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Pubblicato inSalute

Lipoproteina A: alla scoperta del colesterolo “super cattivo”

Non solo colesterolo buono e cattivo: la Lipoproteina A è un valore fondamentale quantificare il rischio cardiovascolare. Ecco di cosa si tratta e come monitorarla

Colesterolo buono e colesterolo cattivo: due facce della stessa medaglia

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La lipidologia moderna ha tradizionalmente distinto il colesterolo in “buono e cattivo” in base alla densità delle lipoproteine che lo trasportano. Dato che che non esistono valori di sicurezza assoluti e che i valori limite vanno contestualizzati in base al profilo di rischio cardiovascolare del paziente, è di comune concezione la distinzione tra colesterolo “buono e cattivo”. In una famosa serie televisiva, alla domanda “Sai qual è la differenza tra il colesterolo buono e quello cattivo”, l’attore di turno rispondeva: “No, ma quello cattivo mi sembra più saporito”.

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Ma qual è la differenza tra i due? Possiamo dire che il colesterolo cattivo è trasportato da lipoproteine a bassa densità (LDL, low density lipoproteins) e tende a depositarsi nei vasi sanguigni formando le placche aterosclerotiche. Al contrario il colesterolo buono è trasportato da lipoproteine ad alta densità (HDL, high density lipoproteins) e funziona da “scavenger” (dall’inglese “spazzino”): rimuove il colesterolo in eccesso trasportandolo dalla periferia al fegato.

Il colesterolo “cattivissimo”: la Lipoproteina A piccola

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La cinematografia moderna ci insegna che ad un certo punto la dialettica degli opposti buono/cattivo si complica con l’arrivo del “cattivissimo”. Nel nostro caso si tratta di una frazione del colesterolo LDL, anche detta “terzo colesterolo” o Lipoproteina(a) piccola.

Questo colesterolo “super cattivo” un è po’ nascosto e trascurato nei comuni screening di check-up, spesso abbreviato come Lp(a). Ma è strutturalmente assimilabile ad una LDL ma più piccola e “appiccicosa” ovvero con una maggior tendenza a depositarsi nei vasi.

A differenza delle LDL, i valori di Lipoproteina A piccola sono determinati geneticamente. Sono quindi poco influenzati dalla dieta e meno controllabili con le classiche misure farmacologiche come le statine. La probabilità di eventi cardiovascolari aumenta linearmente all’aumentare della concentrazione ematica della Lp(a), specialmente a concentrazioni > 50 mg/dl. La peculiarità della lipoproteina A, a differenze delle altre lipoproteine, è quella di associarsi maggiormente agli eventi trombotici e alle calcificazioni cardiovascolari.

Intercettare il “super cattivo”: come funziona la Lipoproteina A?

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Secondo le ultime linee guida europee, la concentrazione ematica di Lp(a) dovrebbe essere testata almeno una volta nella vita. Si esegue velocemente a un costo molto contenuto, ma consente di stratificare meglio il rischio cardiovascolare individuale. Uno screening più approfondito andrebbe somministrato a coloro che hanno sofferto di eventi cardiovascolari precoci (< 55 anni per i maschi, < 65 anni per le femmine) e ai loro parenti di primo grado e ai soggetti affetti da ipercolesterolemia severa.

La lipoproteina A consente una rapida stratificazione del rischio cardiovascolare del paziente ed è poco influenzata dalla dieta. Permette quindi di individuare precocemente quei pazienti che possono beneficiare di un trattamento (e per le dislipidemie c’è solo l’imbarazzo della scelta: dagli integratori ai farmaci di ultimissima generazione). Oppure i pazienti a cui destinare metodiche di imaging per vedere la presenza di placche come il doppler dei tronchi sovra-aortici o la tac coronarica.

Lipoproteina A: un’alleata per la prevenzione

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L’assioma storico della lipidologia moderna “the lower the better” (quanto più è basso il colesterolo meglio è per il paziente) è stato sostituito da “the earlier the better” (prima si abbassa il colesterolo tanto meglio è in termini di prevenzione).

In quest’ottica, la lipoproteina A ci permette di individuare precocemente quei pazienti che possono beneficiare prima e più a lungo di un trattamento (non necessariamente solo farmacologico), prevenendo la formazione o la progressione della placca. Quindi, riducendo gli eventi cardiovascolari. La Lipoproteina A rappresenta un marker importante per capire a quale paziente destinare un’eventuale terapia ipolipidemizzante (utile per abbassare i livello di colesterolo). In termini di prevenzione, tuttavia, una dieta sana ed equilibrata, povera di grassi, attività fisica regolare e corrette abitudini quotidiane restano imprescindibili.

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Le malattie cardiovascolari restano ancora la prima causa di morte nel mondo occidentale, ma sono anche le più prevenibili e trattabili con la moltitudine di terapie mediche a disposizione in prevenzione primaria e secondaria. Anche se metterci a dieta non riuscirà completamente ad abbassare i livelli di lipoproteina A, i nostri nutrizionisti, cardiologi e diabetologi sono pronti per trovare la soluzione più adeguata. Concludendo con un adattamento del regista Woody Allen alla domanda “se sia meglio amare o essere amati”, la risposta è che “non vale la pena porsi la domanda se il vostro colesterolo è troppo alto”.

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References:

https://www.escardio.org/static-file/Escardio/Guidelines/publications/DYSLIPguidelines-dyslipidemias-FT.pdf