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Pubblicato inSalute

La Disfunzione Erettile: nuove prospettive cardiologiche

La disfunzione erettile può essere la spia di patologie più serie, come le malattie cardiovascolari. Per questo è importante mettere da parte l’imbarazzo e rivolgersi a uno specialista. Il parere del cardiologo

Nel corso degli ultimi decenni, accanto alla sola formale definizione di salute sessuale, si è affiancato il concetto completamente nuovo di medicina sessuale espressione di una multidisciplinarietà dedicata alla fisiopatologia, alle nuove modalità diagnostiche e alla definizione di paradigmi terapeutici. 

Che cos’è la disfunzione erettile 

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La disfunzione erettile (DE) è definita come “l’inabilità persistente ad avere e mantenere un’erezione sufficiente a garantire un’attività sessuale soddisfacente sia per il soggetto che il suo partner”. Si tratta di un problema, in termini di prevalenza, abbastanza comune nonostante la trascurabile richiesta di intervento da parte dei pazienti.  Si stima infatti che oltre il 10% degli uomini, soprattutto dopo i 65 anni, possa avere una qualche forma di disfunzione erettile. Avere sporadicamente dei problemi erettivi non deve essere di per sé causa di preoccupazione. Se il problema è frequente, può però intaccare l’autostima causando depressione, vergogna, ansietà e problemi interpersonali con il partner.

Solo un paziente su 4 si rivolge al medico per trattare la propria disfunzione erettile. La maggioranza si affida ancora al fai da te, agli acquisti online e alla consultazione del Dr. Google (promettente medico alle prime armi che però sbaglia diagnosi in due terzi dei casi).

La disfunzione erettile come spia di malattie cardiovascolari

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La disfunzione erettile non incide puramente soltanto nell’area di benessere sessuale (la cosiddetta “sexness”, neologismo inglese che coniuga sexual e fitness, un benessere e una buona forma della attività sessuale che va oltre il meccanicistico atto dell’erezione) ma può essere la spia di patologie più complesse, come ipertensione, dislipidemia, aterosclerosi subclinica, diabete misconosciuto e malattie cardiovascolari latenti. 

Questi disturbi cardiovascolari sono degli assassini silenziosi (silent killer), che vengono diagnosticati e trattati in modo aggressivo solo dopo un evento cardiovascolare, pur trattandosi di condizioni altamente prevenibili e trattabili. La disfunzione erettile può essere considerata prodromica di eventi cardiovascolari seri, soprattutto di coronaropatia, con una capacità anticipatoria di infarto miocardico di circa 3 anni. 

Spesso noi Cardiologi chiediamo ai nostri pazienti se hanno dolore al petto, se fanno fatica a respirare o se hanno claudicatio, ma ci dimentichiamo di indagare le défaillance sotto le lenzuola. Essendo i vasi delle arterie pudende piccoli (circa 2 mm), la malattia aterosclerotica può sub-occludere questi vasi precocemente e dare disfunzione erettile. Nelle coronarie (vasi di 2-3 mm) ci vuole un burden di placca aterosclerotica più grande per creare disturbi del flusso e quindi angina (ovviamente parliamo di placche stabili).  In quest’ottica, possiamo considerare la fisiologia dell’erezione come un test da sforzo cardiovascolare sotto le lenzuola.

Come avviene l’erezione maschile

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L’erezione maschile è complessa e coinvolge multiple risposte neuro-vasculo-tissutali controllate sistema neuro-endocrino. Il meccanismo dell’erezione include sia una fase di dilatazione arteriosa, sia il rilassamento della muscolatura trabecolare delle cellule muscolari lisce a livello dei corpi cavernosi ed in ultimo l’attivazione di un meccanismo veno-occlusivo a livello degli stessi. 

Se paragoniamo il meccanismo dell’erezione ad un pneumatico di automobile che viene gonfiata, per avere un’erezione naturale abbiamo quindi bisogno di:

  1. un sistema nervoso funzionante (qualcuno che attivi l’aria);
  2. un buon flusso arterioso (il tubo del compressore);
  3. dei corpi cavernosi sani (una buona camera d’aria);
  4. la capacità di bloccare la fuoriuscita venosa di sangue (che non vi sia perdita nella camera d’aria).

La metafora semplificativa del pneumatico serve per farci capire che la patologia è multifunzionale e richiede competenze specialistiche multidisciplinari.

È come il pit-stop della formula uno dove meccanici super capaci, super veloci e compenti, centuplicano la rapidità del tagliando e fanno ripartire a tutta velocità la macchina da corsa danneggiata. Allo stesso modo in questa filosofia di team, psicologi, endocrinologici, cardiologi e urologi devono lavorare in sinergia per il paziente, individuare le cause della disfunzione erettile e proporre un trattamento su misura per il nostro paziente. 

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In quest’ottica, il cardiologo deve saper contestualizzare il disturbo erettivo al profilo cardiovascolare del paziente. Correggere i fattori di rischio (fumo, alcol, sovrappeso), modulare i trattamenti farmacologici in atto (per esempio ottimizzare la terapia anti-ipertensiva con una combinazione di ace-inibitore e calcio-antagonista e limitare per quanto possibile i diuretici) ed ottimizzare il profilo glico-metabolico. È importante per scegliere il trattamento migliore quantificare il disturbo con degli scores dedicati come il questionario IIEF Score (Erectile Function Domain Score facilmente calcolabile online) che si basa su questionario a risposta multipla. (Non spaventatevi del risultato, punteggi alti sono indici di benessere cardiovascolare, punteggi bassi di grave patologia…).

La quantificazione del disturbo erettivo con uno score permette di percepirne in modo standardizzato la gravità ed impostare il trattamento migliore secondo il profilo del paziente. D’altra parte, possiamo migliorare solo ciò che possiamo misurare. 

Per le forme di disfunzione erettile più severe e fortunatamente meno frequenti esistono poi tante nuove possibilità: farmaci più potenti e selettivi, nuove formulazioni di rilascio, rimedi high-tech come le onde d’urto.

A tal proposito, voglio suggerire questo libro a cui ho contribuito se volete approfondire l’argomento (Erectile dysfunction. From bench to bedside di Giuseppe M. SangiorgiFrancesco Greco, Editore: Minerva Medica, Data di Pubblicazione 2021). In particolare con il Prof. Sangiorgi abbiamo sviluppato una tecnica (sperimentale ma di cui hanno già beneficiato oltre 300 pazienti in Italia) molto simile a quella del palloncino che si usa per dilatare le coronarie nell’Infarto. In anestesia locale, per via vascolare, dilatiamo le stenosi dell’arteria pudenda con dei piccoli palloncini che rilasciano dei farmaci inibenti la proliferazione delle placche. Siamo solo all’inizio, ci attende un lungo percorso di studi e validazioni. 

Diciamo che i successi iniziali sono incoraggianti perché la tecnica è complementare agli altri trattamenti e l’approccio alla disfunzione è multidisciplinare (direi filantropico oltre che filotecnico).  Possiamo concludere che il paziente con questo comune problema ha solo l’imbarazzo (l’unico consentito) della scelta di scegliere uno dei tanti specialisti a disposizione ed iniziare un percorso diagnostico – terapeutico sicuro, efficace e gratificante.

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