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Pubblicato inSalute

Qual è la posizione corretta per fare un clistere

Sapere in che modo praticare correttamente un clistere, sia per un adulto che per un bambino, è essenziale per la buona riuscita di quello che è un presidio medico a tutti gli effetti.

posizione corretta per un clistere come farla

Il clistere è a tutti gli effetti una procedura medica, cui si ricorre per trattare o liberare l’ultima parte dell’intestino (retto, sigma e colon sinistro) da feci e gas. Per questo motivo, conoscere la posizione corretta per eseguirlo è essenziale per ottenere il risultato sperato e vederne gli effetti benefici.

Il clistere può essere effettuato sia a livello casalingo che in ambito medico-ospedaliero e in entrambi i casi è importante sapere quali sono le condizioni di salute della persona, bambino o anziano, che deve essere sottoposta alla procedura. Assumere una posizione corretta, quindi, non basta per assicurare l’efficacia della procedura.

La dottoressa Maria Francesca Jaboli, gastroenterologa del Santagostino, spiega qual è la posizione corretta per fare un clistere, quali sono i passaggi da seguire e in quali circostanze effettuarlo; senza ovviamente dimenticare le possibili controindicazioni.

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Posizione corretta per un clistere, come assumerla?

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Prima della somministrazione del clistere è opportuno stendere una traversa monouso sulla superficie in cui verrà eseguita la procedura.

Successivamente si chiede al paziente di stendersi sul fianco sinistro, con le gambe poste l’una accanto all’altra e le ginocchia piegate all’altezza del petto, per quanto possibile.

Una volta che il paziente ha assunto questa posizione fetale, è possibile procedere all’utilizzo del clistere, che prevede i seguenti passaggi:

  • prima dell’inserimento della sonda rettale, una cannula rigida, è opportuna una sua lubrificazione
  • l’inserimento della sonda deve avvenire in modo accorto e lento, in caso dovessero essere presenti resistenze
  • terminato l’inserimento, si può iniziare a far defluire il liquido contenuto nel clistere. La quantità di liquido va dai 500 ml fino al litro
  • quando tutto il liquido è stato trasferito, si può estrarre la sonda con cautela.

Al termine di questa procedura, si chiede al paziente supino di piegare le gambe sul ventre (posizione ginecologica), massaggiando con delicatezza l’addome per agevolare il passaggio dell’acqua e facilitare il movimento verso il basso delle feci.

A seconda dello scopo del clistere si può far girare il paziente sul fianco destro per permette al contenuto del clistere di risalire dall’ampolla rettale verso il sigma, il colon discendente e il colon trasverso ed eventualmente raggiungere il colon destro, permettendo una completa distribuzione del clistere a tutto il colon.

Si chiede al paziente di trattenere il liquido finché lo stimolo all’evacuazione non diventi insostenibile.

Per quali ragioni si effettua un clistere?

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Quattro possono essere le ragioni per le quali si effettua un clistere:

  • si ha un clistere evacuativo nei casi di stipsi persistente, quando il paziente presenta fecalomi, ovvero feci secche e dure che bloccano la fisiologica evacuazione. Il liquido del clistere aumenta il volume intestinale e quindi stimola alla defecazione e al tempo stesso aiuta a idratare e sciogliere eventuali masse fecali disidratate e compatte. I pazienti anziani, che soffrono di disidratazione e spesso di rallentato transito intestinale, possono patire occlusioni intestinali a causa di un fecaloma, come anche le donne in gravidanza.
  • per scopo terapeutico, quando nel clistere sono presenti farmaci che agiscono localmente o a livello sistemico. È il caso della somministrazione di antinfiammatori o farmaci cortisonici nel caso della rettocolite ulcerosa a localizzazione distale, in aggiunta alla terapia per bocca.
  • come preparazione per interventi chirurgici, come la colectomia parziale oppure totale per mantenere il più possibile pulita la cavità addominale
  • per fini diagnostici. È questo il caso del cosiddetto clisma opaco. Viene somministrato attraverso un clistere del mezzo di contrasto per l’opacizzazione delle pareti intestinali, prima di svolgere una radiografia. Anche in vista di una rettosigmoidoscopia la pulizia dell’ultimo tratto dell’intestino avviene per mezzo di un clistere.

Microclisma per bambini e neonati

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Quando un neonato o un bambino sono stitici per diversi giorni possono andare incontro a irritabilità, mal di pancia, mancanza di appetito o gonfiore. In simili casi il pediatra ha facoltà di prescrivere quella che viene comunemente chiamata peretta, e che più propriamente si chiama microclisma, ovvero un lassativo introdotto per via rettale.

Il bambino, per effettuare al meglio il microclisma, può essere sdraiato sul lato destro. Si procede poi all’inserimento della cannula, già umettata con qualche goccia della soluzione contenuta all’interno. Anche in questo caso è necessario che il bambino trattenga il liquido per alcuni minuti, fino all’insorgenza dello stimolo alla defecazione.

Nel caso di somministrazione ad un neonato, è necessario tenerlo in posizione supina, alzare quindi le gambe e inserire la cannula nell’ano con attenzione, dopo averne lubrificata l’estremità. Dopo avere fatto passare tutto il contenuto, bisogna comunque mantenere premuto il microclisma, per evitare che il liquido sia nuovamente aspirato durante l’estrazione della cannula.

Quanto tempo ci mette un clistere a fare effetto?

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Una volta che il clistere è stato somministrato, il suo effetto si produce in pochi minuti. Allo stesso tempo, è possibile che nell’arco dei 60 minuti successivi alla somministrazione il paziente abbia necessità di evacuare in più occasioni per cui è bene accertarsi che non debba uscire per almeno un’ora.

Inoltre si consiglia di non mangiare nei trenta minuti che precedono la somministrazione e di avere un facile accesso al bagno prima di iniziare la somministrazione.

Quanto tempo si deve trattenere un clistere?

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Affinché il clistere sortisca il migliore effetto, può essere opportuno trattenere per 5, al massimo 10 minuti il liquido somministrato.

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Ci sono eventuali complicazioni o controindicazioni per un clistere?

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Le complicazioni che potrebbero presentarsi dopo aver somministrato un clistere sono in realtà poche ed estremamente rare. La somministrazione non è considerata dolorosa, può causare dei crampi a livello della pancia di intensità variabile e proporzionale alla sensibilità del paziente. Inoltre si possono avere giramenti di testa o debolezza e la procedura può risultare imbarazzante per alcuni pazienti.

Particolare attenzione deve comunque essere data alla temperatura del liquido, perché se troppo alta può causare lesioni da calore e una possibile ulcerazione della mucosa del colon. Se invece la temperatura è troppo bassa, possono manifestarsi condizioni quali shock circolatorio.

L’abuso di clisteri può portare a lesioni ed irritazioni della mucosa rettale e colica, ma soprattutto alla cosiddetta intossicazione da acqua. Il liquido del clistere è iposmolare e il suo assorbimento massivo arriva a diluire il sangue con conseguenti alterazioni degli elettroliti quali potassio, sodio e calcio.

Ricorrere al clistere è controindicato quando il paziente presente una occlusione intestinale meccanica con addome acuto. In simili condizioni c’è il rischio di perforazione, rischio che si corre anche nei casi in cui il paziente soffra di diverticolosi o appendicite. Inoltre l’impiego del clistere è in genere controindicato in caso di dolore addominale di origine sconosciuta, emorragia intestinale, nausea o vomito.

Il ricorso al clistere dovrebbe comunque essere occasionale, per evitare che condizioni come la stitichezza diventino croniche.