Oggi misurare la qualità erogata in medicina è molto difficile, soprattutto perché i dati sulle prestazioni e sui loro risultati non sono disponibili e accessibili. Serve un cambiamento di rotta, contro chi nell’opacità gode di un vantaggio competitivo
Come fanno le persone a scegliere un medico (nuovo, di cui non hanno già usufruito in passato) per un loro bisogno di salute?
Le possibilità, in ordine decrescente di rilevanza, sono:
- passaparola tra amici, parenti e conoscenti
- brand: quanto una istituzione è nota per essere forte su quel problema
- suggerimento da parte di un medico inviante
- Internet
- Vicinanza fisica a dove si vive e lavora
Se uno cerca online dati su quel medico, nel migliore dei casi trova il suo CV: quasi mai le tariffe, mai dati sulla qualità erogata.
La definizione stessa di qualità erogata in medicina è un esercizio estremamente complesso, soprattutto perché non esistono dati facilmente analizzabili in merito a quello che un singolo paziente ha fatto in termini di prestazioni sanitarie (diagnostiche e terapeutiche), uso di farmaci, referti, indipendentemente dal fatto che questi siano erogati dal Sistema Sanitario Nazionale o da privati. Il risultato di questa mancanza di dati è che non siamo capaci di misurare la qualità erogata in termini di “outcome”, che in parole povere significa se il paziente sta meglio o no.
Alla base di ogni miglioramento dei sistemi sanitari quindi deve esserci la creazione di sistemi di trasparenza e semplicità d’uso dei dati sui pazienti, dai quali poi si possono produrre dati sulla qualità erogata dai medici.
Ad esempio su un chirurgo vogliamo sapere quanti interventi di un certo tipo ha fatto e quali sono stati gli outcome. Vogliamo sapere dove ha lavorato e con quale ruolo. Vogliamo avere la lista delle pubblicazioni e l’impact factor. E vorremmo avere un indice sintetico che determini l’impatto in termini di outcome di quel chirurgo confrontato con la media di tutti i suoi colleghi.
Di una istituzione erogatrice vogliamo sapere tutte le prestazioni erogate, le tariffe, i dati con cui quella istituzione tiene monitorata la qualità (possibilmente certificati da un ente esterno), le liste di attesa.
Gli erogatori privati dovrebbero essere obbligati a inserire i referti in un unico sistema centralizzato e conseguentemente poter accedere a quel sistema se il paziente lo desidera, per permettere al medico di conoscere tutto il percorso clinico precedente.
Queste idee potrebbero essere ritenute radicali, o si potrebbe sostenere che le leggi in essere vanno in quella direzione. A noi sembra abbastanza ovvio che per implementare una tale visione ci vuole una ferrea volontà politica e una capacità di andare contro a chi nell’opacità vede un vantaggio competitivo.
I pazienti hanno tutto da guadagnarci da un sistema trasparente. E quindi, poiché i sistemi sanitari devono servire ai bisogni dei pazienti, la trasparenza dovrebbe essere un tema centrale di ogni riforma sanitaria.
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