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Pubblicato inSalute

Impronta dentale, a cosa serve e come si prende?

Si ricorre all’impronta dentale per realizzare protesi, impianti o apparecchi dentali. Attualmente ci sono due metodiche: una analogica, una con strumenti digitali.

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L’impronta dentale rappresenta una metodica di rilievo delle arcate dentarie, quindi dei denti e dei tessuti molli prossimi, di un paziente.

Le impronte dentarie possono essere utilizzate a scopo diagnostico o progettuale e in tutti gli ambiti odontoiatrici. Più spesso in ortodonzia, implantologia e protesi.

Come si prendono le impronte dentali? Con quale materiale sono realizzate? Quali sono i vantaggi e i tempi di realizzazione? Risponde la dottoressa Alice Varacca, dentista e ortodontista del Santagostino.

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Cos’è una impronta dentale?

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Quando parliamo di impronta dentale ci riferiamo ad un vero e proprio calco, una riproduzione in tutto e per tutto fedele di una arcata dentale o di entrambe le arcate. Prima di procedere alla rilevazione dell’impronta, il dentista deve assicurarsi che il tessuto gengivale sia sano e non interessato da alcuna condizione come ascesso o sanguinamento, ad esempio.

Per questo motivo, prima di occuparsi della presa dell’impronta sono necessari esami o indagini di tipo radiologico.

Quali condizioni la richiedono?

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La procedura attraverso cui avviene la presa delle impronte deve essere svolta in alcuni specifici casi di ortodonzia:

  • nei casi in cui vanno costruite delle protesi dentali o ponti
  • quando devono essere realizzati degli impianti
  • tutte le volte in cui il paziente ha bisogno di un apparecchio dentale.

Come approfondiremo a breve, ci sono due tecniche con cui possono essere rilevate le impronte dentali. E affinché l’impronta sia quanto più possibile fedele è opportuno che il professionista abbia esperienza e manualità. Diversamente si correrebbe il rischio di realizzare impianti o protesi che potrebbero creare condizioni di frizione, attrito, mancato allineamento con gli altri denti.

Come si prendono le impronte dentali?

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Le impronte dentali possono essere acquisite principalmente in due modi: impronte tradizionali analogiche e impronte digitali rilevate con scansioni intraorali. È fondamentale che il livello di precisione di acquisizione sia il più alto possibile, quindi, a prescindere dalla tecnica utilizzata, è bene che il professionista abbia esperienza e manualità.

Il procedimento di rilevazione di un’impronta tradizionale viene svolto attraverso l’utilizzo  di un supporto a forma di arcata, che viene comunemente chiamato cucchiaio portaimpronta, e da un materiale da impronta.  Il cucchiaio viene scelto in base al tipo di materiale utilizzato, allo scopo dell’impronta e alla forma di arcata del paziente.

I principali materiali utilizzati per il rilevamento delle impronte sono solitamente due: l’alginato o il silicone. La scelta viene effettuata in base al livello di precisione richiesta e alla necessità di conservazione dell’impronta stessa.

Per la preparazione dell’alginato, che si presenta in polvere, si richiede la miscelatura con acqua e la lavorazione con una spatola. Una volta acquisita una consistenza malleabile, viene disposto sul porta impronta e viene inserito sull’arcata dentale del paziente. Resta in posa 1 o 2 minuti e quando solidificato viene rimosso. Per garantire la precisione è importante non siano presenti sanguinamenti e l’operatore cercherà di asciugare al meglio le arcate.

Impronta dentale in silicone

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L’impronta in silicone viene preparata invece a partire da due composti che vengono miscelati, spesso a mano, e poi posizionati nel portaimpronte, solitamente il tempo di presa dei siliconi è maggiore così come il livello di precisone che restituiscono.

L’operazione viene completata infine dall’odontotecnico, il quale otterrà dall’impronta un modello positivo utilizzando del gesso o una resina speciale, talvolta scansionati.

Presa dell’impronta e possibili conati di vomito

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Può capitare, per fortuna raramente, che durante la presa delle impronte il paziente presenti sensazione di nausea o veri e propri conati di vomito. Questa condizione può essere favorita da stati di ansia o stress del paziente o un suo spiccato senso dell’emesi.

L’odontoiatra può aiutare il paziente in questa situazione di disagio tranquillizzandolo, distraendolo ma soprattutto dando indicazioni chiare e corrette per prepararlo all’impronta stessa.

Il più delle volte una corretta posizione di schiena e testa e una respirazione nasale portano ad un miglioramento della situazione.

Come si prende l’impronta dentale digitale?

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L’impronta digitale rappresenta un’alternativa all’impronta tradizionale. La presa dell’impronta si ottiene attraverso uno scanner intraorale e software dedicati. Questo permette di ottenere un modello digitale 3d delle arcate del paziente in tempo reale. Questo modello potrà poi essere utilizzato per i vari scopi necessari.

Questa metodica presenta un cospicuo numero di vantaggi:

  • ridurre al minimo il rischio, per il paziente, di incorrere nel senso di nausea o soffocamento o, di nuovo, in conati di vomito
  • ottenere una precisione ed una accuratezza di qualità
  • si evitano possibili problemi quali bolle d’aria
  • riduzione nei tempi di realizzazione del modello definitivo, dal momento che il dentista invia la scansione immediatamente allo studio odontotecnico.

Quanto tempo ci vuole per fare l’impronta dei denti?

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I tempi complessivi dipendono dalla tecnica utilizzata. Nel rilevamento tradizionale è possibile che servano fino a 3, 4 minuti ad arcata. Nei minuti durante i quali il supporto si trova su una delle due arcate del paziente, l’alginato si solidifica. Quindi il dentista procede alla rimozione del supporto.

Con la tecnica digitale i tempi tendono a dimezzarsi, dal momento che servono, indicativamente, circa 2 minuti per ogni arcata.

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Quali sono i costi di una impronta digitale dentale?

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I costi per realizzare una impronta dentale tradizionale e una digitale possono essere ricompresi tra i 50 euro fino ad un massimo di 100 euro.