Se pensiamo ai danni da radiazione ultravioletta, a ognuno di noi verranno in mente gli accorgimenti per proteggere la pelle dalla radiazione solare, tuttavia pochi di noi penseranno alle lampade a raggi UV usate per asciugare lo smalto, sempre più in uso nella nostra beauty routine. Un recente articolo apparso su Nature Communication, tuttavia, mette sotto indagine proprio queste lampade (1).
Che cosa sono le radiazioni UV
↑ topLa radiazione UV è la parte dello spettro elettromagnetico caratterizzato da lunghezza d’onda compresa tra 10 e 400 nanometri. L’ozono della stratosfera terrestre è in grado di bloccare la parte più energetica di questa radiazione, lasciando passare solo lunghezze d’onda superiori ai 280 nm. Tra i raggi UV, viene definita UVB la radiazione con lunghezza d’onda compresa tra 280 e 315 nm, che costituisce circa il 10% dei raggi UV che troviamo sulla Terra ed è in grado di penetrare attraverso gli strati esterni della nostra pelle e di produrre danni al nostro DNA.
I raggi UVA invece (215-400 nm), pur causando danni diretti al DNA molto più limitati degli UVB, sono classificati come carcinogeno di tipo 1 dalla International Agency for Research on Cancer (2).
Gli effetti cancerogeni dei raggi UV sulla pelle
↑ topI meccanismi cellulari alla base di questo rischio sono tuttora oggetto di analisi. “Essi sono i responsabili dei tumori più frequenti in assoluto, gli epiteliomi: sono tumori che si sviluppano nelle parti più fotoesposte del corpo: viso, dorso mani, orecchie e spalle e sono causati proprio dai raggi UVA”, afferma la dottoressa Chiara Bonatti, dermatologa del Santagostino. Questo è vero anche per quanto riguarda l’utilizzo di alcuni dispositivi commerciali, come ad esempio i lettini abbronzanti (3). Ciò nonostante, l’utilizzo di dispositivi basati sulla presenza di radiazioni UVA senza una esaustiva analisi dei rischi è molto diffuso.
Un esempio di gran moda sono appunto le lampade UV utilizzate per asciugare lo smalto, la cui popolarità è in forte aumento negli ultimi anni, che emettono quasi o del tutto esclusivamente raggi UVA e non B. La radiazione interagisce con gli oligomeri presenti nel gel, aumentandone la polimerizzazione e quindi indurendo lo smalto. La durata della sessione di irraggiamento è di circa 10 minuti per cliente e viene ripetuta a distanza di poche settimane. Si stima inoltre che solo negli Stati Uniti questa pratica interessi 3 milioni di persone al giorno (4).
Alcuni studiosi hanno osservato i risultati dell’irraggiamento di alcune linee cellulari sia murine che umane (quindi non si tratta di un esperimento in vivo) con la radiazione UV emessa da una lampada per lo smalto (1). I danni provocati al DNA risultano proporzionali alla dose di radiazioni. Questo studio dimostra inoltre che la radiazione in esame risulta citotossica, genotossica e mutagena.
Questo però non si traduce immediatamente in evidenza di un aumento di rischio di cancro per gli esseri umani: saranno pertanto necessari studi epidemiologici su larga scala per quantificare accuratamente l’eventuale rischio di cancro per soggetti che utilizzino regolarmente lampade UV per smalto. “Questo non vuol dire che bisogna demonizzare un’abitudine come l’applicazione dello smalto semipermanente alle unghie, ma che bisogna avere degli accorgimenti, come applicare la crema solare 50+ prima di mettere le mani sotto la lampada oppure coprire fisicamente il dorso delle mani con un telo.” , conclude la dottoressa Bonatti.
Fonti:
(1) Zhivagui, M., Hoda, A., Valenzuela, N. et al. DNA damage and somatic mutations in mammalian cells after irradiation with a nail polish dryer. Nat Commun 14, 276 (2023). https://doi.org/10.1038/s41467-023-35876-8
(2) El Ghissassi, F. et al. A review of human carcinogens–part D: radiation. Lancet Oncol. 10, 751–752 (2009)
(3) Sample, A. & He, Y. Y. Mechanisms and prevention of UV-induced melanoma. Photodermatol. Photoimmunol. Photomed. 34, 13–24 (2018).
(4) Ceballos, D. M. et al. Biological and environmental exposure monitoring of volatile organic compounds among nail technicians in the Greater Boston area. Indoor Air 29, 539–550 (2019).