Il dibattito attorno al vaccino anti HPV è sempre stato caratterizzato da opinioni controverse. Tuttavia, come sempre avviene in ambito scientifico, è lo studio e la raccolta di dati e informazioni l’unico modo per trovare delle risposte e avvalorarle.
A questo proposito accogliamo con molto interesse la recente revisione della Cochrane circa l’efficacia del vaccino anti HPV a fronte della sua introduzione sul mercato da dieci anni. Per i non addetti ai lavori, la Cochrane Collaboration è un’organizzazione indipendente, internazionale e non profit, composta da ricercatori, professionisti e pazienti che periodicamente valutano tutto ciò che viene prodotto, da un punto di vista scientifico, in ambito clinico-sanitario. Le sue revisioni rappresentano il punto di riferimento più idoneo e rigoroso per stabilire il valore scientifico di una terapia, in quanto note per il rigore metodologico, la chiarezza e l’indipendenza di giudizio.
Fatta questa premessa si comprende dunque l’importanza di un parere a favore del vaccino anti HPV fornito dalla Revisione Cochrane.
Il gruppo di studio, coordinato da Marc Arbyn, del Belgian Cancer Centre, ha raccolto dati su 26 casi clinici di un campione di 73.428 donne in totale, negli ultimi otto anni, su tutti i continenti: la maggior parte aveva meno di 26 anni, sebbene alcuni studi abbiano reclutato donne tra 25 e 45 anni di età. La revisione ha valutato sia il vaccino bivalente contro i ceppi di HPV 16 e 18 e il quadrivalente contro HPV 16-18, più due tipi di HPV a basso rischio che causano verruche genitali, ovvero il 6 e l’11.
Gli autori hanno esaminato due gruppi di donne: le donne libere da HPV, ma ad alto rischio al momento del vaccino e le donne vaccinate indipendentemente dallo stato HPV al momento dell’immunizzazione.
Considerando anche la fascia di età, è risultato che nelle giovani donne (tra i 15 e i 25 anni) libere da HPV i vaccini riducono il rischio di precancerosi cervicale da HPV 16-18 da 164 a 2 per 10.000, e le precancerosi in generale da 287 a 106 su 10.000. Le precancerosi sono alterazioni del tessuto che riveste il collo dell’utero che precedono il tumore vero e proprio. I risultati sono meno brillanti per le donne vaccinate in età superiore ai 25 anni, poiché hanno maggiore possibilità di essere state contagiate in precedenza. È importante inoltre sottolineare che, dall’analisi dei dati, non emerge il rischio di gravi effetti collaterali né un aumentato rischio di aborto in chi ha avuto una gravidanza dopo la vaccinazione.
Ne deriva che, l’immunizzazione contro l’infezione da HPV oltre a proteggere la donna contro la precancerosi cervicale e quindi contro il tumore al collo dell’utero, ha un forte impatto economico, consentendo di risparmiare ed evitare controlli ripetuti nel tempo (Pap test). Non è da sottovalutare l’impatto che hanno queste visite sul sistema nervoso della persona che è sottoposta ad ansia e stress generati dai suddetti controlli.
I ricercatori concludono confermando dunque che la vaccinazione è estremamente efficace se somministrata prima del contatto con il virus, cioè prima dell’inizio dell’attività sessuale.
Alla luce di questa revisione, ribadiamo quindi che i benefici del vaccino anti HPV superano i rischi in proporzione statisticamente considerevole, sarebbe quindi opportuno somministrare il vaccino nel corso del 12° anno di età, in linea con il calendario vaccinale in vigore.