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Pubblicato inSalute

Cos’è il protocollo ERAS? Per cosa viene adottato?

Il protocollo ERAS è stato pensato – e viene continuamente aggiornato – per aiutare il paziente nella fase precedente un intervento chirurgico e, nella fase post-operatoria, guidarlo verso un pieno e rapido recupero.

protocollo eras cosa è e come si applica

Il protocollo ERAS consiste in un insieme di pratiche cliniche integrate, e basate su evidenze scientifiche, finalizzate a ottimizzare la gestione del paziente e i risultati postoperatori. Promuove inoltre una rapida guarigione e una giusta ripresa dello stato di salute, dopo un intervento chirurgico.

Le pratiche ricomprese nel protocollo ERAS possono variare a seconda della specifica procedura chirurgica, ma ci sono alcune componenti comuni che vengono generalmente adottate.

Protocollo ERAS, di cosa si tratta?

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ERAS sta per Enhanced Recovery After Surgery, che può essere tradotto in italiano con: miglior recupero post intervento chirurgico. Si tratta di un approccio multidisciplinare che prevede il coinvolgimento di professionisti e specialisti quali dietista, chirurgo, infermiere, anestesista, fisioterapista.

L’idea di fondo è approntare la migliore gestione del paziente:

  • prima dell’intervento, quindi durante la fase pre operatoria
  • nel periodo post intervento, ovvero durante la degenza ospedaliera.

I diversi e specifici protocolli ERAS sono pensati, sviluppati e quindi promossi dalla ERAS Society.

Come si chiama il periodo dopo l’intervento chirurgico?

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L’arco di tempo che segue il completamento di un intervento chirurgico prende il nome di periodo postoperatorio. E comprende anche ogni singola cura di cui il paziente deve beneficiare, anche in correlazione con l’intervento subito.

Quando nasce il protocollo ERAS?

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Il protocollo ERAS ha iniziato a svilupparsi negli anni 90 ed è stato introdotto per la prima volta nel Regno Unito dal chirurgo Henrik Kehlet. Il concetto di ERAS si è evoluto a partire dalla considerazione che molte pratiche tradizionali nel campo della chirurgia non erano ottimali per la guarigione dei pazienti e comportavano una lunga degenza ospedaliera, oltre ad un recupero più lento.

Henrik Kehlet, ha dimostrato che con l’attuazione di specifiche misure preoperatorie, intraoperatorie e postoperatorie, i pazienti potevano beneficiare di:

  • recupero più rapido
  • riduzione delle complicanze
  • diminuzione della durata dell’ospedalizzazione.

In quali tipi di interventi agisce il protocollo ERAS?

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L’applicazione del protocollo ERAS è prevista per interventi di chirurgia addominale maggiore, come nel caso della colecistectomia, ovvero rimozione della colecisti; uno degli interventi più comuni in chirurgia. Seguendo il protocollo la dimissione del paziente può avvenire entro un massimo di 3 giorni.

Nei casi di resezione intestinale, la mobilizzazione precoce e l’alimentazione entro 24 ore riducono il rischio di ileo post-operatorio e consentono dimissioni precoci in un arco di tempo compreso tra i 3 e i 5 giorni.

Quando una paziente è sottoposta ad un intervento di isterectomia, l’applicazione di ERAS con anestesia peridurale, in assenza di sonde naso-gastriche e drenaggi, con mobilizzazione e alimentazione precoce, permette dimissioni in 2/massimo 4 giorni con una buona soddisfazione e un rischio minore di infezioni delle vie urinarie.

Se, quindi, il paziente è sottoposto a bypass gastrico, in un contesto di chirurgia bariatrica, l’applicazione del protocollo ERAS consente una degenza media di 3 giorni. Anche nei casi di trattamento chirurgico di malattia diverticolare si ricorre con buoni esiti al protocollo.

In cosa consiste?

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Il protocollo ERAS può essere applicato a diversi tipi di chirurgia, tra cui interventi addominali, ortopedici, ginecologici e urologici

  • educazione del paziente, per fornire al paziente informazioni dettagliate sul percorso chirurgico, le aspettative postoperatorie e gli obiettivi di recupero
  • preparazione preoperatoria, ottimizzare la condizione fisica del paziente attraverso una gestione adeguata dell’alimentazione, dell’idratazione, dell’attività fisica e della cessazione del fumo, se necessario
  • anestesia, per ridurre il rischio di complicanze e migliorare il controllo del dolore postoperatorio
  • riduzione dello stress chirurgico: adottando tecniche chirurgiche a basso impatto per ridurre il trauma tissutale e minimizzare la risposta infiammatoria
  • gestione del dolore, dal momento che un’adeguata analgesia perioperatoria permette di controllare il dolore postoperatorio e ridurre l’uso di oppioidi
  • nutrizione, con il fine di favorire l’inizio precoce della nutrizione orale o enterale dopo l’intervento chirurgico per accelerare il recupero nutrizionale
  • mobilità precoce, per incoraggiare il paziente a riprendere l’attività fisica il prima possibile dopo l’intervento chirurgico e ridurre così il rischio di complicanze associate all’immobilità prolungata
  • monitoraggio e follow-up: valutare regolarmente il paziente durante il periodo postoperatorio per rilevare precocemente eventuali complicanze e fornire un adeguato supporto nel percorso di recupero.

Pratiche previste nel protocollo ERAS

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In termini più concreti, ed esemplificativi, il protocollo ERAS viene attuato ad esempio attraverso:

  • assenza digiuno prolungato. Il paziente assume liquidi fino a 2 ore prima dell’intervento e snack fino a 6 ore prima, così da ridurre il catabolismo
  • nessuna preparazione intestinale meccanica, ma solo lassativi orali e solo se necessari
  • controllo dell’equilibrio idro-elettrolitico e dell’emoglobina prima dell’intervento
  • assenza di tubi naso-gastrici e drenaggi.

Cosa viene consigliato per i pazienti sottoposti a chirurgia colorettale?

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Tra i diversi ambiti chirurgici che possono essere interessati dal protocollo ERAS è il tumore del colon retto, la cui diagnosi prevede, tra gli altri esami, la ricerca del sangue occulto fecale, cui una colonscopia, presente anche nei programmi di screening e prevenzione, e una biopsia.