Come comunicare la salute al tempo di internet? Come distinguere tra informazioni affidabili e verificate e semplici annunci basati sull’emotività?
Quante volte ci è capitato di imbatterci, su internet o sui giornali, titoli del tipo “Scoperta una cura per la malattia X”? E di andare a leggere avidamente, magari perché la malattia X ci riguarda da vicino perché se ne è affetti noi direttamente o un congiunto? E di scoprire, poi, con delusione, che la scoperta è sì importante (e nella comunità scientifica è giusto e doveroso che circoli), ma è solo un primo passo di una ricerca in quella direzione, che magari ha dato qualche risultato sulle prime sperimentazioni sui topi ma che per arrivare alla sperimentazione umana dovrà aspettare ancora anni (ammesso che i risultati continuino a essere positivi)?
Nel gran calderone dell’informazione sulla salute, nel gran bisogno di sensazionalismo che sempre più contraddistingue l’informazione al tempo di internet, finiscono anche molte notizie che in realtà notizie non sono, o meglio, non hanno alcuna o hanno scarsissima rilevanza per il cittadino comune, che a seconda dei casi è anche un malato o qualcuno di vicino a un malato.
Avrebbe molta più rilevanza, al contrario, un articolo che spiegasse come attraverso una corretta alimentazione o una regolare attività fisica, il lettore possa prevenire la malattia X. Ma probabilmente un articolo del genere otterrebbe molti meno clic (o un’audience più bassa se siamo in tv) rispetto a quello che sbandiera una scoperta – per ora – del tutto incapace di influire sulla vita del cittadino medio.
L’informazione medico-scientifica, come l’informazione in generale, attraversa un momento di cambiamento rivoluzionario. Perché le fonti di tale informazione si stanno moltiplicando esponenzialmente e proporzionalmente scendono anche le possibilità di verifica dell’attendibilità delle stesse.
Federico Capeci, autore del libro “#Generazione 2.0” ha recentemente mostrato l’impatto dei cambiamenti con i dati di una ricerca da cui emerge che il “93% degli utenti web ha cercato informazioni online su farmaci e malattie, rivolgendosi al web prima (44%) o dopo (40%) la visita dal medico, o durante il periodo di terapia (30%)”. Risultato: le notizie di medicina e salute sono tra le più cliccate sul web
Numeri di fronte ai quali la responsabilità di chi scrive e comunica su web di salute dovrebbe aumentare enormemente. Invece… Invece, purtroppo, oltre al moltiplicarsi di notizie falsamente promettenti o eccessivamente “gonfiate”, assistiamo a una sempre maggiore diffusione di vere e proprie falsità, le cosiddette “bufale”: dalla finta correlazione tra vaccini e autismo, al recente clamore dato al cosiddetto metodo stamina.
L’informazione medica ha a che vedere con la speranza e le paure degli esseri umani. E questi sono due sentimenti che generano clic. Fermare questa deriva sarebbe semplice: pubblicare notizie supportate da numeri e verifiche certe, confermate dalla comunità scientifica (per carità, non infallibile, ma almeno attendibile…). Se non lo si fa lo si fa per scelta consapevole, eludendo una regola etica semplice da applicare.
Noi, invece, su questo blog, la applicheremo.
Per approfondire:
http://attivissimo.blogspot.fr/2014/10/caduti-nella-rete-bufale-e.html
http://www.chiesigroup.com/web/guest/aree-terapeutiche/focus-3.html
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