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Pubblicato inTerza età

Come curare la palpebra cadente?

La palpebra cadente è una condizione che può presentarsi fin dalla nascita, esordire in tarda età o accadere a causa di un trauma. Quando determina conseguenze a svantaggio della vista, richiede un trattamento chirurgico.

palpebra cadente cause e rimedi

La palpebra cadente è una condizione che, a differenza di quanto si ritiene, non interessa solo persone di età avanzata, ma può essere presente sin dalla nascita.

Quali possono essere le cause per la sua insorgenza, e in che modo è possibile intervenire per risolvere questa condizione? Risponde a queste, e altre domande, il dottor Angelo De Cataldis, medico chirurgo specialista in chirurgia generale, e dirigente direzione sanitaria generale del Santagostino.

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Come può essere definita la palpebra cadente, o ptosi?

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La palpebra cadente, in termini tecnici ptosi palpebrale, è definibile come una progressiva lassità cutanea della palpebra superiore, che arriva a coprire parzialmente l’occhio del soggetto. Ci sono diverse cause all’origine di questa condizione, tra le quali è possibile indicare l’invecchiamento cutaneo.

La ptosi palpebrale rende progressivamente sempre più difficile aprire gli occhi, e può determinare conseguenze che vanno dall’ambliopia, fino ad una compromissione a gradi estremi dello stesso campo visivo.

Quali sono le cause della palpebra cadente?

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La palpebra cadente può essere conseguenza di:

  • perdita di efficacia del muscolo elevatore della palpebra
  • perdita di tono dell’aponeurosi, una sorta di tendine che tiene unita la porzione cutanea della palpebra a quella muscolare

A causa della perdita di tono dell’aponeurosi il muscolo elevatore della palpebra, anche se presenta una buona funzionalità, non è in grado di sollevare la palpebra stessa a causa del lasso legame con la sua aponeurosi.

Per rendere l’idea di questo meccanismo, è come se in una saracinesca con motore, il motore funzionasse bene, ma le funi che tirano non riescono ad aprirla del tutto. Ad essere interessati dalla ptosi possono essere, aggiungiamo, sia il complesso neuromuscolare che il muscolo di Müller, entrambi coinvolti nel sollevare la palpebra superiore.

Quanti tipi di ptosi esistono?

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Esistono diverse forme di ptosi palpebrale. Ci può essere, ad esempio, una ptosi congenita e una acquisita. A seconda che la palpebra cadente sia una condizione congenita o acquisita, possiamo indicare cause specifiche.

Palpebra cadente congenita

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Quando la ptosi è congenita, nella maggior parte dei casi è bilaterale, e l’origine può essere fatta risalire ad una malformazione a carico delle strutture che permettono il sollevamento della palpebra, oppure una malformazione della componente neurologica. È proprio nei casi di ptosi congenita che si presenta il rischio di sviluppo di ambliopia nei pazienti più piccoli.

Palpebra cadente acquisita

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Le ptosi palpebrali acquisite spesso si presentano monolaterali, e le cause possono essere:

  • meccaniche, dovute ad una neoformazione che interessa la palpebra superiore. Come accade nei casi di angioma, di cicatrice o, aggiungiamo, per via di un trauma che ha alterato i muscoli palpebrali
  • miogene, che dunque interessano i muscoli. Possono essere favorite dalla miastenia e spesso sono bilaterali
  • neurogene, che interessano i nervi. L’insorgenza è determinata da una ischemia, che a sua volta causa una paralisi del terzo nervo cranico, responsabile del muscolo elevatore della palpebra superiore.

Indichiamo anche la ptosi senile. In questo caso siamo di fronte sia ad una involuzione fisiologica del tendine del muscolo elevatore della palpebra, sia all’enoftalmo. Un infossamento del bulbo oculare all’interno dell’orbita, cui segue un arretramento del bulbo stesso.

Differenza tra ptosi palpebrale e blefarocalasi

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La ptosi palpebrale spesso viene confusa con la blefarosicalasi. Ma si tratta di due condizioni cliniche di tipo diverso. Con l’avanzamento dell’età è possibile che un paziente presenti sovrabbondanza di cute, nella zona palpebrale. Si forma quindi una piega, chiamata plica, che supera il bordo della palpebra, e può essere confusa con una ptosi.

Ma il bordo palpebrale non si è affatto abbassato, è la cute in eccesso ad avere superato il bordo della palpebra. Sono questi i casi in cui si interviene con una blefaroplastica.

Cosa fare se si ha la palpebra cadente?

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L’intervento chirurgico è il trattamento d’elezione, sempre. Può essere eseguito in regime di day-surgery o ambulatoriale, e richiede assistenza anestesiologica. Consiste nel rimuovere la pelle palpebrale in eccesso e rinforzare l’aponeurosi del muscolo elevatore della palpebra. Nel caso di ptosi nei bambini, risulta fondamentale aspettare che lo sviluppo corporeo sia completato, prima di intervenire chirurgicamente.

Questo tipo di operazione presenta complessità, dal momento che richiede al medico chirurgo lo stabilire, in modo estremamente preciso, il grado di rinforzo muscolare, così da ottenere una regolazione corretta. Dei muscoli non opportunamente rafforzati, infatti, rischiano di determinare una elevazione insufficiente e inadeguata della palpebra.

Se, al contrario, si ha un rafforzamento disfunzionalmente pronunciato, l’eccessiva elevazione non permette una chiusura completa dell’occhio, con il rischio di possibili ulcere o perforazioni della cornea.

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Come sollevare le palpebre senza chirurgia?

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Come abbiamo appena indicato, il trattamento chirurgico è l’unico realmente efficace. Esiste tuttavia una tecnica alternativa è data dall’intervento laser, che in ogni caso non risolve i casi più impegnativi.

Nei casi di ptosi medie oppure lievi si ha un disagio estetico di rilievo, ed è anche possibile che non si intervenga chirurgicamente. Rileviamo come in queste circostanza il paziente possa acquisire una posizione del capo scorretta, a compensazione dell’abbassamento palpebrale.

Come evitare la caduta delle palpebre?

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Non esiste una prevenzione specifica per scongiurare l’insorgenza di una ptosi. Molto dipende anche dalle caratteristiche genetiche di ognuno di noi.