Uno studio nato dal desiderio (ironico, ma forse nemmeno troppo…) del gruppo di ricercatori canadesi di trovare dei supporti scientifici a difesa dell’universo maschile, sempre più spesso tacciato di amplificare – in maniera quasi grottesca- l’influenza e i suoi sintomi, mostrando così una scarsa propensione alla tolleranza fisica di sintomi di scarso rilievo clinico. Sintetizzando l’analisi della letteratura che è stata condotta, si evince sia da modelli murini che umani una possibile migliore efficienza del sistema immunitario femminile rispetto a quello maschile di fronte all’influenza, in termini di modulazione dell’intensità delle attività di difesa in risposta all’infiammazione, all’esposizione agli agenti patogeni ed alle vaccinazioni, che si traduce – in definitiva – in una migliore performance psicofisica di fronte alla patologia.
I meccanismi ipotizzati sono decisamente complessi e sembrano essere mediati da diversi fattori, in primis alcuni ormoni (cito ad esempio al “cortisolo”, l’ormone dello stress per antonomasia), che mostrano una stretta correlazione con la risposta clinica.
Tuttavia, sono necessarie altre ricerche a supporto di queste teorie, che valutino anche l’influenza di altri fattori negativi, come tabagismo, sedentarietà o patologie concomitanti.
Testosterone vs estrogeni
↑ topLa medicina di genere ci ha insegnato in questi anni come un organismo possa reagire in maniera diversa ad una terapia o a una malattia in base al sesso. Ad esempio, è noto che gli androgeni agiscano da immunosoppressori naturali: infatti, deprimono la produzione di cortisolo a livello centrale, agendo così in direzione opposta agli ormoni sessuali femminili.
Focalizzando l’attenzione proprio sul nesso fra testosterone circolante e risposta immunitaria, uno studio del 2014 pubblicato su Pnas da un gruppo di ricercatori di Stanford ha evidenziato, in linea con altri del passato, una correlazione inversa fra livelli di ormone e risposta anticorpale alla vaccinazione anti-influenzale.
Ciò nonostante, il tema è ancora piuttosto dibattuto: basti pensare come il testosterone sia l’ormone legato alla potenza muscolare e sessuale, all’aggressività e alla propensione ad assumere rischi, ma anche a tassi di longevità migliori in presenza di livelli maggiori di ormone. Ci si rende conto, quindi, di come siano difficilmente conciliabili le due ipotesi.
Le teorie che cercano di spiegare questo assetto strettamente correlato al sesso sono poi, quanto meno, affascinanti: verosimilmente, si tratta di un retaggio legato al passato, dove alla donna si chiedeva in prima istanza di far fronte alle minacce infettive legate al parto, potenziando il più possibile le capacità di difesa del sistema immunitario, mentre all’uomo le capacità legate al combattimento.
Insomma, possiamo concludere che in attesa che altri studi chiariscano il ruolo di tutti i fattori simultaneamente coinvolti nel mantenimento dell’omeostasi del nostro organismo, al nostro maschio alfa concediamo ancora il beneficio di lamentarsi con 37.2°C di febbre!