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Pubblicato inGenitori

Il rapporto mamma e figlia

Il rapporto tra mamma e figlia è uno dei primi legami che si instaurano nella vita. Complesso e appagante al tempo stesso, vediamo come si consolida e quali sono i comportamenti per migliorarlo.

rapporto mamma figlia

Il rapporto tra mamma e figlia è una delle relazioni più profonde che vengono sperimentate nel corso della vita di una donna. Essenziale per la crescita emotiva e psicologica, non sempre è facile da gestire.

Insieme alla dottoressa Giulia Virginia Mazzarini, psicoterapeuta del Santagostino, vediamo su cosa si fonda la relazione mamma-figlia, e quali sono gli elementi essenziali per un legame sano e costruttivo.

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In cosa consiste il rapporto tra mamma e figlia?

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Il rapporto tra madre e figlia è il primo legame che si instaura nella vita di una donna, sfaccettato e complesso, pieno di amore ma anche di difficoltà, inizia a crearsi già durante la gravidanza. In base alle sue caratteristiche e al modo in cui viene costruito, influenza la vita e la crescita di entrambe le figure coinvolte.

Proprio su questo primo legame si fondano, infatti, tutte le relazioni successive che la figlia allaccia nel corso della vita. D’altro canto anche per la madre, la nascita di una figlia modifica il modo in cui questa si approccia al mondo e stringe legami. Di conseguenza, è di un’importanza fondamentale.

In generale, al di là delle differenze genetiche tra i sessi, il rapporto tra madre e figlia non si distingue in nessun modo dal rapporto con un figlio: sono sostanzialmente identici.

L’importanza della cura

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Il rapporto tra genitori e figli è un dato biologico: nasciamo con un patrimonio genetico che ci predispone a essere dipendenti dal legame affettivo, di conseguenza, se non c’è qualcuno che si prende cura di noi, moriamo.

Essendo mammiferi, abbiamo bisogno di quella che solitamente è la figura materna, ma non è solo una questione di “materno”: abbiamo bisogno in generale di qualcuno che si occupi di noi, che sia una madre, un padre o qualcuno che rivesta un ruolo genitoriale.

Un tipico esempio è quello degli animali in natura: i cuccioli senza una madre che li protegga dai predatori sono destinati a morire. Anche per la nostra specie avviene lo stesso. Chiaramente, oggi le nostre condizioni di vita sono diverse rispetto al pleistocene: non esistono più i predatori, ma ci sono comunque dei rischi e dei pericoli, per esempio i malesseri psicologici e le difficoltà emotive.

Se un figlio/una figlia sente di non avere nessuno che si occupa di lui, ne risentirà: la sua autostima ne sarà minata, e i rapporti che instaura saranno all’insegna della sfiducia. È importante ricordare che non si tratta solo di una cura di tipo materiale, ma soprattutto affettiva. 

Cos’è la mamma per una figlia?

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Cosa rappresenta dunque una mamma per una figlia? La figura materna è il modello di riferimento femminile più importante per una figlia

Il suo ruolo è fondamentale nell’offrire stabilità, affetto e supporto emotivo in ogni fase della crescita della figlia. La mamma può diventare in questo senso una confidente, una persona di fiducia cui chiedere consiglio per affrontare difficoltà e prendere decisioni.

Orienta quindi il percorso di vita della figlia fin dai primi contatti: agisce come guida, plasmando in modo profondo lo sviluppo della bambina attraverso le sue azioni e le parole. Ne influenza i comportamenti, le relazioni e la gestione delle sfide quotidiane.

Per questo è cruciale che la madre si sforzi di essere un esempio virtuoso: così contribuirà al benessere all’equilibrio della figlia, aiutandola a sviluppare consapevolezza di sé e sicurezza.

Cosa prova una mamma per una figlia?

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La figura materna è associata a un amore incondizionato per i propri figli, fatto di tenerezza, dedizione e protezione. Un amore che si esplica nella volontà di perseguire il benessere dei propri figli e di far fronte alle loro necessità in ogni momento, nella felicità provata di riflesso alla loro felicità, nella dimostrazione di vicinanza e sostegno in ogni circostanza.

Eppure essere madri è una condizione molto più sfaccettata, vissuta in modo soggettivo da ciascuna donna e comprensiva di uno spettro di sentimenti differenti, che talvolta possono essere anche negativi. Basti pensare ai casi in cui il rapporto mamma figlia si accompagna a dinamiche di distanza emotiva, manipolazione mentale o violenza psicologica.

Rapporto mamma figlia: un legame sicuro

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Un legame sicuro tra mamma e figlia, e più in generale, tra genitori e figli, è di fondamentale importanza per il benessere psicologico ed emotivo di entrambe le parti. Lavorare per favorirlo deve essere una priorità.

La madre deve imparare a sintonizzarsi sui bisogni dei figli, non tanto su quelli pratici, ma soprattutto su quelli emotivi, per fare in modo che i figli si sentano presi in considerazione, pensati, fin da quando sono neonati, e quindi di conseguenza accolti, accettati, capiti e amati.

Il legame sicuro contraddistingue l’intera crescita di una figlia, e incide su tutte le relazioni che verranno instaurate in futuro: dalla scelta degli amici a quella dei partner. Ma soprattutto è di fondamentale importanza per la percezione di sé e per la formazione dell’autostima. Più il legame si fonda su basi solide e sicure, più i figli si considerano persone degne di essere amate, di poter esprimere bisogni.

Come cambia il rapporto mamma figlia con il passare del tempo?

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La relazione tra madre e figlia cambia con il passare del tempo perché anche i compiti evolutivi che una madre e un figlia hanno cambiano nella crescita. In generale – e questo succede per tutti – i bisogni cambiano in base all’età, ma il punto di arrivo è sempre l’autonomia. Un genitore deve accompagnare i propri figli verso il suo raggiungimento. 

I figli devono poter ambire a fare da sé, e soprattutto sentirsi capaci di affrontare le diverse situazioni di fronte cui li pone la vita. In presenza di legame sicuro, quando sarà il momento di allontanarsi dai genitori, il figlio non lo vivrà come un abbandono.

Quali sono i problemi più frequenti nel rapporto tra mamma e figlia?

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Ci sono dei momenti in cui il rapporto tra mamma e figlia deve, per forza di cosa, subire delle contratture. Uno di questi è sicuramente l’adolescenza, una fase spesso conflittuale che vede contrapporsi genitori e figli. Se questo non avviene, non può verificarsi la necessaria separazione che implica il diventare adulti. Per i genitori è importante stare attenti, e soprattutto accettare il fatto che la propria figlia o il proprio figlio crescano e che, prima o poi, si separino da loro: è un momento necessario.

Questa tappa ha un potere emotivo enorme: è un passaggio difficile che comporta un cambiamento molto significativo, dopo il quale le cose non saranno più come prima. 

È bene ricordare che solo i rapporti più fragili non vengono mai messi alla prova, per paura che si rompano, e che più i figli sentono di avere spazio, di potersi esprimere come persone, e non solo come bambini, più si sentono appoggiati. Questo garantisce anche un rapporto equilibrato con i genitori in età adulta.

Cosa fare quando il rapporto diventa difficile?

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In presenza di un rapporto difficile tra madre e figlia la prima cosa è accorgersene e farsi delle domande. Non si può sapere a priori come fare. Non ci sono linee guida valide per tutti: ogni situazione rappresenta un unicum. Interrogarsi e non lasciare che le cose accadano, però, sono dei buoni punti di partenza. Lavorare su se stessi e non aver paura di sbagliare (che è umano), rimanere concentrati e preoccupati sul legame, per cercare di risolvere la situazione, sono suggerimenti validi per tutti.

In altre parole, quando ci sono dei campanelli di allarme che possono minare la relazione tra genitori e figli, è importante occuparsene, perché è il primo segno di cura, e soprattutto i genitori non devono addossare le responsabilità e i doveri solo ai figli, cadendo nel ruolo di vittime.

Bisogna capire insieme cosa si può fare per superare le difficoltà. La mamma deve lasciare andare i figli affinché essi possano individualmente e autonomamente confrontarsi con il mondo. È una fase più delicata che implica una differenza importante: dopo questa tappa le cose non saranno più come prima, ma rientra nella normalità delle cose, e soprattutto in uno sviluppo e una crescita sani.

Come migliorare il rapporto tra madre e figlia?

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Alcuni suggerimenti per i genitori sono sicuramente quelli di favorire l’autonomia, essere presenti, quando i figli hanno bisogno di un supporto emotivo, fargli capire che possono sempre contare su di loro e che possono sempre tornare, quando si allontanano. 

La prima regola è quella di considerare i propri figli come persone. Le ragazze devono cominciare a crescere smettendo di essere figlie, diventare adulte e fondare nuovi legami. La stessa cosa vale per i ragazzi.

Non è infrequente, nella pratica clinica, parlare con genitori che vivono sensi di colpa o di inadeguatezza, o che si preoccupano di essere potenzialmente dannosi o di aver già danneggiato i propri figli con i propri comportamenti o con le proprie – spesso umane – difficoltà emotive. 

La cosa importante è quella di trattarsi in primis come delle persone, oltre che come madri o padri, e nello specifico come persone che si stanno interrogando, che si stanno prendendo cura di se stessi. La preoccupazione di poter sbagliare è un indice di consapevolezza, e già questo semplice atto rende di per sé un genitore adeguato.

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Non esistono genitori perfetti

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La cosa da fare, dunque, non è addossarsi colpe o sentirsi inadeguati ma farsi delle domande: fermarsi a riflettere sul proprio ruolo di genitore rappresenta già di per sé un segno importante di cura e di umiltà, e indica che ci si sta interrogando e mettendo in discussione. Interrogarsi significa che si è già a metà dell’opera, che si è già consapevoli dell’importanza del proprio ruolo genitoriale, e che si sta già facendo in tal senso un buon lavoro.

Lo psicoanalista Donald W. Winnicott nella raccolta dei suoi saggi I bambini e le loro madri ha descritto il rapporto profondo tra madre e figlio elaborando il concetto di “madre sufficientemente buona” e non di madre perfetta. Questo vuol dire che una madre, nel suo compito di presentare il bambino al mondo, lo deve fare al meglio delle sue possibilità, cercando di capire quando proteggere il figlio, quando nutrirlo o quando spronarlo.

La madre deve accettare di non potere essere una mamma totalmente buona ma una mamma umana, animata dall’amore per il proprio bambino ma anche dalle dimensioni emotive più umane. L’amore è un sentimento complesso che include anche aspetti di ambiguità e di ambivalenza che le madri devono essere aiutate a riconoscere, accettare e a non negare per il proprio benessere, per quello del loro bambino e per salvaguardare il legame.