- Gli effetti dell’inquinamento sul cuore
- Le sostanze più dannose per l’apparato cardiocircolatorio
- Un digital book per capire gli effetti dell’inquinamento
Inquinamento e malattie cardiovascolari: c’è una relazione? Molti studi epidemiologici su larga scala, realizzati negli ultimi anni, hanno dimostrato il ruolo dell’inquinamento atmosferico sullo sviluppo delle malattie cardiache. Gli effetti dell’inquinamento possono essere a lungo termine, in caso di esposizione cronica agli inquinanti, o a breve termine, cioè quando l’e- sposizione è acuta.
I dati a lungo termine coprono un arco di tempo relativamente ampio, pertanto l’esposizione agli inquinanti comprende un passato in cui l’inquinamento era decisamente maggiore rispetto ad oggi. Prendendo ad esempio il particolato (noto anche come PM10; PM2,5; PM1) si è notato come un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di tali inquinanti nell’aria moltiplichi per 1,5 il rischio cardiovascolare sia di morbilità (cioè del numero di casi di eventi cardiaci come infarto, insufficienza cardiaca, ic- tus, registrati durante un periodo di tempo) sia di mortalità cardiaca. Per quanto riguarda i dati sull’esposizione acuta, relativamente più affidabili, gli studi statistici confermano un aumento dell’incidenza di eventi cardiaci sempre di 1,5 volte, nei giorni ad inquinamento aumentato.
Naturalmente questi dati si riferiscono all’inquinamento all’aperto, cioè quello registrato dalle centraline di rilevamento diffuse nell’ambiente, e non possono tener conto dell’inquinamento interno, cioè quello rilevato al chiuso. È però importante considerare che circa l’80% del tempo è trascorso in luoghi chiusi (in casa o in ambiente di lavoro) luoghi dove basta una sigaretta accesa o, peggio, un caminetto acceso, per far superare il valore del livello esterno di inquinanti: per esempio, un caminetto acceso, a parità di potere calorico, emette 4.500 volte più PM10 del metano. L’inquinamento domestico provoca circa 3 milioni di morti all’anno nel mondo ed è il quarto fra tutte le cause di morte.
Una conferma dell’incidenza dell’inquinamento tra le cause di morte viene anche da dati storici: a Dublino, nel 1990, dopo il divieto della vendita di carbone per riscaldamento, si è notata una riduzione del 10% della mortalità nei 6 anni successivi rispetto ai 6 anni precedenti, sebbene si fosse passati ad olio combustibile e non al molto meno inquinante gas che utilizziamo in gran parte ora.
Gli effetti dell’inquinamento sul cuore
↑ topL’inquinamento atmosferico agisce sul cuore in molti modi: innanzitutto si può riscontrare un aumento sia della coagulabilità del sangue, sia dell’aggregazione piastrinica: questo favorisce la formazione di trombi, cioè coaguli,all’interno delle arterie, con ridotto flusso del sangue ai vari organi, fino allo sviluppo di un infarto miocardico. Meno dimostrati e più controversi sono invece gli effetti nella circolazione venosa: pertanto è incerto l’aumento della trombosi venosa. È poi stato rilevato un danno diretto alla parete delle arterie, con danneggiamento dell’endotelio (la sottile membrana che riveste la parete delle ar- terie), che favorisce la deposizione di colesterolo e facilitala formazione di placche, ovvero rigonfiamenti all’interno dell’arteria, con riduzione del flusso. Nel caso queste placche si fessurino, si forma un coagulo che interrompe il flusso sanguigno, provocando infarto. Questo danno può essereaccentuato dall’infiammazione cronica provocata dall’altaesposizione agli inquinanti.
Un altro effetto dell’inquinamento è poi la vasocostrizione, cioè la riduzione del calibro delle arterie, con riduzione di flusso sanguigno e aumento della pressione arteriosa (aumento della pressione si può riscontrare anche con l’esposizione acuta agli inquinanti). Una prova di questi effetti deriva anche da studi effettuati in Cina, dove la concentrazione media di inquinanti è 5-10 volte superiore rispetto all’Europa: una riduzione sperimentale della concentrazione di PM ha dimostrato infatti una riduzione della pressione arteriosa e dell’ischemia (sofferenza da insufficiente apporto di ossigeno) cardiaca da sforzo. Infine, ma in questo caso siamo ancora al livello di indagini preliminari, possono verificarsi alterazioni del DNA, con conseguenti disfunzioni eventualmente trasmissibili alla prole. Sebbene l’esposizione agli inquinanti avrebbe come facile bersaglio tutta la popolazione, i suoi effetti risultano più marcati nei soggetti già predisposti alla malattia cardiovascolare: in sovrappeso, con diabete (gli agenti inquinanti possono aumentare la resistenza all’insulina, peggiorando il controllo del diabete), per familiarità, ipercolesterolemia.
Tra il 1990 e il 2012 il particolato PM10 si è ridotto in Europa del 36%. In Italia, nel 2018, ben 55 capoluoghi di provincia hanno superato i limiti giornalieri di ozono e polveri sottili. In 24 di queste città, per lo più al nord e in Pianura Padana (Brescia, Lodi, Monza, Venezia, Alessandria, Mila-no sono le prime della classifica), area in cui il PM10 tende ad accumularsi, gli abitanti hanno respirato aria inquinataper un totale di 4 mesi. Nonostante i dati ufficiali sembrinosuggerire un identikit preciso dei soggetti a maggior rischio rispetto alle patologie cardiache, quantomeno in base alla loro residenza, in realtà le malattie di cuore sono provocate da una ampia varietà di fattori, dalla predisposizione individuale (familiarità) ai fattori di rischio tradizionali (fumo di sigaretta, ipertensione, diabete, dislipidemia), per arrivare alla…sfortuna. Pertanto, gli effetti di un singolo fattore di rischio come l’inquinamento possono essere evidenziati solo da statistiche su grossi numeri, dove si possono isolare le singole cause.
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Le sostanze più dannose per l’apparato cardiocircolatorio
↑ top- Il particolato (PM10, PM2,5, PM1: il valore esprime il diametro in micrometri delle particelle) proviene da varie fonti: naturali (polvere, frammenti di polline e piante, erosionesuolo, eruzioni vulcaniche etc.), artificiali (erosione manu-fatti, fonderie, cementifici e cantieri edili, miniere, usuradell’asfalto, degli pneumatici) o da processi di combustione (in tal caso può essere drasticamente ridotto dall’ottimizzazione della combustione o processi di depurazione: ad es. un’auto diesel euro 5, emette 1/10 del particolato di una euro 0). Si tratta di un inquinante estremamente complesso, in pratica un aggregato di inquinanti, perché la sua composizione varia enormemente in base alla fonte di provenienza e a quante particelle possono aggregare (benzene, idrocarburi incombusti, metalli, sostanze chimiche fra le più varie, compreso l’amianto). La sua composizione varia, inoltre, a seconda delle trasformazioni che subiscono i suoi componenti per azione, ad esempio, della luce solare, per cui è difficile separare il ruolo dei singoli inquinanti che lo compongono. È a questo inquinante che fa riferimento la maggioranza degli studi sui danni cardiovascolari (gli altri inquinanti, che sono in genere associati negli studi, hanno un andamento simile, per cui i loro effetti sono poco separabili da quelli del particolato).
- L’ossido di azoto (Nox) è prevalentemente prodotto da combustione ed è anch’esso in riduzione grazie al mi- glioramento dei processi di combustione e di depurazione.Esistono pochi studi che possano confermare un’influenzasulla salute cardiovascolare simile a quella del PM.
- Il monossido di carbonio (CO) è anch’esso poco studiato come fattore indipendente, ma è associato al PM: sicura- mente ha un grave problema di tossicità acuta (le classiche “morti da stufetta”).
Nel complesso l’inquinamento “solido” (PM) pare avere un ruolo più consolidato nella genesi di problemi cardiaci, rispetto all’inquinamento “gassoso” (CO; Nox), anche perché vi sono più studi che lo testimoniano.
Un digital book per capire gli effetti dell’inquinamento
↑ topL’inquinamento è nell’aria, ma anche nel cibo che mangiamo. Quali sono gli effetti sul nostro corpo? Un digital book scritto dagli specialisti del Centro Medico Santagostino spiega quali sono le patologie più direttamente collegate all’inquinamento e quali sono gli strumenti con cui difenderci.