Presa in carico, prevenzione e, soprattutto, una struttura pubblica di controllo qualità e di stimolo all’innovazione che monitori l’attività sia del pubblico che del privato. Le proposte di Luciano Balbo, presidente del Centro Medico Santagostino.
Pensa alla salute, dice un detto. Ed è dimostrato da tutte le ricerche e i sondaggi che la preoccupazione per salute e sanità è una delle prime degli italiani, subito dopo quella occupazionale. Per questo il tema della sanità è costantemente al centro del dibattito.
Il dibattito politico, però, si concentra quasi esclusivamente sugli eventuali tagli e sui risparmi che possono essere raggiunti attraverso maggiore efficienza e un risparmio sui costi. Sono due temi utili e importanti, ma occorre anche affrontare il tema della innovazione delle modalità di organizzazione dei servizi e del modo di erogarli.
Tutti gli attori del settore (politici, manager, dipendenti, sindacati e imprenditori privati) devono comprendere che il cambio strutturale rispetto al passato (un aumento della spesa pubblica e privata di fronte all’aumento dell’età media e quindi all’incremento dei bisogni), può solo essere affrontato attraverso cambi strutturali delle modalità di offerta del servizio e questi cambi strutturali possono solo nascere dalla sperimentazione e dalla verifica dei risultati.
Le aree in cui lavorare per rendere il sistema più efficiente e più efficace, senza abbassare la quantità e qualità dei servizi e senza aumentare i costi, sono molte. Provo a elencarne qualcuna.
PRESA IN CARICO
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migliore utilizzo della capacità produttiva: in Italia vi è una delle più alte densità di macchine di diagnostica d’Europa; tali macchine sono largamente sottoutilizzate con conseguente incremento dei costi e degli investimenti, senza che il servizio se ne giovi
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gli ospedali sono assolutamente intasati da visite e diagnostica di primo livello; tali prestazioni vanno tolte dagli ospedali (dove sono costose e comprimono le attività più complesse ) e trasferite sul territorio;
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l’eccessiva medicalizzazione di cui giustamente ci si lamenta è legata alla mancanza di continuità assistenziale: se si realizzano sul territorio luoghi in cui cooperino medici di medicina generale, specialisti e diagnostica leggera, si può rendere il servizio più efficace e meno caro riducendo contemporaneamente la quantità degli esami. Infatti la presa in carico e la costruzione di un rapporto fiduciario riduce la crescente richiesta di esami da parte dei pazienti che si sentono sempre meno seguiti;
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l’introduzione di tecnologie ormai consolidate e usate nei settori dei servizi (per esempio: prenotazioni on line, pagamenti on line, invio dei referti on line e dialogo on line con il medico, qualora non sia necessaria la visita) renderebbero il servizio più efficace e meno costoso
PREVENZIONE
Infine andrebbe gradualmente ribaltata, attraverso campagne formative e sperimentando incentivi, l’attitudine verso al prevenzione. Oggi la prevenzione viene prevalentemente intesa come screening di massa per identificare tempestivamente possibili malattie. Metodo valido, ma sta anche emergendo che hanno effetti limitati. La prevenzione principale dovrebbe spostarsi verso l’incentivo verso stili di vita che costituiscono la base essenziale per una vita sana e soprattutto per una vecchiaia migliore. Una sufficiente attività sportiva e una adeguata alimentazione hanno più influenza positiva di molti screening diagnostici.
Questo tipo di innovazione non viene portata avanti perché tutta la sanità è orientata alla cura della malattia e all’offerta di prodotti e servizi e assai poco all’utente e alle sue vere esigenze.
CAMBIAMENTO DEL RUOLO DEL SETTORE PUBBLICO
Il settore pubblico strutturalmente, in tutto il mondo, ha grandi difficoltà a promuovere innovazione. L’innovazione richiede assunzione di rischio e imprenditorialità, due caratteristiche che lì spesso mancano e che anzi vengono represse.
Gli erogatori privati in convenzione con il settore pubblico sono vincolati ai modelli erogativi dell’ SSN. Anch’essi non hanno quindi né la possibilità né l’incentivo a sviluppare modelli innovativi. L’attuale modello di outsourcing incentiva solo a offrire gli stessi servizi del settore pubblico in modo più efficiente per poter estrarre adeguati margini di profitto. Inoltre la gestione privata di budget pubblici è bloccata; pertanto questi attori godono di una posizione di rendita che ancora di più inchioda il sistema.
Il settore pubblico si trova nella situazione di essere sia il finanziatore sia il principale erogatore di servizi sanitari. Bisogna separare le due funzioni creando una piccola struttura che non ha funzioni erogative, ma solo quelle di allocazione dei budget , di controllo della qualità e di stimolo all’innovazione. Questa struttura può essere creata senza immensi cambiamenti, costruendo una realtà professionale, pubblica ma indipendente da altri interessi, che renda totalmente trasparente le sue decisioni ai cittadini che sono i veri azionisti del Sistema Sanitario Nazionale. Tale struttura dovrebbe operare a livello nazionale, in maniera indipendente dal legame politico con le regioni e trattare gli erogatori pubblici e quelli privati con gli stessi criteri, valutando l’efficacia in modo equo e trasparente.
Soprattutto dovrebbe iniziare ad allocare parti di budget del settore sanitario iniziative (pubbliche o private o miste ) che promuovano modelli innovativi di erogazione. Dovrebbe valutarne l’efficacia per poi nel tempo applicare su scala nazionale le soluzioni migliori.
Questo percorso è certamente difficile da realizzare, anche se in Inghilterra e Svezia stanno iniziando le prime sperimentazioni in tal senso.
La sanità è interamente pagata dai cittadini, o via tasse o direttamente. Lo Stato che li rappresenta deve tornare ad essere principalmente il difensore dei loro interessi e non il difensore di chi eroga, pubblico o privato che sia. Occorre immettere nel settore una sana competizione basata non sul ribasso dei costi e delle prestazioni, ma sulla base della qualità dell’innovazione e dell’efficacia.
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