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Pubblicato inSalute

Che cos’è la chetosi?

La chetosi è un processo metabolico fisiologico che viene sfruttato con successo nelle diete chetogeniche e nel trattamento di diverse patologie. Può comportare, tuttavia, seri rischi per la salute di soggetti non sani.

La chetosi è un meccanismo metabolico che si verifica quando l’organismo, a fronte di una limitata disponibilità di carboidrati, trae energia bruciando i grassi e rilasciando chetoni. Si tratta di una condizione fisiologica nei soggetti sani, che può essere sfruttata per indurre il dimagrimento o per trattare determinate patologie, ma che può diventare patologica per alcune categorie di pazienti.

Con l’aiuto della dott.ssa Veronica Leone, biologa nutrizionista del Santagostino, scopriamo nel dettaglio i meccanismi che ne regolano il funzionamento, il modo di stimolarla e i rischi che può comportare.

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Come funziona?

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La chetosi è un processo che si basa sulla produzione accelerata di corpi chetonici (o più semplicemente chetoni) partendo dagli acidi grassi, quando le scorte glucidiche tendono all’esaurimento.

Cosa significa questo?

In condizioni normali, la fonte primaria di energia per l’organismo è il glucosio, ricavato dai carboidrati assunti con l’alimentazione. Parte di esso viene utilizzata subito dalle cellule per produrre energia, parte viene incamerata sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli, dove viene conservata per poter essere impiegata in caso di digiuno.

Quando la quantità di carboidrati introdotta è insufficiente rispetto al fabbisogno dell’organismo e le riserve di glicogeno iniziano a scarseggiare, si instaurano dei meccanismi metabolici volti a ricavare energie in modo alternativo: attraverso i grassi.

Determinate tipologie di cellule, in particolare quelle del sistema nervoso centrale e i globuli rossi, non sono in grado di impiegare gli acidi grassi come fonte energetica. È per questo che il fegato converte parte degli acidi grassi in corpi chetonici, tramite un processo denominato chetogenesi.

I chetoni sono degli acidi che vengono messi in circolo nel sangue per poter essere utilizzati come carburante dai tessuti periferici, compreso il cervello. I chetoni prodotti in eccesso e non impiegati dalle cellule vengono poi espulsi dai reni attraverso le urine. Sono stati identificati tre tipi di corpi chetonici:

  • l’acetoacetato
  • il beta-idrossibutirrato
  • l’acetone.

Cosa vuol dire essere in chetosi?

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Essere in chetosi vuol dire che l’organismo o, più precisamente, il sistema nervoso centrale si adatta all’uso di questi corpi chetonici per ottenere energia, laddove venga a mancare la quantità giusta di carboidrati per un periodo relativamente lungo.

Si raggiunge questa condizione metabolica e fisiologica attraverso una dieta a basso contenuto di carboidrati e/o mediante un digiuno prolungato.

Il regime alimentare che sfrutta il meccanismo della chetosi è detto dieta chetogenica. Si fonda sull’assunzione di una bassa quantità di carboidrati e un’alta quantità sia di proteine che di grassi, che costringe l’organismo ad utilizzare questi ultimi come fonte di energia.

Le persone che adottano questa tipologia di dieta ricorrono all’attivazione della chetosi per dimagrire. Questo regime si è dimostrato infatti efficace nell’indurre, in tempi rapidi, la perdita di peso corporeo. Alcuni studi scientifici hanno inoltre evidenziato una riduzione degli ormoni responsabili del senso della fame.

Come si fa ad andare in chetosi?

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Per poter andare in chetosi deve essere seguita una dieta povera di carboidrati: il loro consumo deve aggirarsi tra i 20 e i 50 g al giorno. Per contro, l’apporto proteico deve essere alto per coprire il fabbisogno del soggetto e soprattutto per prevenire il catabolismo muscolare (ovvero la perdita di massa muscolare). Allo stesso modo, anche i grassi, grassi buoni, devono essere molto elevati.

È fondamentale essere rigorosi nella diminuzione dei carboidrati, che, se non dosati in modo opportuno, possono bloccare la chetosi e spingere l’organismo a utilizzare nuovamente gli zuccheri come fonte di energia.

Quando la chetosi diventa pericolosa?

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Una persona in salute, quando segue una dieta equilibrata, ha una concentrazione di chetoni nel sangue molto bassa che si aggira intorno a 0,1 mmol/dl. Attraverso una dieta chetogenica o un digiuno prolungato si instaura invece una chetosi fisiologica e le concentrazioni di chetoni nel sangue salgono oltre gli 0,2 mmol/dl e non più di 5-7 mmol/dl.

La chetosi in sé non è né tossica né pericolosa per l’uomo ma lo diventa nei soggetti non sani (come nei malati di diabete di tipo 1 o nelle persone affette da alcolismo) quando si instaura la chetosi patologica, ovvero quando la chetonemia (livello di chetoni presenti nel sangue) raggiunge livelli di circa 25 mmol/dl.

Sono state identificate due forme di chetosi patologica:

  • la chetoacidosi diabetica
  • la chetoacidosi alcolica.

Mentre nei soggetti sani vengono attivati dei meccanismi molto efficienti di controllo della chetosi attraverso la produzione di insulina, che impone un freno all’eccessivo rilascio di chetoni, nelle persone malate di diabete di tipo 1 e in quelle affette da alcolismo questi sistemi di regolazione non sono funzionanti. La sintesi di insulina è nulla nei soggetti diabetici e molto ridotta negli alcolisti. Ciò può causare un aumento incontrollato dei corpi chetonici in circolo, che possono così abbassare notevolmente il pH del sangue, fino a renderlo acido.

Nei casi più gravi, la chetosi patologica può portare al coma e persino alla morte.

Quali sono i sintomi della chetosi?

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È possibile rendersi conto di essere entrati in chetosi prestando attenzione a specifiche manifestazioni fisiche. I sintomi che si registrano quando si è in una condizione di chetosi generalmente sono:

  • aumento del senso di sete
  • aumento della diuresi
  • sensazione di bocca asciutta
  • senso di nausea
  • alito o sudore dal tipico odore fruttato
  • stanchezza iniziale seguita poi da un aumento di energia
  • ridotto senso di fame.

Per accertare uno stato di chetosi si possono effettuare, inoltre, tre tipologie di test in tre siti differenti:

  • misurando i corpi chetonici nel sangue
  • rilevando la quantità di chetoni nel respiro, attraverso l’analisi dei chetoni nell’alito
  • misurando i chetoni nelle urine con l’utilizzo di appositi strip.

Quanti giorni ci vogliono per andare in chetosi?

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Solitamente per raggiungere la fase iniziale di chetosi – in cui il cervello registra la scarsa disponibilità di glucosio e la grande disponibilità di corpi chetonici, e comincia di conseguenza a utilizzare questi ultimi per produrre energia – sono necessari alcuni giorni, dai tre ai quattro (che possono aumentare a seconda del soggetto). 

Lo stato completo di chetosi si instaura, invece, dopo tre settimane dall’inizio della dieta chetogenica o del digiuno prolungato. Trascorso questo lasso di tempo, il sistema nervoso centrale termina l’adattamento alle nuove condizioni metaboliche e arriva a ottenere circa il 75% di energia dai corpi chetonici e soltanto un 25% dal glucosio.

Chetosi: usi clinici e benefici

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Le diete chetogeniche sono state in origine introdotte come regimi terapeutici per pazienti colpiti da epilessia e da altri disturbi neurologici refrattari alle terapie farmacologiche. In seguito, il loro uso si è esteso anche al trattamento di pazienti con altre patologie o che devono perdere peso.

Le patologie per cui è stata dimostrata una particolare efficacia del regime alimentare chetogenico comprendono:

Considerata la particolare composizione della dieta chetogenica e le importanti controindicazioni che può avere per alcuni soggetti, la sua introduzione va necessariamente ponderata con l’aiuto di un professionista. La supervisione di un esperto della nutrizione è indispensabile non solo per valutare l’appropriatezza di una dieta simile al caso in esame, ma anche per raggiungere gli obiettivi prefissati e per evitare, al tempo stesso, eventuali effetti collaterali o disturbi correlati alla chetosi.

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