Attualmente, non esiste ancora una terapia efficace per le malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson, nonostante la ricerca intensiva e gli studi clinici in corso.
Queste malattie rappresentano un elevato costo economico e sociale per la sanità e la popolazione mondiale, recenti studi dimostrano infatti che le malattie neurodegenerative sono in continuo aumento, come naturale conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Lo stile di vita sedentario unito ad un’eccessiva indulgenza nel consumo di cibo ha sicuramente contribuito all’aumento dei problemi legati all’età come la demenza. I benefici dell’esercizio al cervello e alle sue funzioni cognitive sono corposi; una grande quantità di ricerche sull’uomo ha dimostrato che un esercizio aerobico costante induce miglioramenti persistenti in alcune funzioni cognitive.
Negli adulti sani, l’esercizio aerobico ha dimostrato di indurre enormi benefici sulla cognizione sia a breve che a lungo termine. Le persone che svolgono regolarmente attività aerobica, secondo studi recenti hanno punteggi maggiori in numerosi test neuropsicologici come il controllo dell’attenzione, la flessibilità cognitiva e la memoria.
Nei pazienti affetti da Alzheimer, recenti studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico potrebbe in effetti aiutare a rallentare la progressione della malattia sia direttamente che indirettamente, anche se praticato da soggetti di età avanzata. Di conseguenza, l’attività fisica è vista come un importante fattore comportamentale modificabile per queste patologie, ed è spesso al centro delle iniziative di promozione della salute.
Più recentemente, numerosi ricercatori hanno iniziato a concentrarsi sul fatto che l’esercizio fisico possa anche contribuire all’invecchiamento cerebrale “sano”. Si ipotizza quindi che l’esercizio possa attivare dei meccanismi biochimici per cui la morte delle cellule nervose possa essere prevenuta e di conseguenza attenuare il declino cognitivo.
È stato riscontrato che l’attività fisica possa ridurre l’eccessiva produzione dei radicali liberi e parallelamente possa aiutare a invertire alcuni dei fattori di rischio (come il testosterone più basso) per l’Alzheimer, mentre una dieta ricca di grassi è in grado di indurre l’attivazione e l’espressione di alcuni fattori infiammatori che potrebbero portare a un aumento dello stress cellulare. Sicuramente l’esercizio ha conseguenze positive sull’umore riducendo la probabilità di comparsa di depressione, elemento peggiorativo sia per il paziente che per i caregiver, e molto frequente nelle patologie neurodegenerative.
Dagli studi sugli animali, i benefici dell’esercizio sono ancora più sorprendenti. È stato riportato infatti, che l’esercizio può aiutare sia l’apprendimento che la memoria, migliorando la neuro genesi, la plasticità neuronale e rallentando la progressione della malattia.
In sintesi, numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato che l’esercizio è efficace nel ridurre il rischio della maggior parte delle malattie legate all’età come Alzheimer e Parkinson. Tuttavia, ci sono ancora molti aspetti da valutare tra le scoperte biologiche e la traduzione di tali studi nella pratica clinica e nella vita quotidiana.