- IBD e malnutrizione: lo studio
- “Dire di no” è sopravvalutato?
- Nuovi metodi di stadiazione del diabete
Questo mese ci occupiamo di recentissimi risultati ottenuti in alcune aree di interesse del Santagostino, diverse da tutte quelle trattate in precedenza.
IBD e malnutrizione: lo studio
↑ topInnanzitutto, vale la pena di riportare i risultati di un nuovo studio che ha esaminato la relazione tra malattia infiammatoria intestinale (IBD) e lo stato nutrizionale dei pazienti.
Il normale processo di alimentazione e assorbimento dei nutrienti può differire significativamente per chi soffre di IBD, che include la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. La IBD può causare un’infiammazione cronica del tratto digestivo, il che può portare, per molte ragioni, a uno stato di malnutrizione. Questo stato di malnutrizione è associato a un aumento del rischio di morbilità e mortalità, e nuove scoperte mostrano che molti pazienti IBD risultano positivi allo screening per la malnutrizione, sottolineando la critica necessità di un supporto dietetico immediato nella gestione di questo insieme di condizioni patologiche.
Lo studio, pubblicato su Gastro Hep Advances e condotto dai primi due autori Aaron C. Viser e Adelaide R. Cooke, ha utilizzato uno strumento di screening validato e affidabile per valutare la presenza di malnutrizione nei pazienti durante la loro visita alla Multidisciplinary Inflammatory Bowel Disease Clinic presso la UNC a Chapel Hill, Carolina del Nord. Tra il 7 giugno 2022 e il 19 luglio 2022, sono stati esaminati 237 pazienti affetti da IBD. I risultati hanno mostrato che il 14% di questi pazienti era a elevato rischio di malnutrizione, con una prevalenza del 15% tra i pazienti affetti da malattia di Crohn e del 12% tra quelli con colite ulcerosa. Sintomi come diarrea, dolore addominale, febbre, nausea, bassa energia e perdita di appetito sono tutti segni di malattia attiva. Lo studio ha mostrato che il 28% dei pazienti in fase di riacutizzazione della IBD soddisfaceva i criteri per la malnutrizione. Tra coloro con uno screening positivo, il 28% dei pazienti aveva una malattia attiva e l’8% era in remissione. Con questi risultati, i ricercatori sottolineano l’importanza di una valutazione da parte di un dietologo registrato nella cura dei pazienti affetti da IBD in clinica.
Alla luce di questi risultati, risulta quindi importante disporre di un dietologo da affiancare ai clinici che si occupano di ogni condizione gastroenterologica che ricade sotto l’ombrello di IBD, perché l’intervento dietologico può impedire l’aggravamento della prognosi dovuto al sottostante disordine nutrizionale.
“Dire di no” è sopravvalutato?
↑ topIl secondo studio è collocabile nell’ambito della psicologia sociale, e come tale riguarda una tipica “trappola cognitiva” cui ci espongono le interazioni sociali.
Può sembrare estremamente scortese rifiutare un invito, anche se si tratta di un evento a cui preferiremmo non partecipare, ma uno studio pubblicato dall’American Psychological Association suggerisce che le persone spesso sovrastimano le conseguenze sociali di dire di no.
Nel corso dello studio, oltre il 77% dei partecipanti in uno studio pilota ha ammesso di aver accettato un invito per un’attività non desiderata per timore delle conseguenze del rifiuto. Cinque esperimenti condotti su più di 2.000 partecipanti complessivi hanno esaminato se queste paure fossero fondate.
I risultati dimostrano che le persone sistematicamente sopravvalutano quanto l’altro sarà contrariato quando si rifiutano inviti, anche quando i soggetti coinvolti sono impegnati in relazioni di lunga data. Pertanto, la ricerca suggerisce che le persone potrebbero tranquillamente rifiutare un invito di tanto in tanto, specialmente se ciò può aiutarle a evitare il burnout, senza temere conseguenze gravi sulle relazioni sociali, sia che si tratti di relazioni amicali sia lavorative.
Nuovi metodi di stadiazione del diabete
↑ topInfine, vale la pena di riportare i risultati ottenuti da un team tedesco per quel che riguarda la stadiazione del diabete. Ricercatori presso la Technical University di Monaco (TUM) e l’Helmholtz Munich hanno sviluppato un metodo per misurare i cambiamenti microvascolari nella pelle in funzione della gravità e dello stadio della malattia. Per farlo, hanno combinato l’intelligenza artificiale (AI) con una tecnologia innovativa di imaging optoacustico ad alta risoluzione. Questo lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature Biomedical Engineering.
I metodi di imaging optoacustico utilizzano impulsi luminosi per generare ultrasuoni all’interno dei tessuti. Le onde ultrasoniche generate vengono quindi registrate dai sensori e convertite in immagini. I segnali sono causati dalle piccole espansioni e contrazioni dei tessuti circostanti molecole che assorbono fortemente la luce, come l’emoglobina. Poiché l’emoglobina è concentrata nei vasi sanguigni, l’immagine optoacustica può produrre dettagliate immagini dei vasi in modi non possibili con altre tecniche non
I ricercatori tedeschi hanno impiegato con successo questa tecnica per studiare gli effetti del diabete sulla vascolatura superficiale della pelle umana. Utilizzando immagini dei vasi sanguigni nelle gambe di 75 pazienti diabetici e di un gruppo di controllo, hanno identificato le caratteristiche associate allo sviluppo del diabete mediante un algoritmo di intelligenza artificiale, sulla base di 32 cambiamenti particolarmente significativi collegati ad alterazioni della microvascolatura della pelle, tra cui il numero di rami dei vasi o il loro diametro. Le misurazioni effettuate, contrariamente alle biopsie usate fino ad oggi, non sono invasive, non alterano la microvascolatura, richiedono meno di un minuto, non dipendono da radiazioni o agenti di contrasto e sono superiori a tutti i metodi ottici sin qui testati.
Tutte e 32 le caratteristiche menzionate sono influenzate dalla progressione e dalla gravità della malattia. Quando vengono combinate in uno score descritto dagli autori del lavoro, è possibile stabilire un collegamento tra lo stato dei piccoli vasi sanguigni nella pelle e la gravità del diabete, con ciò raggiungendo un traguardo sin qui mai consentito dalle tecniche precedenti. Così, sviluppando la tecnica sarà possibile, con esami che durano meno di un minuto, economici e indolori, determinare se le terapie stanno avendo effetto e qual è lo stato di avanzamento della malattia, anche a casa.