Il pane “nero” è sempre più di moda, per i presunti effetti benefici. In realtà, come spiega la dietista, non è un prodotto in alcun modo utile alla salute. E non si dovrebbe nemmeno chiamarlo pane…
Non chiamatelo pane
Qualche tempo fa dei panificatori pugliesi sono stati denunciati dal Corpo Forestale dello Stato per la produzione e messa in commercio di pane e altri prodotti da forno al carbone vegetale, utilizzando il colorante E153, procedimento vietato dalla legislazione nazionale e da quella europea.
Il carbone vegetale è una sostanza organica naturale che si ricava dal legno carbonizzato e che può essere utilizzata come colorante o come integratore alimentare. Può essere utilizzato come additivo alimentare (secondo il Reg. CE n. 1333/2008), ma le norme vietano l’impiego di qualsiasi tipo di colorante in pane e pizza. I prodotti da forno con carbone vegetale non possono essere commercializzati con la denominazione di “pane” ma con la denominazione di “prodotto della panetteria fine”.
Il parere del Ministero della Salute
In un aggiornamento del 12 gennaio 2016 di una nota del Ministero della Salute vengono fornite alcune indicazioni su denominazione, produzione ed etichettatura dei prodotti al carbone vegetale.
La nota riporta: “È ammissibile la produzione di un ‘prodotto della panetteria fine’ denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea”. Continua la nota: “Non è ammissibile chiamare questo prodotto ‘pane’, né fare riferimento al ‘pane’ nell’etichettatura, nella sua presentazione e pubblicità, sia nel caso di prodotto preconfezionato che sfuso. Inoltre non sarà ammesso fare riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale alla luce del “chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante”.L’utilizzo come colorante
Nel 2012 L’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha valutato il carbone vegetale come un additivo colorante privo di rischi. In ogni caso non è possibile affermare che l’utilizzo del carbone possa dare benefici alla salute come additivo. La sua aggiunta come colorante nei prodotti da forno è di dubbia utilità perché le quantità utilizzate e consumate come additivo nel pane sono insufficienti per avere effetti benefici, per questo non è possibile classificarlo come alimento utile al miglioramento della salute.
L’utilizzo come integratore
Nell’allegato del Regolamento UE n. 432/2012, la Commissione europea si è espressa a favore riguardo all’integratore a base di carbone vegetale dicendo che “il carbone attivo contribuisce alla riduzione dell’eccessiva flatulenza post-prandiale”. Questa indicazione può essere impiegata solo per un alimento che contiene 1 g di carbone attivo per porzione quantificata. L’indicazione va accompagnata dall’informazione al consumatore che l’effetto benefico si ottiene con l’assunzione di 1 g almeno 30 minuti prima del pasto e di 1 g subito dopo il pasto”.
Dato che per la preparazione dei prodotti da forno l’impiego di carbone vegetale per kg di farina è di 15-20 g, si deduce che le quantità utilizzate e consumate come additivo nel pane sono insufficienti per avere effetti benefici.
Nessun beneficio
Chi consuma alimenti al carbone vegetale pensando di farsi del bene, sbaglia. Questi prodotti non sono dietetici, in quanto apportano le stesse calorie degli equivalenti senza colorante. Da non confondersi con altre varietà di pane scuro come quello di segale o prodotti a base di farina integrale, indicati per incrementare il consumo di fibra. Il carbone vegetale, data la capacità di legare vitamine, sali minerali e farmaci che transitano lungo il canale digerente, rendendoli indisponibili, non andrebbe consumato se si assumono farmaci in concomitanza dei pasti o se si hanno situazioni nutrizionali compromesse.