Un’indagine del Santagostino tra i suoi pazienti mette in luce che sull’uso del preservativo c’è ancora molta strada da fare, soprattutto tra i giovani: il 18% degli under 32 non lo utilizza anche nei rapporti occasionali
Un 12% di persone che negli ultimi sei mesi ha avuto rapporti sessuali non protetti con partner occasionali (percentuale che arriva al 18% nella fascia d’età tra i 25 e i 32 anni). Un 20% che non usa mai o solo a volte il preservativo. Un 40% che non ha mai fatto il test per l’Hiv nella sua vita.
Sono alcuni dei punti focali di un’indagine svolta dal Centro Medico Santagostino tra i suoi pazienti, attraverso un approfondito questionario somministrato a un campione di 448 persone, tra i 18 e gli oltre 65 anni, 68,8% donne e 31,2% uomini, con una buona istruzione, (per il 61,7 % laureati).
Che l’Aids sia ancora un problema ben presente nella nostra società sembra un dato acquisito per la maggioranza degli intervistati: il 74% del campione pensa che l’Aids sia una malattia con numeri di diffusione ancora alti, anche in Italia. Solo il 20,4% è convinto che sia una malattia in regressione, grazie alla prevenzione e alle terapie.
«In realtà», commenta Francesca Testa, ginecologa del Centro Medico Santagostino, «in Italia, negli ultimi 3 anni il numero delle nuove diagnosi è costante. Segno che sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce c’è ancora molto da fare e si possono fare ulteriori passi avanti».
Quasi tutti d’accordo (94,9% del campione), quindi, che una maggiore informazione sulla prevenzione potrebbe diminuire il numero di nuovi casi di contagio. Il compito di dare corrette informazioni in materia, secondo gli intervistati, spetta alla scuola (27,7%), ai media (25,7%), alla famiglia (23,8%), al medico di famiglia (21,4%). Altrettanto alta la percentuale (oltre il 98%) di chi afferma che l’utilizzo costante del preservativo riduce il rischio di contrarre l’HIV. L’85,6% del campione è perfettamente a conoscenza che oggi, rispetto ai primi decenni di diffusione della malattia, la modalità di trasmissione più diffusa del virus HIV in Italia è quella per via sessuale (solo il 4,3% pensa che sia ancora lo scambio di siringhe).
Gli intervistati con figli tra gli 11 e 16 anni, poi, affermano in larga maggioranza (66,8%) che hanno parlato o parlerà con loro dell’Aids e che (74,6%) hanno parlato o parlerà con loro della protezione garantita dall’uso del preservativo.
Ma quando si passa dalla teoria alla pratica, le cose cambiano: solo il 34% degli intervistati afferma di usare sempre il preservativo. Il 38,8% sostiene di usarlo solo con partner occasionali, oltre il 20% risponde di usarlo a volte o addirittura mai.
Una quota non indifferente di intervistati (il 12%) ha avuto rapporti sessuali non protetti negli ultimi sei mesi, il 10,6% tra i giovanissimi (18-24) e ben il 18% nella fascia 25-32 anni.
Oltre il 60% degli intervistati ha fatto un test HIV nella sua vita, una percentuale che però, tra i giovanissimi, scende molto: solo il 34% nella fascia 18-24 e il 50,7% nella fascia 25-32. La maggiore presenza di persone che hanno fatto il test è nella fascia 33-48.
«È proprio tra i più giovani», sottolinea la dottoressa Testa, «che si registra il più alto tasso di incidenza, cioè il numero di persone che scoprono di essere HIV positive, con un numero totale all’anno di 3.695 casi nei Paesi dell’Unione Europea. L’età più colpita è proprio quella compresa tra i 25-29 anni, il sesso più colpito è quello maschile (79% dei casi nel 2014)».
«La principale via di trasmissione dell’infezione è costituita da rapporti sessuali non protetti», aggiunge Testa. «È evidente quindi il ruolo fondamentale della prevenzione per arrivare a ridurre ulteriormente i casi di contagio. Il costante e corretto uso del preservativo riduce dell’80% il rischio di infezione se il partner è positivo».
«Fondamentale anche la diagnosi precoce dell’infezione, ovvero l’esecuzione del test di screening per l’HIV ogniqualvolta si sospetti o si tema un rapporto a rischio (ad esempio i rapporti sessuali non protetti con partner occasionali di cui non si conoscano le abitudini)».
«L’HIV test o test ELISA», spiega Testa, «consiste nel fare un prelievo di sangue e nel verificare la presenza o assenza di anticorpi specifici. Determina l’infettività ma non lo stato di malattia (AIDS). L’HIV test, se positivo, rileva che vi è stato contatto col virus e che l’organismo ha prodotto gli anticorpi per difendersi. L’infezione da HIV può progredire verso l’AIDS in tempi molto diversi, mesi o anni, o può non progredire affatto. In caso di positivita’ del test, vanno fatti altri esami del sangue, ogni 3-4 mesi , per rilevare se vi è progressione verso la malattia AIDS. Le terapie antiretrovirali , iniziate precocemente, eliminano il rischio di contagio e riducono la possibilità’ che si sviluppi l’AIDS. L’Hiv test si può eseguire ovunque (anche al Centro Medico Santagostino), ha un basso costo, vanno però attesi dai 3 ai 6 mesi dal rapporto a rischio perché il sia attendibile».
«L’indagine tra i nostri pazienti», aggiunge Testa, «conferma un dato già noto da tempo: in Italia la percezione del rischio di contrarre l’infezione da HIV non è ancora sufficientemente alta, così come non abbastanza diffuso l’uso del preservativo, soprattutto tra i giovani».
Per questo motivo il Centro Medico Santagostino, nella settimana precedente il 14 febbraio, giorno di San Valentino, lancia la campagna “Il miglior regalo in amore è il sesso sicuro” per sensibilizzare i pazienti sull’importanza della prevenzione: nelle sale d’attesa dei poliambulatori preservativi in regalo insieme a un volantino informativo.
Per approfondimenti
http://blog.cmsantagostino.it/hiv-e-aids-in-italia-la-prevenzione-non-e-ancora-una-conquista-definitiva/
https://www.youtube.com/watch?v=wKpcxSgOcRI&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=zyGOxVbdt5g
http://www.cmsantagostino.it/santagostinopedia/aids-e-malattie-sessualmente-trasmesse
http://www.cmsantagostino.it/santagostinopedia/il-preservativo