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Pubblicato inGenitori

​​Come gestire i capricci efficacemente

Gestire i capricci dei propri figli è un’attività che mette sempre a dura prova la pazienza dei genitori. Ma come comportarsi quando un bambino fa i capricci? E quali sono gli atteggiamenti da evitare?

gestire capricci

Spesso i genitori definiscono il capriccio come un comportamento per loro incomprensibile e insensato, spropositato e generalmente di tipo reattivo messo in pratica da loro figlio. Lo dicono di un bambino di sei mesi, che magari non vuole dormire; così come del piccolo di un anno che tocca la presa elettrica nonostante il divieto  esplicito di mamma e papà; o di uno che non vuole scendere dall’altalena. Ma come gestire i capricci dei bambini? E come comportarsi in queste situazioni?

Insieme alla dott.ssa Daniela Callegari, pediatra del Centro Medico Santagostino, cerchiamo di capire cosa fare davanti ai capricci dei bambini, e quali comportamenti possono essere utili per affrontarli.

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Che cos’è un capriccio?

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Bisogna partire dal presupposto che quando si parla di capricci, si sta parlando di un conflitto che nasce all’interno della relazione genitore-figlio.

La dinamica che si attiva dipende da un’incomprensione di base. Da una parte c’è il genitore, che mantiene un approccio razionale e interpreta come insensati alcuni comportamenti del figlio, etichettandoli come capricci. Il suo sguardo, però, è solo superficiale: si concentra su ciò che vede, ma non sul contenuto più profondo degli atteggiamenti del bambino.

Dall’altra parte c’è il bambino, che non ha mai reazioni insensate. Si tratta sempre di atteggiamenti motivati anche se espressi con modalità non adeguate per intensità e tipologia di comportamento.

In questo scenario, in cui la comunicazione si svolge su due piani profondamente diversi, è facile che si crei un malinteso tra l’adulto e il bimbo. Questa situazione determina l’incapacità del genitore di dare risposte adeguate ai veri e propri bisogni del piccolo. In queste condizioni, gestire i capricci diventa molto più difficile.

Come gestire un bambino capriccioso? 

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Affrontare i capricci può essere un’attività esasperante per un genitore. Ma se si ha un’idea chiara su cosa fare e su quali atteggiamenti adottare di fronte a un bambino, i vantaggi possono essere molti. Ecco qualche suggerimento per aiutare i genitori a gestire i capricci dei loro figli.

Relativizzate il problema

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Spesso il comportamento inadeguato del bambino, soprattutto piccolo, è uno strumento di esplorazione e conoscenza della vita, che però disorienta il genitore. Più è piccolo, più tenderà a ripetere il comportamento scorretto per sviluppare la sua intelligenza critica: lui ci sta ascoltando, ma allo stesso tempo vuole capire i limiti che gli stiamo dando.

Se diciamo a un bambino di un anno che non può giocare con la palla in casa, è molto probabile che proverà a farlo lo stesso. Questo perché per lui non è scontato capire perché può giocare con la palla fuori casa, ma non dentro. Quindi, reiterare l’azione, che il genitore interpreta come una provocazione o una sfida, è in realtà una prova per comprendere i limiti e il funzionamento delle regole date dal genitore.

Siate empatici

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La punizione non è mai una soluzione. Per superare l’impasse ed evitare di dar vita a un circolo vizioso, i genitori devono abbandonare l’approccio razionale e mettere in atto un comportamento empatico, cioè mettersi nei panni del proprio bambino per capire quali siano le sue emozioni e che cosa sta davvero manifestando: magari è solo arrabbiato o deluso per qualcosa che è accaduto.

Prima di sanzionare il comportamento, quindi, bisogna mettersi dalla parte del piccolo e chiedergli come sta, come mai è arrabbiato, perché fa quei gesti che a un adulto possono sembrare inconsulti. Questo atteggiamento crea uno spazio di rispetto e individualità fondamentali per comunicare a nostro figlio che lo ascoltiamo e vogliamo comprendere le sue ragioni e bisogni. Aiutiamolo, soprattutto, a tirare fuori le proprie emozioni

Usate il giusto linguaggio: è il miglior modo per gestire i capricci

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Una delle cause di queste situazioni conflittuali è che spesso i genitori utilizzano un linguaggio che stimola comportamenti oppositivi nel bambino piuttosto che collaborativi. Dirgli ad esempio: “Guarda che caos, sei sempre il solito disordinato ed è ora di cena”, non lo stimola a mettere in ordine. Al contrario, lo fa sentire inadeguato perché etichettato come “il solito” che dà pensieri alla mamma e al papà invece di aiutarli. 

Meglio invece utilizzare un linguaggio che stimoli la sua voglia di collaborare: “Accipicchia siamo in ritardo per la cena, vediamo chi fa più in fretta a mettere i giochi nei cesti”. Inoltre, questo atteggiamento stimola il bambino a mettere alla prova le proprie capacità.

Date dei limiti nel giusto modo

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L’obiettivo del genitore è quello di dare regole e disciplina, dove la parola “disciplina” non significa insegnare, bensì imparare. Il genitore dovrebbe quindi infondere nel bambino il desiderio di imparare come ci si comporta e quali sono le regole da rispettare attraverso il suo esempio. Se è percepito come stimabile e autorevole, perché dice delle cose di valore e di senso per il bambino, a quel punto il piccolo diventa collaborativo e non c’è più nemmeno bisogno di porre dei limiti e dire dei no.

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Quando finisce il periodo dei capricci? 

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Possiamo dire con certezza quando il periodo dei capricci inizi, ma è molto difficile stabilire quando finisca. Il periodo dei capricci inizia intorno ai due anni quando il bambino acquisisce consapevolezza di sé, capisce di essere un individuo e sente di più il bisogno di esprimersi. Un altro periodo molto delicato nella crescita è il passaggio all’adolescenza. Questo è un periodo che comporta molto stress per i ragazzi. Non è raro che anche alcuni adolescenti e preadolescenti continuino a fare i capricci anche a questa età

Le crisi di rabbia, le sfuriate, il nervosismo possono essere arginati, ma  sono fisiologici in questo periodo, e in parte dovuti ai cambiamenti ormonali, fisici ed emotivi. Più che parlare di capricci, è giusto parlare di problemi adolescenziali: questo può aiutare i genitori a comprendere meglio i figli e a capire in cosa possono aiutarli.