È stato pubblicato lo studio “Patient’s punctuality in an outpatient clinic: the role of age, medical branch and geographical factors”, che esamina l’influenza di fattori demografici e geografici sulla puntualità dei pazienti.
La rilevanza del tema – oltre l’aneddoto legato all’ottimizzazione dei tempi nella gestione clinica – è fondamentale per migliorare il servizio sanitario. Il mancato rispetto degli orari da parte dei pazienti complica la gestione delle agende, aumenta i costi, prolunga le sedute cliniche e influenza significativamente la soddisfazione degli altri pazienti in attesa. Anche un anticipo eccessivo può creare problemi logistici, basti ricordare la gestione degli assembramenti durante i momenti più critici della pandemia. Se la maggior parte dei pazienti (84,4%) arriva entro l’orario della visita la percentuale di pazienti puntuali aumenta linearmente con l’età: i pazienti più giovani effettivamente sono meno puntuali rispetto a quelli più anziani.
Lo studio
↑ topIl team interdisciplinare del Santagostino ha esaminato l’influenza di fattori demografici e geografici sulla puntualità dei pazienti. Lo studio analizza oltre 400.000 visite tra il 2021 e il 2023 per pazienti di età compresa tra 18 e 75 anni, nella città di Milano e hinterland. Il lavoro studia il ruolo di età, orario della visita, distanza della sede della visita dalla stazione della metropolitana più vicina, la tipologia del paziente (nuovo paziente o paziente in follow-up) e la branca medica della visita. L’obiettivo è stato quello di comprendere quali di questi fattori influenzino la puntualità dei pazienti.
Le prime ore del mattino e i prelievi di sangue sono i più colpiti dai ritardi. Le visite specialistiche, gli esami di imaging diagnostici, le terapie fisiche e gli appuntamenti di chirurgia mostrano invece un aumento progressivo della puntualità. Non sono emerse differenze significative legate alla posizione geografica delle cliniche, così come tra “follow-up” e “nuovi” pazienti.
Alcune ipotesi in merito al rispetto degli orari per le visite: la consapevolezza della propria salute varia con l’età (secondo dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la spesa per assistenza specialistica pro capite cresce sostanzialmente con l’età, dopo la primissima infanzia e fino circa agli 80 anni), e i giovani generalmente hanno una vita sociale e lavorativa più intensa. Anche il motivo della visita medica conta: i test del sangue di routine potrebbero essere sottovalutati, non essendo strettamente correlati a una risposta clinica immediata.
Bisogna infine considerare che il rispetto degli orari è un comportamento sociale variabile tra paesi e individui. Lo studio si basa su dati raccolti da cliniche ambulatoriali private principalmente situate in un’area urbana del nord Italia. Pur avendo una vasta e variegata coorte di pazienti, i risultati osservati non possono essere generalizzati per tutti i contesti. Con l’espansione dei nostri centri in altre realtà territoriali, potremo osservare le relative abitudini, per fornire un servizio sempre migliore ai nostri pazienti.