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Pubblicato inGenitori

Come comunicare meglio in famiglia con i ragazzi

La fase adolescenziale è un periodo di cambiamento personale sia fisiologico sia psicologico e relazionale: insieme al figlio adolescente cambia il rapporto e il modo di comunicare con i genitori, che spesso hanno difficoltà a capire come comportarsi. Ecco i consigli per una buona comunicazione

Comunicare in famiglia con i ragazzi non è semplice e non vi è un manuale che – se seguito alla lettera – porta a un risultato certo. Essere genitori di un adolescente vuol dire in primis cercare un nuovo equilibrio rispetto a quello che ha caratterizzato l’infanzia.

Un equilibrio delicato, che va costruito in ogni momento con ascolto, attenzione e interesse rispetto a ciò che un figlio pensa, esprime e vive. Mantenere vivo questo atteggiamento di apertura può essere complesso: alle volte il genitore si può sentire impotente, aggredito, spaventato, confuso.

L’adolescente necessita di un distacco dalla famiglia, di investire su un mondo esterno fatto di coetanei e interessi, spinto anche dallo sviluppo delle pulsioni libidiche, di definire la propria identità e, dunque, anche di rivedere limiti e criticità dei propri genitori.

Si tratta della cosiddetta fase di separazione e individuazione che porta i giovani a rendere la comunicazione familiare teatro di conflitto e ribellione oppure a trincerarsi dietro al silenzio, preferendo chiudersi in luoghi protetti (la propria cameretta, i social, i videogiochi) e lasciando lo spazio della comunicazione vuoto di parole e di possibilità di confronto.

Scopriamo come gestire al meglio questo delicato passaggio.

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Quali sono le buone abitudini per comunicare in famiglia con i ragazzi?

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1. Interessarsi al loro mondo senza giudicare

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Costruire una buona comunicazione richiede da parte di un genitore attenzione verso ciò che il figlio adolescente sta diventando in questa fase di costruzione della sua persona: quali sono i suoi interessi? Cosa lo appassiona? Che relazioni amicali ha?

È essenziale dedicargli del tempo di qualità, in cui provare a sintonizzarsi con i suoi bisogni, stati d’animo ed eventuali tensioni in sospeso.

Affinché un adolescente percepisca la vicinanza del genitore, al di là degli inevitabili motivi di discordia che la loro relazione attraverserà, sono fondamentali: 

  • Ascolto
  • Interesse e curiosità
  • Comprensione
  • Accettazione non giudicante

Per quanto continui a prendere le distanze dai genitori, l’adolescente ha infatti bisogno di ricevere da parte loro un riconoscimento dei comportamenti che attestano la sua autonomia e identità, la validazione delle sue capacità di coping, di gestione dei pensieri e delle relazioni. Senza non può affrontare il “salto nel mondo adulto”.  

Videogiochi, uso del telefonino, social, cosplay, anime, gender fluid: sono tutti termini che i genitori spesso subiscono come qualcosa di incomprensibile, come un mondo in cui sono incastrati i figli e dal quale si sentono esclusi. Ebbene, il primo passo per entrare in connessione è sviluppare un atteggiamento socratico: accettare di non sapere come funziona il “mondo adolescenziale”, non sentirsi per questo in difetto, andare oltre pregiudizi e paure, e chiedere ai figli di farsi condurre in quella realtà.

2. Non farsi condizionare dalle proprie aspettative

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Osservare la nuova identità che si sta formando davanti ai propri occhi spesso significa scoprire come essa sia molto diversa da quanto ci si aspettava. 

Il confronto con le proprie aspettative genitoriali e l’accettazione della realtà del figlio sono essenziali per comunicare con l’altro, inteso come figlio altro, diverso dal bambino con cui si è vissuto qualche anno prima. Molti genitori fanno fatica a riconoscere quanto le proprie idee, i propri valori e desideri impediscano di accettare il figlio per com’è e dunque di sviluppare un sano interesse per lui o lei.

Attraverso dei percorsi di sostegno alla genitorialità, hanno bisogno di elaborare un “lutto” dell’infanzia e del sistema comunicativo che ha caratterizzato la relazione genitore-figlio durante le prime fasi della vita, e di riconoscere quanto, in modo inconscio, stiano spingendo il figlio in una direzione piuttosto che stargli accanto nelle sue scelte.

3. Accettare la possibilità dell’errore

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Spesso, infatti, i genitori tentano di prolungare la fase infantile per proteggere i figli da eventuali “errori” o “sbagli”:

  • Cercano di controllarli
  • Limitano le loro libertà di scelta e uscita
  • Li spingono verso alcune attività e interessi e gliene vietano altri (come l’uso di strumenti elettronici o l’accesso ai videogiochi) viste come fonti di rischio per il loro sviluppo

Questa posizione limita molto la comunicazione con i ragazzi, che si sentono costretti ad adeguarsi a ciò che vuole il genitore, salvo poi sviluppare dei sintomi di sofferenza (ansia, attacchi di panico, depressione…).

Il controllo o l’iperprotezione di un genitore – il cosiddetto genitore elicottero – comunica al figlio una scarsa fiducia nelle sue capacità decisionali e di crescita, la richiesta implicita di essere perfetto per tenere a bada le preoccupazioni dell’adulto. 

Per sviluppare una fiducia reciproca e un dialogo costruttivo è necessario, invece, accettare che sbagliare è inevitabile nella vita e che il proprio figlio potrà crescere solo imparando dai propri errori.

4. Educare i figli a parlare delle proprie emozioni

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Può essere molto utile educare i figli a parlare di emozioni, positive e negative, a partire dalle proprie esperienze di vita e anche dai propri fallimenti. Si tratta di una vera e propria “educazione” e “palestra” al fallimento, che aiuta molto i figli a non sentirsi inadeguati e inferiori (come spesso capita nella società attuale) se non rispecchiano ciò che gli altri gli chiedono o si aspettano da loro.

5. Definire limiti e regole

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Infine la comunicazione dei genitori con i figli deve riguardare il tema importante della definizione dei limiti e delle regole, che spesso diventa luogo di discussione e tensione.

Uscite serali, orari di rientro, amici più o meno affidabili, sostanze da temere e bandire: è importante costruire un confronto anche su questi temi, e cercare di comprendere le richieste dei ragazzi chiedendosi:

  • Quanto è importante per loro appartenere a un gruppo di amici?
  • Quanto si sentono in difficoltà nell’avere regole diverse dagli altri?
  • Riescono a dire di no ed avere una propria posizione rispetto all’uso di sostanze?

Poi, alla luce di questi ragionamenti, rimodulare eventualmente le regole che si pensava di imporre.

Allo stesso tempo, i figli devono avere chiari i limiti proposti dai genitori e capire che servono a proteggerli da condotte che possono mettere a rischio la loro vita (uso o abuso di sostanze) e a farli crescere imparando a modulare le proprie relazioni (limiti di orari e uscite).

Comunicare in famiglia con i ragazzi: come non lasciare questioni in sospeso?

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Spesso i genitori si pongono domande su come affrontare questioni critiche:

  • È meglio riprendere i motivi che hanno scatenato una discussione o lasciar correre?
  • Bisogna condividere con i figli problemi di lavoro o di salute?
  • Come comunicare in famiglia, con i ragazzi, che non si va più d’accordo con il coniuge?

Si può rispondere a questi dubbi tenendo conto del funzionamento psichico del giovane e delle dinamiche relazionali interne alla famiglia. Di solito gli adolescenti cercano un approccio adulto alla sfera emotiva, per cui le emozioni e gli eventi negativi possono venire nominati, spiegati e capiti. I ragazzi si sentono invece ingannati se i genitori, per proteggerli, nascondono loro la verità.

Il confronto con eventi dolorosi suscita emozioni che devono essere accettate prima dal genitore per poter essere poi condivise con i figli: la paura del futuro e della morte, l’angoscia di un dolore insopportabile, di non essere abbastanza forte per sopravvivere a un dolore, di perdere la stabilità familiare in seguito a una separazione coniugale, rabbia e risentimento.

Gli adolescenti sono molto sensibili verso il vissuto degli adulti, poiché sviluppano abilità cerebrali e relazionali che li rendono ancor più capaci di “captare” le vulnerabilità altrui. Il consiglio è allora quello di parlare con consapevolezza, senza alterare la realtà né esporli a un confronto non ragionato. Quello che può risultare traumatico per un giovane non sono tanto le emozioni negative quanto l’impossibilità di comprenderle.

Dunque è meglio affrontare situazioni lasciate in sospeso, spiegando il proprio punto di vista e cercando di comprendere quello del figlio, non temendo di causargli stress ulteriori, ma dandogli la possibilità di elaborare in modo adulto emozioni ed eventi negativi.

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Come parlare con la propria moglie/marito/partner?

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In tutte le fasi di sviluppo di un figlio è essenziale che i genitori mantengano una comunicazione autentica rispetto all’educazione da impartire e alla presenza di eventuali difficoltà nell’avere un compito educativo.

Non sempre è semplice: il tempo non sembra mai abbastanza; prevalgono abitudini, peculiarità caratteriali, impegni lavorativi e familiari. I genitori fanno quello che possono e questo limite può essere motivo di critica da parte del figlio: prima di tensione, poi di separazione interiore (il tentativo di fare qualcosa di diverso dal genitore).

La realtà è molto lontana da un’ideale di comunicazione costante che coinvolga equamente la coppia genitoriale. È essenziale, però, tenere a mente che durante l’adolescenza, il confronto e il sostegno tra genitori e il loro coinvolgimento “a pari merito” nel compito educativo siano ancor più decisivi per capire i bisogni del figlio.

Due esempi che sottolineano l’importanza di comprendere i bisogni di un figlio adolescente attraverso il confronto con il coniuge/partner e di diventare consapevoli delle dinamiche relazionali tipiche di questa età: 

  • Può essere importante che, dopo un periodo prolungato di vicinanza con la figura materna durante l’infanzia e la preadolescenza, il figlio necessiti di recuperare un confronto con il padre, e che raggiunga così, grazie a lui, la giusta distanza dalla madre (pur mantenendosi in comunicazione con lei)
  • Può accadere anche che, nella fase adolescenziale, i figli abbiano il bisogno di sentirsi al centro dei discorsi dei genitori, nonostante trovino difficoltà a mantenere con loro un dialogo. Come se questo ricreasse una coppia unita e uno spazio personale di definizione di sé

Infine, mai dimenticare che, quando comunicare in famiglia con i ragazzi diventa una seria difficoltà, si può ricorrere al supporto di specialisti psicoterapeuti esperti di adolescenza per intraprendere dei percorsi di sostegno alla genitorialità.