Il Santagostino, nel corso dell’emergenza da pandemia di Covid 19, quando ancora il Paese era in pieno lockdown, ha fatto partire un’operazione di sorveglianza interna (su base volontaria) rivolta a staff amministrativo e professionisti sanitari. Tutti i soggetti che stavano lavorando presso le sedi Santagostino aperte nel territorio di Milano che hanno accettato di partecipare alla sorveglianza e che erano asintomatici al momento del controllo, sono stati sottoposti a un test sierologico qualitativo rapido, utilizzando il test PRIMA LAB COVID-19 IgG/IgM.
Prima del test, è stato chiesto a tutti di compilare un questionario online in cui si raccoglievano le informazioni utili a un’anamnesi completa: eventuali sintomi riscontrati nelle due settimane precedenti, contatti stretti con soggetti Covid-19 avuti nelle ultime due settimane, informazioni personali generiche (età, sesso, categoria di rischio).
Hanno partecipato allo screening 483 soggetti: per il 62,3% donne (quasi il 38%, invece, erano uomini), con un’età media di 40,2 anni (range 23-73 anni). Di questi il 75,8% sono professionisti sanitari (medici specialisti e generici, fisioterapisti, psicologi, odontoiatri etc..) e il 24,2% membri dello staff amministrativo.
Il 91,1% (440 su 483) dei soggetti è risultato negativo, il 7% (34 su 483) è risultato positivo alle IgG, cioè agli anticorpi prodotti più tardivamente, che si ritrovano nel sangue a partire da un paio di settimane dopo la comparsa dei sintomi (ma possono comparire anche prima) e dovrebbero permanere poi per molto tempo. Lo 0,62% (3 su 483) è risultato positivo alle IgM, cioè agli anticorpi prodotti nella fase iniziale dell’infezione, che si ritrovano nel sangue a partire da 3 o 6 giorni dopo la comparsa dei sintomi e tendono poi a scomparire nel giro di qualche settimana.
Lo 0,83% (4 su 483), infine, è risultato positivo sia alle IgM sia alle IgG.
Solo 2 soggetti hanno avuto un esito non valido del test.
«La sieroprevalenza del campione, ovvero il numero di sieri con presenza di anticorpi rilevata, è stata dell’8,5%», dichiara Chiara Carrisi, Direttore Operativo del Santagostino e responsabile dell’operazione di sorveglianza interna. «Si tratta di un campione di soggetti asintomatici al momento del test, costituito per quasi il 70% del da professionisti sanitari, che rappresentano la categoria più esposta al virus».
La categoria con maggiore frequenza di positivi è stata quella dei professionisti sanitari, con il 9,3% di positivi (34 soggetti su 117), mentre nello staff amministrativo sono risultate positive 7 persone su 117 (6%).
«Come da indicazioni istituzionali», spiega Carrisi, «tutti i soggetti positivi al test sierologico rapido sono stati messi immediatamente in isolamento fiduciario dopo l’esito: misura che ci ha permesso di mantenere sicure le nostre strutture e di evitare possibili contagi tra il personale clinico e amministrativo e, naturalmente, tra i pazienti. Come Santagostino abbiamo anche deciso di organizzare un percorso di ulteriore indagine dedicato ai casi positivi: che fossero professionisti sanitari o parte dello staff amministrativo, sempre su base volontaria, i positivi al test sono stati sottoposti a ulteriori indagini cliniche, come tac al torace, eco toraco-polmonare, esami ematici per la valutazione di alcuni fattori della coagulazione. Questo ci ha permesso di verificare in maniera più approfondita e sicura le condizioni di salute delle persone che lavorano con noi».
È stato poi fatto un secondo round di test rapidi, a distanza di 3 settimane dal primo, a 187 soggetti: tra questi, 5 persone hanno sviluppato gli anticorpi IgG, 2 gli anticorpi IgM e 2 sia gli IgG che gli IgM a partire da un esito negativo. 1 soggetto ha sviluppato gli IgG a partire da un risultato IgM positivo. La sieroconversione, definita come il passaggio da una condizione di siero-negativo a siero-positivo oppure come la transizione da una categoria di anticorpi ad un’altra, è stata in questo secondo passaggio del 5,35%.
A partire dal mese di giugno, con le nuove disposizioni regionali, la sorveglianza interna la Santagostino è stata ulteriormente rinforzata grazie all’inserimento dei test sierologici quantitativi ed eventualmente dei tamponi naso faringei (per i positivi), sempre su base volontaria.
Nella tabella sotto i risultati del questionario
Oltre il 30% dei soggetti con esito negativo al test rapido ha segnalato di aver avuto almeno un sintomo nelle due settimane precedenti: potrebbero essere sintomi non correlati a infezione da Covid oppure soggetti in cui gli anticorpi IgG o IgM ancora non fossero stati sviluppati. Dalla letteratura è noto che ci vogliono circa 3-6 giorni perchè si avvii la produzione delle IgM a partire dall’insorgenza dei sintomi, e 4-10 per la produzione delle IgG.
Più del 50% dei soggetti positivi al test ha segnalato di non aver avuto sintomi nelle due settimane precedenti al test: l’ipotesi più probabile è che i soggetti fossero asintomatici oppure che i sintomi fossero precedenti alle due settimane prese in analisi.Febbre, tosse e perdita di gusto e olfatto sono i sintomi più frequenti tra i malati non gravi di coronavirus. Nonostante i soggetti testati fossero asintomatici quando testati, è stato confermato che tosse e perdita del gusto e dell’olfatto sono tra i sintomi più comuni nei casi lievi.
I risultati dello studio di sorveglianza interna sono stati pubblicati sulla piattaforma di “pre-print” Medrxid e sono consultabili a questo link.
«Questa operazione di sorveglianza interna è stata il nostro contributo alla logica del tracking, testing, treating», conclude Andrea Porcu, Direttore Generale del Santagostino. «Abbiamo responsabilmente continuato l’attività erogativa, ma sorvegliando in maniera costante la presenza di eventuali positivi per garantire la sicurezza di tutto il personale clinico e amministrativo e dei nostri pazienti».
In questo video, il Santagostino ha raccontato tutte le misure di sicurezza adottate durante la pandemia.
|