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Pubblicato inSalute

Potenziali evocati: che tipo di esami sono?

I potenziali evocati sono esami che servono a valutare l’integrità delle vie di conduzione nervosa periferiche e centrali. Vediamo in cosa consistono e come vengono effettuati.

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I potenziali evocati sono una tecnica diagnostica, indolore e non invasiva, sviluppata nell’ambito della neurofisiologia clinica. Questa tecnica si basa sulla registrazione dell’attività elettrica del cervello in risposta a stimoli sensoriali (visivi, acustici o della sensibilità), oppure sulla registrazione della contrazione muscolare in seguito a stimolazione della corteccia motoria.

Insieme alla dottoressa Geremia, neurologa del Santagostino, vediamo in cosa consiste questo tipo di esame, a cosa serve, e come viene svolto.

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Cosa sono i potenziali evocati?

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I potenziali evocati sono le risposte elettriche del cervello a uno stimolo esterno, come ad esempio un flash luminoso o un suono. Questi stimoli vengono presentati all’individuo mediante diverse modalità (attraverso la vista, l’udito o il tatto), e la risposta elettrica viene registrata attraverso elettrodi posti in posizioni specifiche sul cuoio capelluto.

L’esame è in grado di rilevare il tempo necessario al sistema nervoso centrale per ricevere, registrare ed elaborare gli stimoli sensoriali. 

A cosa serve l’esame dei potenziali evocati?

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I potenziali evocati, come accennato, sono utilizzati in ambito medico per valutare la trasmissione elettrica sensoriale e motoria del sistema nervoso centrale. 

In particolare, quando si verifica una perdita di mielina, o c’è una compressione sulle vie nervose, la trasmissione dei messaggi lungo la via sensitiva è rallentata. L’esame dei potenziali evocati, quindi, permette di localizzare la sede del rallentamento, dalla periferia fino alle strutture intermedie, come il midollo spinale, fino alle aree cerebrali deputate a ricevere ed elaborare quegli impulsi. 

In base all’organo sensoriale oggetto dell’esame è possibile distinguere i potenziali evocati in:

  • Motori
  • Somatosensoriali
  • Visivi
  • Acustici.

Ognuno di questi esami ha finalità precise e mira all’analisi di condizioni specifiche.

Potenziali evocati motori

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I potenziali evocati motori, come indica la stessa espressione, servono per valutare la corretta funzionalità delle vie motorie. Questi potenziali consistono nelle risposte registrate a livello dei muscoli dopo una stimolazione magnetica o elettrica della corteccia cerebrale o del midollo spinale.

La registrazione dei potenziali evocati motori permette di valutare la presenza, l’ampiezza e la latenza delle onde cerebrali generate dall’attivazione del sistema motorio, e più precisamente il tempo di conduzione tra corteccia e midollo spinale.

Questi dati possono essere utilizzati per diagnosticare patologie che interessano il sistema nervoso centrale e periferico, che rallentano la conduzione, come ad esempio:

Potenziali evocati somatosensoriali

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I potenziali evocati somatosensoriali servono per valutare la funzione del sistema somatosensoriale, ovvero la percezione sensoriale del corpo. Questa tecnica consiste nella registrazione delle onde cerebrali generate dall’attivazione di specifiche regioni cerebrali, mediante stimolazione di un nervo periferico.

Segnatamente, durante l’esame, viene applicata una serie di brevi impulsi elettrici a un nervo periferico, ad esempio il nervo mediano al polso o il nervo tibiale alla caviglia. Questi impulsi stimolano le fibre nervose afferenti che conducono l’informazione sensoriale dal punto di stimolazione al midollo spinale e al cervello. La risposta cerebrale viene registrata attraverso elettrodi posizionati sulla superficie del cuoio capelluto.

Questo esame è utile per la diagnosi di:

  • Patologie del sistema nervoso periferico
  • Patologie del sistema nervoso centrale
  • Spondilosi cervicale
  • Patologie degli emisferi cerebrali
  • Mielopatie
  • Patologie demielinizzanti
  • Patologie del tronco encefalico.

Esiste, inoltre, un esame più specifico, quello dei potenziali evocati somatosensoriali sacrali, utile anche in caso di incontinenza sfinterica, urinaria o fecale, e nei pazienti con disfunzioni erettili e affetti da dolore pelvico cronico. In questi ultimi casi, viene studiata la conduzione elettrica degli stimoli provenienti dall’area genitale, lungo il midollo sacrale e il nervo pudendo, e il loro arrivo a livello della corteccia. 

Potenziali evocati visivi

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I potenziali evocati visivi sono utili alla diagnosi delle patologie neurologiche che interessano il nervo ottico, la corteccia visiva e le vie ottiche. In generale, permettono di valutare l’integrità della funzione del sistema visivo, rilevare la presenza di alterazioni anche in assenza di sintomi o segni evidenti, e monitorare il decorso di una patologia visiva, testando l’efficacia dei trattamenti. 

Nello specifico, permettono di studiare la conduzione dei segnali visivi lungo il nervo ottico, dalla retina fino alla corteccia cerebrale. Il paziente viene sottoposto a uno stimolo visivo costituito da un pattern a scacchiera o da un flash di luce emesso da uno schermo.

Questi esami sono utili per la diagnosi di:

  • Alcune malattie degenerative: atassie ereditarie, atassia di Friedreich,
  • Sclerosi multipla
  • Cecità corticale
  • Demenza
  • Patologie compressive delle vie ottiche 
  • Neurite ottica.

Potenziali evocati acustici

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I potenziali evocati acustici permettono di valutare la funzionalità della conduzione lungo il tratto della via acustica, che è situato nel tronco encefalico. L’orecchio viene stimolato con dei click, attraverso apposite cuffie, permettendo così di studiare la conduzione degli impulsi lungo le vie acustiche, fino alla corteccia.

La loro applicazione è utile alla diagnosi e alla stadiazione della sclerosi multipla, ma anche delle ipoacusie dovute a diverse malattie del sistema nervoso centrale, come:

  • Disturbi circolatori del tronco encefalico
  • Encefalopatia ipossico-ischemica neonatale
  • Malattie metaboliche
  • Malattie neurodegenerative
  • Idrocefalo
  • Sindrome soggettiva post-traumatica.

Che differenza c’è tra elettromiografia e potenziali evocati?

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L’elettromiografia (EMG) e i potenziali evocati sono entrambe tecniche diagnostiche utilizzate in neurofisiologia clinica per valutare la funzione del sistema nervoso. Tuttavia, le due tecniche differiscono per il tipo di segnale registrato e per l’obiettivo della valutazione.

L’elettromiografia è una tecnica di registrazione dell’attività elettrica dei muscoli e dei nervi, utilizzata per valutare la funzione muscolare, la conduzione nervosa e l’integrità del sistema nervoso periferico.

Durante un esame EMG, viene stimolato il nervo con impulsi elettrici, registrando l’attività di contrazione dei muscoli mediante elettrodi di superficie applicati sul muscolo di pertinenza di quel nervo, ottenendo una velocità di conduzione. In questo caso si parla di elettroneurografia (ENG).

L’elettromiografia propriamente detta invece consiste nella penetrazione di un muscolo con un ago elettrodo che registra i potenziali di unità motoria ottenuti facendo contrarre il muscolo volontariamente. L’EMG in genere consiste sia della parte ENG che EMG.

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Quanto dura l’esame dei potenziali evocati?

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La durata dell’esame può variare a seconda del tipo di potenziali evocati eseguiti e della complessità del caso. In generale, la durata dell’esame può essere compresa tra 30 e 90 minuti.

Tuttavia, la durata effettiva dell’esame dipende da diversi fattori, come la cooperazione del paziente, la necessità di ripetere alcune procedure e il tempo necessario per l’analisi dei dati registrati.