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Pubblicato inSalute

Il parto in acqua: procedura, benefici e rischi

Il parto in acqua è una procedura che permette alla gestante di affrontare le fasi del travaglio e della nascita del bambino in una vasca d’acqua, e che offre specifici vantaggi. Vediamo quali.

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Il parto in acqua rappresenta un’alternativa alle tradizionali modalità di affrontare il travaglio, le fasi pre-nascita e il periodo espulsivo di un bambino. 

Consiste nell’immersione parziale della futura mamma in una vasca d’acqua riscaldata a circa 37°C, offrendole la libertà di adottare posizioni confortevoli e maggior rilassatezza per gestire le contrazioni uterine. 

È da evidenziare che solo le gestanti che hanno una gravidanza a decorso regolare con parto fisiologico possono adottare questo tipo di parto, e che questa procedura non esclude la possibilità di complicazioni. Pertanto, questa opzione dovrebbe essere considerata solo a condizione che non vi siano rischi per la salute della madre e del bambino.

La dott.ssa Mulas, ostetrica del Santagostino, ci spiega come avviene un parto in acqua, quali sono i vantaggi e quando è controindicato.

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Perché si fa il parto in acqua?

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Comparato con le modalità tradizionali, il parto in acqua sembra offrire benefici sia alla madre che al neonato. Il calore dell’acqua contribuisce a ridurre la produzione di adrenalina, causata dal dolore e dall’ansia legata a questo evento speciale. 

Livelli elevati di adrenalina durante il travaglio, infatti, possono ridurre la produzione di endorfine e ossitocina, ormoni fondamentali per un buon andamento del parto. Questi ormoni consentono alla donna in travaglio di rilassarsi tra una contrazione e l’altra.

Pertanto, sembra che il parto in acqua, insieme all’ambiente rilassante che circonda la madre, possa abbreviare i tempi del travaglio: una minore tensione nella mamma potrebbe significare una fase di espulsione più breve.

Altri vantaggi ipotizzati includono un potenziale aumento dell’elasticità del canale del parto e del perineo, che determina un minor rischio di lacerazioni perineali di secondo grado, e una riduzione significativa di interventi ostetrici, come la rottura artificiale delle membrane e l’uso di ossitocina sintetica (metodi utilizzati per indurre il parto).

Nonostante i potenziali benefici, il parto in acqua rimane un argomento dibattuto nella comunità medica. È sempre consigliabile informarsi prima sulla disponibilità della sala parto, sulle modalità di questo tipo di parto, considerando che le condizioni specifiche verranno valutate al momento del parto. 

Come si fa il parto in acqua? Procedura

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Il parto in acqua è una procedura proposta in strutture ospedaliere appositamente attrezzate, generalmente quando la fase attiva del travaglio è in corso. Durante questa procedura, il benessere del nascituro è monitorato periodicamente, rilevando il battito cardiaco fetale, senza limitare i movimenti della madre.

Le vasche dedicate al parto in acqua sono costruite con precise specifiche tecniche. Devono garantire ampie dimensioni per consentire alla futura mamma di muoversi liberamente e adottare posizioni comode. 

La profondità della vasca dovrebbe essere di almeno 70-80 centimetri d’acqua. È fondamentale che il materiale utilizzato per la sua costruzione sia resistente e consenta una perfetta igienizzazione. La temperatura dell’acqua all’interno della vasca è regolata attentamente: nelle fasi iniziali del travaglio si mantiene tra i 33 e i 37°C, aumentando a 37-37,5°C quando il momento della nascita è prossimo. Il ricambio dell’acqua è essenziale affinché la vasca rimanga pulita in quanto durante il travaglio e il parto possono verificarsi emissioni di liquidi come urine, feci, sangue e liquido amniotico. Di solito, un dispositivo apposito consente un rapido ricambio, assicurando un ambiente igienico.

È importante che la partoriente beva spesso, durante il parto in acqua, per evitare disidratazione. 

Quando si entra nella vasca?

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Non c’è un momento ideale per entrare nella vasca: la donna può scegliere di farlo quando più lo desidera, sia in travaglio attivo che durante il periodo espulsivo. 

La gestante ha libertà di posizione all’interno della vasca, consentendo movimenti naturali durante le contrazioni: può sedersi, distendersi, assumere posizioni semi-reclinabili o inginocchiarsi. L’ostetrica presente ai bordi della vasca si occupa delle necessarie manovre di assistenza.

Nonostante le preoccupazioni, il parto in acqua sfrutta il riflesso di apnea del neonato appena nato, un sistema di autodifesa che blocca il respiro quando il viso entra a contatto con l’acqua. Tuttavia, un neonato sano non corre rischi poiché l’atto respiratorio si attiva solo quando viene esposto all’aria, abbracciando la madre.

Quali sono pro e contro del parto in acqua?

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Come tutti i tipi di parto, il parto in acqua presenta pro e contro. 

Alcuni vantaggi, come abbiamo già detto, sono legati al rilassamento, a una maggiore sensazione di comfort, e alla riduzione del dolore. Mentre i rischi non sembrano maggiori a quelli di altri tipi di parto, tuttavia esistono delle controindicazioni.

Vantaggi e potenziali benefici

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Il parto in acqua è un’opzione consentita esclusivamente alle donne con una gravidanza a basso rischio, che si mettono in travaglio senza complicazioni, tra la 37 e la 41 settimana di gestazione, con le membrane integre o rotte da meno di 24 ore.

La procedura, come accennato nei paragrafi precedenti, presenta diversi vantaggi.

Promuove una sensazione di benessere, consentendo alla gestante di galleggiare nella vasca, scegliere autonomamente le posizioni per affrontare le contrazioni, riducendo lo stress associato all’evento. 

L’immersione in acqua calda può alleviare il dolore, stimolando il rilascio di endorfine, agendo come un analgesico e riducendo significativamente la necessità di antidolorifici come l’epidurale. Viene sfruttato il fenomeno del gate control, per il controllo del dolore, ovvero: si riduce la sensazione dolorosa quando, insieme al dolore, si percepisce una sensazione tattile o termica.

Il parto in acqua, inoltre, aiuta la donna a sentirsi più in controllo del proprio corpo, sostenendo il peso del bambino e offrendo sollievo alla zona lombare

L’ambiente umido, inoltre, facilita la respirazione profonda e regolare, particolarmente utile per chi soffre di asma. La calma della gestante ottimizza l’ossigeno fornito al bambino attraverso la placenta, contribuendo a mantenere tranquillo il neonato. 

Ancora: l’acqua calda rilassa i muscoli del bacino e del perineo, riducendo la necessità di episiotomia. Per il bambino, nascere nell’acqua potrebbe rendere meno traumatico il passaggio dal mondo liquido dell’utero a quello aereo, trovandosi in un ambiente simile per temperatura e conformazione.

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Rischi e controindicazioni

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Attualmente, ci sono pochi studi scientifici approfonditi sui possibili rischi legati al parto in acqua. Questi, tuttavia, non evidenziano rischi aggiuntivi rispetto alle altre procedure di parto. 

Le controindicazioni riguardano le condizioni che potrebbero comportare complicazioni durante il travaglio o il parto. Il parto in acqua, nello specifico, è controindicato in presenza di condizioni, come:

  • Patologie della madre come preeclampsia 
  • Diabete 
  • Nefropatie 
  • Patologie cardiache o polmonari
  • Malattie infettive come l’epatite B 
  • Placenta previa 
  • Gravidanza gemellare 
  • Irregolarità nel ritmo cardiaco del feto 
  • Parto prematuro o gestazione prolungata 
  • Gravi malformazioni fetali 
  • Posizione anomala del bambino, come posizione podalica 
  • Bambino di dimensioni eccessive rispetto all’età gestazionale 
  • Perdite anomale di sangue o liquido amniotico con tracce di meconio (le feci del feto).

Il parto in acqua è sconsigliato anche in caso di progressione irregolare durante la fase espulsiva o segni di sofferenza fetale durante il travaglio. Inoltre, la procedura non è indicata per le donne che non si sentono a proprio agio in acqua, e dovrebbe essere comunque interrotta se la futura mamma manifesta un’eccessiva stanchezza durante il travaglio.