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Pubblicato inSalute

Come fare ad avere il cuore di un atleta?

Il cuore d’atleta è l’insieme delle modificazioni che si producono a livello cardiaco nei soggetti che praticano l’attività sportiva a livello agonistico. È una condizione che comporta molti benefici per il cuore.

Cuore Atleta

Il dott. Alberto Cereda, cardiologo del Centro Medico Santagostino, risponde alle domande più frequenti sull’argomento, offrendo una breve guida alla conoscenza del cuore d’atleta. 

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Che cos’è il cuore d’atleta? 

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Per cuore d’atleta si intendono tutte quelle modifiche funzionali e strutturali che si verificano negli atleti che si allenano tutti i giorni per più di un’ora al giorno.

L’esercizio fisico determina degli adattamenti del cuore fisiologici e salutari come: 

  • Bradicardia
  • Anomalie della ripolarizzazione
  • Pressione arteriosa più bassa
  • Alterazioni morfo-volumetriche.

Queste si traducono in cambiamenti a livello elettrocardiografico ed ecocardiografico. Il super-lavoro indotto dall’allenamento induce delle modificazioni cardiache finalizzate a pompare una maggior quantità di sangue (gittata cardiaca). Dobbiamo pensare un po’ – entro certi limiti ovviamente – al volume del cuore come alla cilindrata di un motore, e alla gittata cardiaca come alla potenza del motore.

Cosa succede a un cuore allenato?

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Il cuore allenato diventa più grande. L’ingrandimento (ipertrofia) tende a essere differente a seconda del tipo di sport praticato, con una tendenza a:

  • Ipertrofia eccentrica nell’attività sportiva di resistenza (gli sport aerobici)
  • Ipertrofia concentrica negli sport statici di potenza.

In parole più semplici, l’allenamento negli sport di resistenza (ciclismo, sci di fondo, maratona) determina un aumento dei volumi e della massa del cuore. Negli sport di potenza (sollevamento pesi) si ha invece un’ipertrofia del miocardio.

Se si analizzano le immagini di un cuore normale e di uno allenato, si vede che quest’ultimo ha delle camere cardiache (atriali e ventricolari) più grandi rispetto al primo. Lo spessore delle pareti cardiache, inoltre, è maggiore.

Quali sono i sintomi del cuore d’atleta?

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Il cuore d’atleta il più delle volte non presenta alcun sintomo fisico, ma un indicatore di tale condizione è la frequenza cardiaca a riposo costantemente bassa. Gli atleti con cuore d’atleta spesso non si rendono conto di nulla a meno che non siano sottoposti a specifici test medici. 

È vantaggioso avere il cuore di un atleta? 

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Sì, avere un cuore d’atleta è vantaggioso. (Sempre che sia davvero un cuore d’atleta e non ci sia una malattia sottostante). La differenza tra il cuore d’atleta e quello di un sedentario è come quella tra il motore di una Ferrari e di una Cinquecento. Gli atleti inoltre:

  • Si ammalano molto meno di malattie cardiovascolari classiche
  • Sviluppano più tardivamente ipertensione
  • Hanno un miglior profilo glico-metabolico (meno colesterolo e zuccheri nel sangue)
  • Risultano protetti dall’aterosclerosi (le placche nei vasi che causano ictus, infarto miocardico e vasculopatia periferica). 

Come batte il cuore di un atleta?

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Il cuore di un atleta è bradicardico. Per bradicardia s’intende quella condizione per cui il cuore ha un battito inferiore alle 60 pulsazioni al minuto. Gli atleti hanno frequenze cardiache più basse del normale. Si tratta del cosiddetto “Segreto di Coppi” il cui cuore batteva – leggendariamente – meno di 40 volte al minuto. 

Il cuore dell’atleta è più prestante e a riposo può permettersi di battere più lentamente per garantire la stessa gittata di una persona sedentaria. Si dice che, quando l’atleta di livello corre, ha un battito come quello di una persona normale seduta al bar. Il cuore lento è spesso associato alla longevità ed è considerato vincente in termini sportivi. 

Questa associazione tra cuore lento e longevità è caratteristica nel mondo animale. Per esempio, il cane ha una frequenza media di circa 90 battiti al minuto e una vita media di 15. La tartaruga con 6 battiti al minuto vive più di 100 anni, il criceto con 450 battiti al minuto ne vive solo 3, il colibrì con 600 battiti al minuto dura appena 6 mesi. Nel paradosso filosofico di Achille e la Tartaruga, l’eroe greco è sicuramente più veloce ma la tartaruga che va piano va sano e lontano. 

C’è un maggior rischio di aritmie nell’atleta?

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Nel caso del cuore d’atleta, si tratta per lo più di aritmie benigne. Infatti, negli atleti, è caratteristica la bradicardia sinusale, spesso con aritmia sinusale. Fino a 1/3 degli atleti possono essere portatori di un blocco atrioventricolare di primo grado e di frequente riscontro sono anche i battiti ectopici.

Nell’atleta dopo i 55 anni sembra esserci un maggior rischio di fibrillazione atriale (l’aritmia che sa riconoscere anche l’Apple-Watch per intenderci). È un’aritmia relativamente benigna se diagnosticata in tempo e facilmente curabile, con farmaci ed eventuale ablazione in casi selezionati.

Deve essere chiaro che l’aumento relativo del rischio aritmico è compensato da innumerevoli benefici cardiovascolari che rendono l’atleta più longevo e almeno in parte immune alle malattie cardiovascolari tradizionali. 

Il cuore d’atleta è una patologia?

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Il cuore d’atleta non è una malattia né una cardiopatia: è una sindrome. Una malattia comporta una riduzione della sopravvivenza. Invece il cuore d’atleta è ben adattato al carico di lavoro e il beneficio maggiore legato all’esercizio è la longevità. Tutto il contrario di una malattia, quindi. 

Come abbiamo detto, l’allenamento atletico intenso e prolungato induce un rimodellamento del cuore, caratterizzato dall’aumento degli spessori parietali del ventricolo sinistro e delle dimensioni della cavità ventricolare. L’entità di questi adattamenti morfologici è determinata da una serie di fattori che includono principalmente:

  • Le dimensioni corporee
  • Il sesso
  • Il tipo di sport praticato
  • L’etnia
  • Fattori genetici.

In alcuni soggetti l’adattamento induce delle modifiche elettrocardiografiche e strutturali “al limite” che presentano delle sovrapposizioni con alcune cardiopatie, come quella dilatativa o ipertrofica.

Il cuore d’atleta è pericoloso?

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Il cuore dell’atleta non è pericoloso e non è causa di morte improvvisa durante o subito dopo un allenamento. Questa di solito si verifica quando c’è una sottostante cardiopatia misconosciuta. 

Come distinguere un cuore d’atleta da una cardiopatia? 

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Il cuore malato tende a essere più tachicardico e l’adattamento non è fisiologico con una riduzione della performance cardiaca. I pazienti con malattia cardiaca hanno volumi fuori norma e spessori asimmetrici, alterata funzione diastolica, talvolta storia familiare di cardiopatia e anomala risposta pressoria durante l’esercizio. 

Al giorno d’oggi la Cardiologia dello Sport ha fatto molti progressi. 

Strumenti diagnostici

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I medici sono diventati più attenti nella lettura dell’elettrocardiogramma, riuscendo a individuare segnali di allarme e caratteristiche indicative dei sintomi e della progressione della cardiopatia. 

È possibile, inoltre, monitorare l’attività elettrica del cuore nel tempo attraverso l’Ecg Holter e con il test da sforzo (o ergometrico).  Nei casi dubbi, ci viene in aiuto l’imaging ovvero quella parte della cardiologia che studia con le immagini le alterazioni morfo-strutturali del cuore.  

È quasi sempre possibile distinguere attraverso un ecocardiogramma un cuore sano da uno patologico. L’atleta sano ha un cuore elastico con una funzione diastolica (la capacità del cuore di rilasciarsi) normale o super-normale. Al contrario, in caso di malattia cardiaca il cuore diventa più rigido (stiffness ventricolare) perché le fibre muscolari vengono sostituite da tessuto fibroso non contrattile. 

Nei casi dubbi, che fortunatamente sono rari, si ricorre alla risonanza magnetica cardiaca che permette di acquisire una caratterizzazione tissutale del miocardio. Per semplificare, possiamo dire che il cuore d’atleta non ha cicatrici al contrario di quello con cardiopatia.

Lo SmartWatch può essere utile per controllare il cuore?

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Lo SmartWatch non è un dispositivo medico, ma la continua evoluzione tecnologica lo rende molto apprezzato dagli atleti e anche dai medici. Dietro questi accessori di tendenza batte un cuore altamente tecnologico con sensori sempre più sofisticati capaci di funzionare come cardiofrequenzimetri o riconoscere battiti irregolari. Sono molto utili per capire quanto un soggetto si allena e quantificare i carichi di lavoro. 

Tanti atleti li indossano ma non sfruttano adeguatamente le informazioni preziose. Se si consulta l’App Salute dei proprio dispositivi, si può scoprire:

  • La variabilità della frequenza cardiaca
  • La frequenza quando ci si allena o cammina
  • I tempi di recupero.

È possibile stimare indirettamente anche il consumo di ossigeno (ovvero la potenza massima del sistema cardiovascolare) e confrontarlo nel tempo. I dispositivi elettronici, in poche parole, stanno cambiando la medicina. Sempre più raramente il medico chiede di pronunciare l’obsoleto “trentatré” e sempre più spesso si affida alla tecnologia. 

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Quali esami deve fare l’atleta?

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L’atleta deve sempre sottoporsi a regolari controlli cardiologici. Il primo controllo da effettuare è sicuramente l’elettrocardiogramma. In seguito, il medico specialista dello Sport, in base all’elettrocardiogramma, alla visita medica, alla tipologia di sport praticata, e al relativo impegno cardiovascolare dello sport, stratifica il rischio del singolo atleta e pianifica il miglior percorso diagnostico. 

Lo specialista fornisce, inoltre, le indicazioni relative al tipo di attività a cui il paziente può sottoporsi senza rischi, offrendo consigli atti a prevenire o curare adeguatamente malattie che possono derivare da una pratica sportiva compiuta in modo scorretto.