- Quante volte a settimana si può mangiare il tonno in scatola?
- Valori nutrizionali del tonno in scatola
- Perché mangiare poco tonno in scatola?
- Tonno in scatola e colesterolo, avvertenze
È un prodotto molto diffuso nelle nostre case, che viene consumato da solo o in aggiunta ad insalate, pasta etc. Stiamo parlando del tonno in scatola. Ne esistono diversi tipi, per esempio c’è quello conservato in olio di semi, quello in acqua salata e infine quello sott’olio di oliva.
Non tutti i tipi di tonno sono uguali. Pur trattandosi in ogni caso di un prodotto confezionato con un discreto livello di lavorazione, che implica l’uso di additivi, alcuni sono migliori di altri.
Il tonno conservato è anche facile oggetto di truffe alimentari ai danni dei consumatori distratti, che magari sovrappensiero lo comprano senza leggere accuratamente l’etichetta.
Le normative vigenti sono piuttosto strette, ma non sono rari i casi di aziende che provano ad aggirarle. È per esempio vietato mettere nello stesso contenitore il prodotto derivante dalla lavorazione di animali diversi. Posto che i consumatori non hanno modo di sapere questo al momento dell’acquisto, ci sono altre cose da sapere sul tonno in scatola.
Le dott.ssa Francesca Michelacci del Santagostino di Bologna ci spiega in modo semplice quali sono gli accorgimenti da prendere per quanto riguarda il consumo di questo prodotto in alternativa al tonno fresco.
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Quante volte a settimana si può mangiare il tonno in scatola?
↑ topIl tonno in scatola, così come altri alimenti conservati, è una fonte ricca di proteine, comoda e pratica da utilizzare, ma ha anche grandi quantità di sale e, comunque, è un prodotto industriale.
La sua comodità fa sì che spesso se ne abusi. L’ideale è un consumo di 100 g di tonno in scatola, un paio di volte a settimana. Da preferire prodotti in vetro, di buona qualità e possibilmente filetti interi e in olio extravergine d’oliva o al naturale.
Nelle scatolette (e non solo) è presente il BPA (Bisfenolo A), un perturbatore endocrino che interferisce con il sistema ormonale, con potenziali effetti sulla fertilità, sia maschile che femminile. In generale, se possibile, è meglio preferire quindi materiali inerti, come il vetro.
Va evitato il tonno tra i cui ingredienti siano inclusi aromi o esaltatori di sapidità. Il tonno è di per sé un pesce piuttosto saporito, pertanto l’utilizzo di espedienti chimici per esaltarne il sapore è un chiaro segno di qualità scarsa del prodotto scelto.
Valori nutrizionali del tonno in scatola
↑ topÈ un prodotto con un apporto calorico moderato, anche nel caso di conserva in olio d’oliva o di semi. Normalmente si prendono in considerazione le quantità senza il liquido, cioè il prodotto sgocciolato. Pertanto 100 grammi di prodotto sgocciolato contengono in media:
- 53% di proteine
- 47% di grassi o lipidi
Per quello che riguarda i micronutrienti e i minerali il prodotto contiene:
Perché mangiare poco tonno in scatola?
↑ topEssendo un prodotto conservato, è ricco di sale e contiene additivi e conservanti. Pertanto il suo consumo andrebbe limitato. Da ricordare, inoltre, che il tonno in scatola, rispetto al corrispettivo fresco, è praticamente privo di acidi grassi omega 3.
Meglio, quindi, preferire sempre il pesce fresco, che mantiene inalterato il proprio contenuto di omega 3, piuttosto che ricorrere a quello in scatola.
Una curiosità che merita di essere menzionata: contrariamente al tonno, lo sgombro in scatola conserva invariato il contenuto di omega-3.
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Tonno in scatola e colesterolo, avvertenze
↑ topIl tonno in scatola può essere consumato da chi ha il colesterolo alto, purché con moderazione e nel contesto di una dieta equilibrata.
Va comunque sconsigliato nel caso di persone che abbiano manifestato ipertensione, a causa del suo quantitativo di sale e nei soggetti che assumano farmaci contro la tubercolosi. Il suo consumo in quest’ultimo caso potrebbe causare l’insorgenza di malattie cardiovascolari.