- L’urgenza di costruire sistemi sanitari all’altezza
- Ancora troppe differenze nella copertura vaccinale
- Imparare la lezione di Covid-19
Il 27 dicembre cade la prima Giornata internazionale per la preparazione contro le epidemie. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato ufficialmente la ricorrenza con la risoluzione del 7 dicembre 2020. La decisione di istituire un evento di sensibilizzazione è stata presa in risposta alla crisi globale determinata dalla pandemia da Covid-19, ma è stata dettata anche dalla necessità di costruire sistemi sanitari resilienti, in grado di raggiungere tutti, in particolare i più vulnerabili.
L’urgenza di costruire sistemi sanitari all’altezza
↑ topLe grandi epidemie, così come ampiamente dimostrato negli ultimi due anni da Covid-19, hanno un impatto devastante sulla società. In termini di vite umane, crisi economica e sociale. Si tratta, infatti, di una minaccia diretta ai sistemi sanitari, alle catene di approvvigionamento globale, ai mezzi di sussistenza delle persone e alle economie dei Paesi più poveri e vulnerabili.
Alla luce di ciò, sottolineano le Nazioni Unite attraverso il proprio portale, c’è la necessità di costruire sistemi sanitari all’altezza, capaci di raggiungere chiunque. In caso di assenza di una risposta tempestiva ed efficace della comunità internazionale, avverte l’Onu, “le future epidemie potrebbero superare le precedenti in termini di intensità e gravità”.
“C’è un grande bisogno – si legge – di aumentare la consapevolezza, lo scambio di informazioni, le conoscenze scientifiche e le migliori pratiche, l’istruzione di qualità e i programmi di difesa sulle epidemie a livello locale, nazionale, regionale e globale con misure efficaci per prevenire e rispondere alle epidemie”.
Ancora troppe differenze nella copertura vaccinale
↑ topLa pandemia da Covid-19, ad oggi, ha causato oltre cinque milioni di morti in tutto il mondo, con quasi 280 milioni di casi accertati. La campagna vaccinale procede a singhiozzo, con grosse differenze, in particolare, tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo. Ad oggi, solo il 57% della popolazione mondiale ha completato il proprio ciclo vaccinale contro Sars-CoV-2. Molti Paesi hanno ancora tassi di vaccinazione bassissimi e stanno subendo in maniera importante la nuova ondata pandemica.
In Sud Africa, ad esempio, uno dei primi Paesi in cui è stata rilevata la variante Omicron, solo il 26% circa della popolazione è completamente vaccinato. Rimanendo nel continente africano, ci sono situazioni anche peggiori. In Nigeria, Camerun e Ghana sono vaccinati rispettivamente il 2, il 2,3 e il 3% della popolazione. Non superano il 2% il Mali, Niger, Burkina Faso, Madagascar, Sudan del Sud e Repubblica Democratica del Congo.
Ma senza andare troppo lontano, anche in Europa ci sono Paesi ancora molto indietro. Basti pensare all’Ucraina e alla Romania dove i tassi di vaccinazione sono inferiori al 50% della popolazione, ad oggi rispettivamente il 30 e il 40%. O, ancora, la Bulgaria al 27% e la Moldavia al 24.
Imparare la lezione di Covid-19
↑ top“Covid-19 – ha detto il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres – ha dimostrato quanto velocemente una malattia infettiva possa dilagare nel mondo, spingere i sistemi sanitari al limite e sconvolgere la vita quotidiana di tutta l’umanità. Ha anche rivelato il nostro fallimento nell’imparare le lezioni delle recenti emergenze sanitarie come SARS, influenza aviaria, Zika, Ebola e altre”.
La pandemia da Covid-19 non è stata la prima e potrebbe non essere l’ultima emergenza sanitaria che il mondo dovrà affrontare. Per questo, un evento come la Giornata mondiale per la preparazione contro le epidemie può essere una grande occasione di educazione e sensibilizzazione. L’obiettivo è evidenziare l’importanza della prevenzione, preparazione e della cooperazione internazionale di governi, Ong e istituzioni pubbliche e private.