L’anno scorso le voci infondate sulla pericolosità del vaccino anti-influenzale ha portato alla copertura più bassa degli ultimi 10 anni. E fatto crescere casi gravi e morti per complicanze. Ecco chi deve vaccinarsi e perché è giusto farlo, con i consigli del dottor Benedetto Rho, pneumologo del Santagostino
L’anno scorso le voci infondate sulla pericolosità del vaccino anti-influenzale, con il blocco precauzionale da parte di Aifa di alcuni lotti, poi risultati assolutamente non tossici, hanno drasticamente ridotto il numero dei vaccinati. E fatto crescere casi gravi e morti per complicanze.
Tradotto in cifre, questo effetto mediatico legato a morti ‘sospette’ che in realtà erano dovute soltanto a coincidenze (anche perché in molti casi si trattava di soggetti con patologie pregresse), ha portato a un netto calo delle persone che si sono vaccinate. Nella stagione 2014-15 la copertura vaccinale è stata pari al 13,6% degli abitanti, contro il 15,6% dell’anno precedente: si tratta del dato più basso degli ultimi 10 anni.
Ciò ha comportato 6,3 milioni di italiani hanno preso il virus, rispetto a un media che si attesta sui 3,5/4 milioni, con 485 casi gravi rispetto ai 93 dell’anno precedente, con 160 morti, rispetto ai 16 dell’anno precedente. Dopo la stagione pandemica 2009/10 (che ha fatto registrare 592 casi gravi e 204 decessi) questa stagione è quella che ha registrato il maggior numero di casi superando anche la stagione post-pandemica 2010/11 (con 421 casi e 162 decessi)
Più casi gravi significa più ricoveri per patologie gravi, polomoniti, insufficenze respiratorie, convulsioni febbrili, con un aumento del costo sanitario e una crescita delle giornate di malattia.
Quindi vale la pena di ripeterlo: vaccinatevi, senza alcun timore, il vaccino anti-infuenzale non solo è assolutamente sicuro, ma è l’unica forma di prevenzione contro le complicanze dell’influenza, che ogni anno uccidono oltre 8 mila persone nel mondo. Da pneumologo conosco da vicino i danni che può fare l’influenza, soprattutto nelle persone con patologie respiratorie croniche.
I vaccini anti-influenzali hanno un’efficacia, in soggetti sani adulti, variabile dal 70 al 90% e riducono la mortalità legata all’influenza del 70-80% (fonte OMS) in quanto, anche se non sempre riescono a prevenire l’infezione, agiscono riducendo in modo sostanziale la frequenza delle sue complicazioni.
Molte persone non si vaccinano perché in una precedente somministrazione hanno avuto una reazione febbrile entro le 24-48 ore successive, Si tratta di una reazione possibile, espressione che il nostro organismo si sta immunizzando: una reazione fisiologica, che è sempre meglio dell’influenza.
Il vaccino è d’obbligo per le categorie a rischio: cardiopatici, pazienti con patologie croniche e con problemi respiratori, diabetici, i malati di tumore in trattamento chemioterapico. È fortemente raccomandato per i pazienti sopra i 65 anni, per i bambini con più di 6 mesi affetti da patologie specifiche, cardiopatie, malattie congenite come il diabete e anche per i familiari dei soggetti a rischio.
Le complicanze al vaccino sono molto rare.
La vaccinazione antinfluenzale è sconsigliata persone allergiche alle proteine dell’uovo, che abbiano avuto un a importante reazione allergica in una precedente somministrazione (anafilassi) perché sono presenti nel vaccino, anche se sono in quantità minima. Non si può vaccinare chi in passato, dopo aver fatto il vaccino antifluenzale, ha avuto una grave reazione allergica o ha avuto reazioni di tipo neurologico (di Guillain-Barrè).
Sono false controindicazioni: allergia alle proteine dell’uovo, con manifestazioni non anafilattiche, malattie acute di lieve entità, allattamento, infezione da HIV e altre immunodeficienze congenite o acquisite. La condizione di immunodepressione non costituisce una controindicazione alla somministrazione della vaccinazione antinfluenzale. La somministrazione del vaccino potrebbe non evocare una adeguata risposta immune. Una seconda dose di vaccino non migliora la risposta anticorpale in modo sostanziale.
L’influenza di quest’anno, che avrà come virus responsabili l’H1N1, H3N2 (entrambi svizzeri), ai quali si aggiungeranno B Phuket (dalla Thailandia) e B Brisbane (dall’Australia), avrà un andamento più blando dell’anno scorso e il picco attorno a Natale, vale a dire in un momento in cui le basse temperature e gli spostamenti frequenti favoriscono la diffusione del virus.
Importantissime sono le norme di prevenzione della diffusione. Che significa lavare frequentemente le mani, mettere la mano davanti alla bocca quando si tossisce o starnutisce. Il freddo sicuramente favorisce la diffusione a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie, ma non è il freddo di per sé a farci ammalare, ma il contagio, che avviene soprattutto nei luoghi chiusi e particolarmente affollati.
Una norma che andrebbe applicata è quella di evitare laddove è possibile il contatto con persone affette. E quindi è sconsigliabile, per esempio, lasciare ai nonni ultrasessantacinquenni i bambini che restano a casa perché hanno preso l’influenza.
Per quanto riguarda la terapia: è fondamentale il riposo a letto a casa. Chi continua ad andare in giro e al lavoro nonostante l’influenza contagia gli altri, non guarisce e va incontro a complicanze come bronchiti e polomoniti.
La terapia dev’essere solo sintomatica, con antipiretici, calmanti per la tosse, sintomatici per i dolori o la diarrea. Attenzione: con l’influenza l’antibiotico non serve. Va somministrato dal medico curante solo nel caso in cui si sospetti una complicanza.
Presso l’ambulatorio di pneumologia del Centro Medico Santagostino è possibile essere seguiti in maniera completa sotto tutti gli aspetti, clinico-diagnostico e terapeutico.
Per approfondimenti
http://www.cmsantagostino.it/medicina-interna/pneumologia/la-vaccinazione-antinfluenzale
http://www.cmsantagostino.it/medicina-interna/pneumologia/linfluenza