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Pubblicato inSalute

Il rapporto mamma e figlio

Il rapporto tra mamma e figlio è uno dei legami affettivi più profondi e allo stesso tempo complessi. Vediamo perché e quali sono i comportamenti da mettere in atto.

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Il rapporto tra mamma e figlio è una delle relazioni naturali e più profonde che si instaurano durante la vita di una persona. Essenziale dal punto di vista evolutivo per la sopravvivenza del neonato, si compone di elementi complessi e sfaccettati, che non sempre è facile gestire.

Insieme alla dottoressa Elena Saporiti, psicoterapeuta del Santagostino, vediamo in cosa consiste, come si costruisce la relazione mamma-figlio, e quali sono gli elementi fondamentali per un legame sano e amorevole.

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Rapporto mamma figlio: come viene definita la relazione tra madre e bambino?

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Il rapporto tra mamma e figlio è un legame molto profondo che inizia a svilupparsi già durante la gravidanza.

Questo legame può avere mille sfaccettature, e questo dipende non solo dalla personalità della madre e del suo bambino e di come queste si incontrano, ma anche dalla storia familiare della madre e più in generale dei genitori.

Il modello affettivo e relazionale di cui si è avuta esperienza nel corso della propria infanzia, infatti, incide in modo decisivo sul tipo di genitore che si diventa.

Cosa rappresenta la mamma per il proprio figlio?

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La mamma è il punto di riferimento principale per il bambino/a. Solitamente è anche la persona che si occupa di lui/lei, nei primi mesi di vita, e da cui il bambino (o la bambina) dipende in tutto e per tutto.

Anche una volta che i figli sono cresciuti, la madre, e più in generale i genitori, dovrebbero rimanere sempre un punto di riferimento: la base sicura a cui i bambini possono tornare. Per Bowlby, lo psicologo teorico dell’attaccamento, la base sicura è la base da cui un bambino parte per esplorare il mondo e a cui può far ritorno in ogni momento di difficoltà, o in cui ne sente il bisogno. 

Se la base sicura è realmente tale i bambini tendono a cercarla in momenti di necessità: pericolo, malattia, dolore, stanchezza o dopo una separazione.

Il rapporto che la madre costruisce nel tempo con il suo bambino è quello che poi condizionerà la relazione che avranno anche in futuro. Ovviamente questo vale anche per il padre, e in generale per tutte le figure genitoriali o parentali che si prendono cura di un bambino.

Cosa determina il rapporto mamma-figlio?

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I primi anni in cui si struttura il rapporto tra mamma e figlio, come accennato precedentemente, costituiscono la base di quello che sarà la loro futura relazione. Il modo in cui la mamma costruisce questo legame influenza anche la personalità del figlio e le sue modalità di relazionarsi con il mondo esterno.

Inoltre, la relazione che si instaura tra genitori e figli nei primissimi anni di vita determina anche l’immagine che il bambino costruisce di sé. 

Il bambino che vede i suoi bisogni riconosciuti, e poi soddisfatti, impara di sé di essere un bambino meritevole, di poter esprimere le proprie necessità e chiedere aiuto. In altre parole, capisce di poter fidarsi e affidarsi alle persone che si prendono cura di lui. 

Al contrario, un bambino che vede che i suoi bisogni non vengono riconosciuti, o anche se riconosciuti, non vengono poi soddisfatti, impara di sé che non è un bambino degno d’essere amato, rispettato, e preso in considerazione. Queste dinamiche hanno un impatto sull’autostima e l’immagine di sé, e di conseguenze sul modo in cui il bambino si porrà verso gli altri.

Le dinamiche relazionali apprese nel nucleo familiare durante l’infanzia, vengono riproposte dal bambino anche nelle relazioni con il mondo esterno.

Quando e come si sviluppa l’attaccamento?

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L’attaccamento si sviluppa molto presto, intorno al primo anno di vita. Inizia a crearsi nel momento in cui il bambino, che non sa esprimersi verbalmente, comunica attraverso le manifestazioni emotive i suoi bisogni e le sue necessità (piange, ride, ecc), e la mamma comincia a sintonizzarsi emotivamente con lui e a comprendere e accogliere le sue esigenze.

Perché si sviluppi un attaccamento sicuro, il bambino deve sperimentare una figura di riferimento empatica nei suoi confronti, che riesca a comprendere non solo i suoi bisogni pratici, ma soprattutto le necessità emotive: il bisogno di accudimento, affetto e attenzione. 

Secondo la teoria di Bowlby, esistono diversi tipi di attaccamento, che vanno dall’attaccamento sicuro a quello insicuro. 

Come sviluppare un attaccamento sicuro?

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Per sviluppare un attaccamento sicuro è necessario sintonizzarsi con il proprio bambino e comprendere i suoi bisogni emotivi: vicinanza, affetto, amore, accudimento.

Questo permette al bambino di interiorizzare un’immagine di sé come di un individuo che può esprimere bisogni, perché quei bisogni vengono accolti e soddisfatti. Anche crescendo il bambino saprà che nei momenti in cui si sente stanco e triste, la mamma può essere un punto di riferimento. 

I bambini che sperimentano e interiorizzano un attaccamento insicuro, con il tempo impareranno a cavarsela da soli: quando saranno tristi e stanchi sapranno di non poter chiedere aiuto alla mamma, perché non sarà capace di comprendere e dare soddisfazione alle loro richieste.

Perché i figli si allontanano dai genitori?

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L’allontanamento dei figli dai genitori è fisiologico nell’adolescenza. Si tratta di un processo normale che serve ai figli per differenziarsi: per crescere hanno bisogno di prendere le distanze da mamma e papà. 

Durante l’infanzia, i bambini vedono i genitori come figure ideali e infallibili.

Questo avviene perché il bambino deve imparare a capire chi è differenziandosi da quelle che sono state le sue figure di riferimento. Da bambini, si vedono i genitori come figure perfette, il loro comportamento come sempre adeguato, e si tende a imitarli.

Con il passare degli anni, ci si rende conto che anche i genitori sbagliano e commettono errori. I figli, quindi, perdono un po’ i punti di riferimento: questo serve per far sì che, differenziandosi, si formi la loro personalità. 

È un periodo molto difficile per i genitori, ma di fondamentale importanza per il figlio.

L’adolescente ha bisogno di contrastare tutto quello che dicono i genitori, per sentire di avere una propria personalità e soprattutto per avere lo spazio per costruirla in modo autonomo rispetto ai genitori.

Quando la relazione madre-figlio diventa tossica o morbosa?

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Alcuni comportamenti possono avere risvolti negativi e rendere tossica o morbosa la relazione madre-figlio. Per esempio, può capitare che la madre non si adatti alle esigenze del figlio e sia totalmente centrata sui propri bisogni. Di conseguenza, le sue azioni non sono orientate per soddisfare i bisogni del bambino. 

Il problema è che queste mamme non sono assolutamente consapevoli del tipo di condotta che mettono in atto.

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Quali sono gli elementi per un buon rapporto tra madre e figlio?

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Per un buon rapporto tra madre e figlio, uno degli elementi essenziali è quello di sintonizzarsi sui bisogni del figlio

Questo e non vuol dire assecondare qualsiasi richiesta dei propri figli: non si parla di bisogni pratici, ma soprattutto di esigenze emotive. Su queste, bisogna cercare sempre di essere disponibili: necessità di vicinanza, attenzione, coccole, sentirsi amati. Questi sono bisogni imprescindibili che devono sempre essere soddisfatti.