in gravidanza prevede l’impiego di antibiotici, e in particolare di penicilline. Il farmaco d’elezione è, in particolare, l’ampicillina, che si presta all’uso anche nelle donne gravide.

È importante seguire scrupolosamente le indicazioni del medico e completare l’intero corso di antibiotici per garantire un efficace recupero ed evitare complicanze.

Come combattere la scarlattina in gravidanza?

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Ma come è possibile scongiurare, a monte, il contagio e lo sviluppo della scarlattina in gravidanza?

Una delle prime misure preventive da osservare, valida per la scarlattina come per tutte le malattie infettive, è quella di mantenere una buona igiene personale, lavando regolarmente le mani.

Fondamentale, poi, evitare il contatto ravvicinato con persone infette, nonché l’uso di oggetti personali appartenenti a queste ultime e oggetti contaminati. Un accorgimento, questo, che potrebbe essere complicato dal fatto che spesso l’inizio della contagiosità precede di alcuni giorni la manifestazione dei sintomi.

Può contribuire alla riduzione delle probabilità di contagio anche evitare di sostare in luoghi a rischio, per esempio asili nido o scuole elementari. Cosa fare allora nel caso in cui si abbia un bambino che frequenta questi ambienti? L’atteggiamento migliore da mantenere in questi casi è quello di non vivere nell’ansia ma di prendere le dovute precauzioni per ridurre il rischio di contagio:

  • non usare le posate o il bicchiere del proprio bambino e non mangiare dal suo piatto
  • detergere attentamente le mani se si aiuta il piccolo in operazioni di igiene personale, come soffiarsi il naso.

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Quali sono le infezioni pericolose in gravidanza?

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Come si è visto, ammalarsi di scarlattina in gravidanza è una condizione non pericolosa per il feto, che può essere gestita efficacemente.

Vi sono invece infezioni che durante la gestazione possono comportare rischi significativi per il benessere della mamma e del bambino. Ecco le principali.

Rosolia

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Tra le malattie infettive che possono compromettere la salute fetale in gravidanza, la rosolia è senz’altro la più preoccupante. Questa malattia virale, se contratta durante le prime 16 settimane di gestazione, può provocare infatti la sindrome da rosolia congenita (CRS). Questa condizione può avere esiti nefasti tra cui:

  • morte fetale
  • parto prematuro
  • una vasta gamma di difetti congeniti gravi, nella maggioranza dei casi permanenti e capaci di influenzare lo sviluppo futuro del bambino.

La CRS può avere conseguenze sia nell’immediato sia nel tempo, anche diversi anni dopo la nascita. Tra gli effetti immediati rientrano:

  • anomalie cardiache
  • danni al fegato
  • sordità
  • alterazioni del midollo osseo
  • danni polmonari
  • disturbi nello sviluppo cerebrale.

Le conseguenze tardive della sindrome possono includere invece:

Quinta malattia

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La quinta malattia, nome con cui è conosciuto il megaloeritema infettivo, è una patologia causata dal parvovirus B19 che nei bambini tende a manifestarsi con un arrossamento intenso sulle guance e un’eruzione cutanea reticolare sugli arti. Se contratta durante la gravidanza, c’è un rischio, seppur basso, che il virus possa causare complicazioni come l’anemia fetale, l’idrope fetale e scompenso cardiaco.

Sesta malattia

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Un’altra infezione da tenere sotto controllo è la sesta malattia, causata dall’herpes virus di tipo 6. Molto comune nei bambini, in particolare nel primo anno di vita, se contratta durante la gravidanza può essere trasmessa al feto attraverso la placenta e provocare febbre alta, richiedendo talvolta il ricovero ospedaliero.

Varicella

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La varicella, causata dal virus varicella zoster, è un’altra infezione virale che durante la gravidanza può ripercuotersi sulla salute del nascituro:

  • se contratta nei primi due trimestri, può causare un disturbo noto come sindrome della varicella congenita, che può portare a varie malformazioni fetali
  • se contratta poco prima o nei giorni immediatamente successivi al parto, c’è un rischio significativo che il neonato sviluppi la varicella neonatale, una condizione che richiede cure immediate poiché può essere fatale.

Considerati gli effetti potenzialmente letali che questa infezione può comportare, è fortemente consigliata la vaccinazione.

Morbillo

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Il morbillo è un’infezione virale causata dal paramyxovirus che sia in età pediatrica sia in età adulta può avere complicanze anche gravi.

In gravidanza, non causa difetti congeniti nel feto, ma può provocare lo sviluppo di una polmonite nella madre. Un’eventualità che, se si verifica poco prima del parto, può aumentare il rischio di malattia nel neonato.

La vaccinazione è l’unico strumento efficace per prevenire la malattia, ma non deve essere somministrata alle donne gravide.