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Pubblicato inGenitori

I noduli al seno: cosa sono e come controllarli

Il nodulo alla mammella è sempre espressione di una malattia tumorale?
No, per fortuna. Ma sempre meglio farsi controllare.

nodulo al seno

Quando si sente una “pallina” nel seno non bisogna allarmarsi, perché come vedremo meglio in seguito può trattarsi facilmente di una cisti oppure di un nodulo benigno.

L’autopalpazione è però importantissima anche per intervenire in tempo in caso di noduli al seno maligni. Quindi, se al tatto si percepisce una “pallina”, di qualunque genere e dimensione, bisogna subito prenotare una visita senologica con ecografia.

L’autopalpazione va effettuata regolarmente, almeno una volta all’anno o meglio ancora ogni sei mesi, con piccoli movimenti circolari su entrambe le mammelle, fino all’ascella.

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Come si distingue un nodulo al seno benigno da uno maligno?

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Il riscontro di noduli al seno durante l’autopalpazione, scatena inevitabilmente nella donna pensieri negativi e la paura di un tumore maligno: scatta l’ansia della visita urgente e l’ombra delle terapie conseguenti a una eventuale diagnosi di questo tipo. Questo è un atteggiamento assolutamente comprensibile dal punto di vista psicologico.

Ma la preoccupazione ha sempre un fondamento scientifico? 

La comparsa di un nodulo al seno di nuova insorgenza impone assolutamente una visita senologica. Fortunatamente, però, non sempre l’identificazione di una protuberanza nella mammella corrisponde a un tumore maligno. I noduli al seno possono anche essere l’espressione di condizioni fisiologiche o patologie benigne (lesioni benigne).

Non bisogna però dimenticare che:

  • il tumore della mammella rappresenta oggi la principale patologia oncologica che colpisce le donne
  • l’incidenza è di 1 donna su 8, con circa 56.000 nuovi casi in Italia all’anno
  • si riscontra una tendenza all’anticipazione diagnostica poiché sempre più donne giovani si ammalano e per questo è fondamentale la prevenzione 

Quando si riscontra un nodulo, dunque, è necessario prestare attenzione. Siccome il tumore al seno si presenta spesso così, la prima cosa da fare è fissare una visita senologica dal proprio ginecologo di fiducia, senza però farsi sopraffare dall’ansia e dai pensieri negativi. 

Quando un nodulo al seno può dirsi pericoloso? Per fortuna solamente in 1 caso su 10 visto che i noduli si dimostrano frequentemente benigni, anche se bisogna porre attenzione a segni di infezione, quali gonfiore e arrossamento e secrezione di pus.

Detto questo, vediamo cosa può essere un nodulo della mammella e quando non è il caso di preoccuparsi.

Quando è necessario fare l’ago aspirato al seno?

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L’agoaspirato di un nodulo mammario consiste nel prelievo di una minuscola parte di tessuto del nodulo tramite un ago guidato da una sonda ecografica.

Il campione estratto verrà analizzato al microscopio per valutarne la natura: sarà così possibile capire se si tratta di un nodulo benigno o maligno. Questo esame, indolore e privo di rischi, si effettua nel caso in cui l’ecografia o la mammografia abbiano rilevato la presenza di un nodulo.

Che differenza c’è tra cisti e noduli al seno?

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Una cisti semplice è una sacca o una cavità ripiena di liquido, spesso costituita d’acqua. Abbastanza diffusa nelle donne specialmente in età fertile, può comunque manifestarsi anche dopo la menopausa.

Ecco le 4 caratteristiche della cisti semplice:

  1. Insorge improvvisamente (la paziente si accorge della presenza di questa protuberanza in maniera inaspettata, quando precedentemente invece non si era accorta di nulla) 
  2. Si manifesta come nodulo mobile di consistenza tesa (ma non durissimo) 
  3. Presenta contorni regolari (non sempre valutabile all’autopalpazione)
  4. Può provocare dolore (causando mastodinia, ovvero dolore al seno)

La comparsa della cisti semplice è legata alla stimolazione che gli ormoni sessuali (estrogeni e progesterone) esercitano sulla ghiandola mammaria.

Cosa fare nel caso in cui l’esame senologico, con l’ausilio dell’ecografia mammaria, diagnostica una cisti? 

Nulla, a meno che non faccia male. In quel caso è possibile svuotare con una siringa il contenuto liquido, che possono avere, attuando una procedura semplice ed indolore (agocentesi), che risolve prontamente la sintomatologia.

Queste cisti – formazioni tondeggianti uniche o multiple – probabilmente si riformeranno alla successiva stimolazione ormonale (ciclo ovarico), ma, essendo fatte d’acqua, non possono trasformarsi in noduli maligni. Attenzione, però, alla classica espressione “sarà sempre la solita cisti…”, fino a prova contraria sempre meglio un test senologico in più dal ginecologo! 

Il fibroadenoma

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Il classico nodulo mammario benigno, tipico della donna giovane, è il fibroadenoma. È un nodulo duro, di consistenza solida con margini regolari, che viene riconosciuto all’autopalpazione come una piccola pallina al seno. La diagnosi anche in questo caso è molto semplice, essendo sufficiente la visita senologica con l’ecografia mammaria.

La tendenza all’insorgenza di un tumore maligno nell’ambito di un fibroadenoma è un’evenienza assai rara (meno del 2%). Quindi anche in questo caso non serve spaventarsi, ma è fondamentale eseguire tutti i controlli necessari con serenità ed estrema fiducia.

Cosa può succedere di negativo ad un fibroadenoma? Può crescere di dimensioni.

Nel caso in cui i noduli al seno raggiungano dimensioni superiori ai 2 cm, è indicata l’asportazione, che avviene tramite un intervento chirurgico semplice in regime di Day Hospital. L’intento è quello di evitare che il nodulo diventi troppo grande e possa alterare il profilo del seno.

Un tipo particolare e meno frequente di fibroadenoma è rappresentato dal tumore filloide. Nella maggioranza dei casi si tratta di un tumore benigno, ma caratterizzato da una crescita veloce e da una più rapida indicazione all’asportazione chirurgica. Nell’ambito dei tumori filloidi esistono anche varietà con caratteristiche maligne ad alta aggressività; è per questo che in caso di sospetto filloide occorre, per prudenza, accertarne la natura benigna mediante un esame istologico (biopsia mammaria) che permette di differenziare le lesioni benigne da quelle maligne.

Mastopatia fibrocistica

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La mastopatia fibrocistica è anche conosciuta più impropriamente come malattia fibrocistica. 

Il termine mastopatia non è solo elegante, ma anche più corretto scientificamente: non si tratta di una malattia, bensì di una condizione fisiologica tipica del seno giovane (NB: del seno giovane, non per forza della donna giovane). Colpisce soprattutto le donne in periodo fertile e si presenta come un’area della mammella di maggiore consistenza alla palpazione, a volte dolente, con incremento della sintomatologia dolorosa in prossimità del ciclo mestruale. Non essendo una malattia, non esiste nessuna terapia e non richiede alcun trattamento medico.

Galattocele

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Il galattocele è un nodulo benigno della mammella che insorge in corso di allattamento. Ha caratteristiche cliniche simili al fibroadenoma, ma spesso non necessita di alcun trattamento medico e tende a regredire al termine dell’allattamento. In caso di non regressione o rapida crescita, è possibile asportarlo chirurgicamente anche per accertarne la natura benigna.

Bisogna ricordare che esiste purtroppo, anche se raramente, il tumore maligno della mammella con insorgenza durante la gravidanza e nel primo anno successivo al parto, quindi nel caso in cui si riscontri la presenza di un nodulo in corso di allattamento, occorre sempre rivolgersi al proprio ginecologo di riferimento.

I 4 segnali da non sottovalutare. Quando preoccuparsi di un nodulo al seno? 

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Abbiamo visto come nella maggior parte dei casi un nodulo alla mammella non sia necessariamente sinonimo di cancro al seno. Nei restanti casi, però, è importante utilizzare tutti gli strumenti di cui disponiamo per giungere a una diagnosi precoce: una diagnosi tardiva, infatti, aumenterebbe il rischio che cellule tumorali, eventualmente presenti nel tessuto mammario, possano infiltrarsi nei tessuti circostanti.

Per questo motivo bisogna consultare tempestivamente il proprio medico curante se si riscontra uno o più di questi sintomi:

  1. Alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro)
  2. Secrezioni dal capezzolo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale)
  3. Cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d’arancia localizzato)
  4. Altre modificazioni della forma della mammella

Il dolore di per sé non costituisce un sintomo apprezzabile (almeno nelle fasi iniziali): si è osservato infatti che su 1000 donne che lamentavano dolore al seno, solo 4 avevano di fatto una lesione di natura maligna. Le restanti 996 donne avevano lesioni benigne o non ne avevano affatto. Talvolta, inoltre, si tratta di un evento legato al ciclo e la tensione al seno tende a scomparire poi alla fine delle mestruazioni.

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Dall’autopalpazione alla mammografia: l’importanza della prevenzione

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L’autopalpazione rappresenta un’ottima pratica, soprattutto in giovane età, anche se non deve sostituirsi alle tecniche diagnostiche più avanzate, che consentono una diagnosi più precisa e precoce.

Il vantaggio dell’autopalpazione è che può essere eseguita in autonomia, con gli opportuni accorgimenti. Si consiglia di praticarla dopo la fine del ciclo perché questo è il momento in cui il seno è meno turgido. In gravidanza o in menopausa, invece, può essere eseguita in qualunque momento.

L’indubbio svantaggio è che i noduli al seno apprezzabili al tatto hanno già raggiunto delle dimensioni consistenti, al contrario metodi diagnostici come la mammografia e l’ecografia mammaria permettono di identificare le lesioni molto più precocemente.

Vista l’importanza della prevenzione, il Ministero della Salute ha creato un programma di screening per la diagnosi precoce del tumore mammario, che si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 anni e i 69 anni e prevede una mammografia ogni 2 anni. In alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia in una fascia di età più ampia, quella compresa tra i 45 e i 74 anni (con una periodicità annuale nelle donne sotto i 50 anni).

La raccomandazione ènon rinviamo diagnosi precoce e prevenzione.