Un fenomeno che riguarda un terzo delle donne e che spesso rimane nascosto, con gravi danni per la salute psichica e fisica delle vittime. Una terapeuta spiega come riconoscere i primi campanelli d’allarme e capire quando è il caso di farsi aiutare
↑ topIn Europa un terzo delle donne è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale nel corso della vita (33%). L’italia è in linea con il dato europeo (31.5%). La violenza è nella maggioranza dei casi ripetuta (67,4% dei casi di violenza). Nel 65,2% dei casi i figli hanno assistito alla violenza,in aumento rispetto al 2006 (60,3%).
La violenza contro le donne ha un impatto molto pesante sulla salute delle vittime. tra le donne che hanno subito violenze ripetute dal partner nel corso della vita manifestano:
35,1% depressione
48,5% perdita di autostima
44,5% sensazione di impotenza
41,0% disturbi del sonno
36,9% ansia
23,7% difficoltà di concentrazione
18,5% dolori ricorrenti in varie parti del corpo
14,2% difficoltà a gestire i figli
12,1% idee di suicidio e autolesionismo
La violenza domestica è fatta di tutti quei maltrattamenti che hanno luogo tra le mura domestiche e può presentarsi in varie forme, che non sono sempre facilmente identificabili: i maltrattamenti, infatti, non sono solo fisici ma anche e spesso psicologici ed economici.
Ci sono però alcune caratteristiche fondamentali, nella violenza domestica:
– è endemica: è diffusa persistente e radicata in ogni parte del mondo.
– è culturale: la violenza di genere è radicata in un modello culturale non ancora superato che si rifà continuamente a una disparità di ruoli e stereotipi anacronistici tramandati da generazione in generazione.
– è sottostimata: l’elevato numero di donne vittime di violenza domestica non denuncia la violenza subita
– è continuativa: reiterata, assolutamente non un fatto isolato o di eccezionalità (c.ventimiglia1996)
– è trasversale: è un fenomeno negativo esteso a ogni classe sociale, a ogni cultura e a ogni età. È messa in atto prevalentemente dagli uomini contro le donne
– è multidimensionale: l’intervento , per la complessità della violenza domestica, richiede l’attivazione di più professionisti dell’ambito sanitario, psicologico, investigativo, giudiziario, assistenziale
Con quali forme si manifesta?
La violenza non è fatta solo di pugni, spinte, essere strattonata o afferrata, colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, ustionata. Non è solo fisica ma è anche psicologica ed economica.
– violenza psicologica: azioni parole comportamenti che mirano intenzionalmente a infliggere sentimenti di angoscia panico paura e depressione. la persona scelta e amata arriva ad accusare la donna di esser una pessima madre,fa leva sulle debolezze facendola sentire inadeguate, controlla le telefonate, gli spostamenti,impedisce di vedere i famigliari, pretende rapporti sex quando la donna non ne vuol sapere.
– violenza economica: è ogni forma di controllo e privazione che limita l’autonomia e l’indipendenza economica della donna. l’uomo controlla totalmente il bilancio familiare anche nei casi in cui la donna lavori limitandone l’autonomia e privandola delle risorse necessarie.
Teoria del ciclo della violenza
Il ciclo della violenza è da intendersi come il “progressivo e rovinoso vortice in cui la donna viene inghiottita dalla violenza continuativa, sistematica e ciclica da parte del partner”(secondo la teoria di Walker )
– fase 1: crescita della tensione
La tensione nella vita di una coppia è una manifestazione emotiva frequente che deve essere transitoria e condurre a una risoluzione costruttiva del problema che l’ha determinata: questo avviene attraverso il dialogo che deve essere sempre basato sulle “pari opportunità’” espressive, mai impositivo e mai dispotico. Quando la donna si accorge che la tensione cresce, deve sentirsi libera di dire “basta” e rimandare il colloquio a un altro momento con la possibilità di uscire di casa, incontrare amiche, parlare con loro e trovare suggerimenti su come affrontare il problema con il partner.
La vita di coppia è un campo di equilibri emotivi costruttivi, anche attraverso la separazione, che non deve essere vissuta come un fallimento ma come un passaggio ad altro equilibrio emotivo.
Se non si riesce ad avere una rete amicale e/o affettiva forte è indispensabile già in questa fase rivolgersi ai professionisti competenti in questo campo ed iniziare una terapia di supporto individuale o di coppia.
– fase 2: violenza espressa
Di fronte alla violenza è necessario per la vittima rivolgersi ai centri ormai diffusissimi sul territorio (contattando il numero antiviolenza e stalking, 1522).
Da terapeuta da anni impegnata in questo delicato settore mi sento di dare questi consigli:
– non si deve mai accettare nessun segno di violenza in quanto chi usa violenza va fermato subito.
– la violenza non è uno stile di comunicazione né di affettività. “ mi picchia ma mi vuole bene” sono parole che possono preludere al femminicidio.
– la violenza non è mai segno di amore. È segno di criminalità
– di fronte a una situazione di violenza rivolgersi immediatamente al pronto soccorso o ai centri anti violenza in quanto è necessari attivare immediatamnete la rete di protezione per la donna i gli eventuali figli minori.
– fase 3: contrizione amorosa (la fase del pentimento, del “non lo farò mai più”, delle promesse)
Il partner violento che è incapace di separarsi, agisce successivamente l’aspetto della “contrizione amorosa” (fase 3):” non lo faro più”, “sei l’unica donne della mia vita”, “scusa ma quando mi saltano i nervi”, “ è colpa tua: mi fai innervosire”. Mette in azione così l’aspetto seduttivo perverso e la donna ci ricade. Così, purtroppo, ricomincia il ciclo.