Skip to content
Pubblicato inSalute

Contraccezione: dieci domande, mille risposte

contraccezione

Mille donne di tutte le età hanno risposto al sondaggio lanciato dal Centro Medico Santagostino sul tema della contraccezione. I risultati? La pillola è il metodo più usato mentre faticano ad affermarsi i dispositivi più all’avanguardia. Ancora troppo diffusi i metodi “naturali” .

↑ top

In tema di contraccezione, l’Italia è tra le più arretrate d’Europa. I contraccettivi più all’avanguardia fanno fatica ad affermarsi e ancora troppe donne ricorrono ai metodi cosiddetti naturali. In occasione dell’8 marzo, Centro Medico Santagostino ha raccolto le abitudini contraccettive di mille donne di tutte le età e il loro punto di vista su quello che è uno dei più importanti temi di salute femminile.

Il sondaggio ha riscosso successo soprattutto tra le giovani: il 43% delle donne che ha risposto ha tra i 18 e i 32 anni, il 27% tra i 33 e i 40 e il 28% dai 40 in su. Delle donne che hanno risposto, il 68% usa un metodo contraccettivo. Tra chi non lo usa (32%) il 35% dichiara di non correre il rischio di rimanere incinta (per menopausa o altri motivi), il 22% è in gravidanza o sta cercando di avere un bambino e la restante parte non dà motivazione.

Tra chi si protegge attivamente dalle gravidanze, la pillola è certamente il metodo più gettonato: ad assumerla quotidianamente è il 40% delle donne intervistate. Subito dopo viene il preservativo maschile, usato per prevenire il concepimento e proteggersi dalle malattie dal 33% delle donne. Solo il 7,6% usa l’anello e il 5,2% ha un dispositivo intrauterino (mini-spirale o IUS). Una donna su dieci si affida a metodi naturali come il coito interrotto e il metodo Ogino-Knaus, che vieta i rapporti sessuali nei giorni in cui la donna è più fertile. «La popolazione coinvolta in questa indagine è certamente selezionata e rispecchia un campione molto attento alla propria salute, ma in Italia la situazione è completamente diversa», commenta Sara Gaita, ginecologa del Centro Medico Santagostino . «A livello nazionale, infatti, 6 donne su 10 non utilizzano nessun metodo contraccettivo e, in riferimento alla contraccezione ormonale nello specifico, la copertura è molto variabile da regione a regione, passando dal 23% di copertura in Valle d’Aosta al 7,2 % in Campania».

I metodi ormonali

Tra le donne che usano metodi a rilascio ormonale come pillola, anello, ius o dispositivi sottocutanei, il 66% cita come effetti positivi la regolarità mestruale, il 47% la riduzione dei dolori mestruali e il 28% l’eliminazione di condizioni fastidiose legate agli squilibri ormonali come acne o irsutismo. Il 7% invece dice di non avere altri vantaggi oltre a quello di non rischiare gravidanze. Sugli effetti collaterali negativi, il 27% risponde di non averne alcuno, mentre il 24% cita il calo del desiderio, il 16% mal di testa e il 13% sbalzi d’umore. Una donna su cinque dichiara di rischiare spesso di dimenticarsi di prendere la pillola o di mettere l’anello.

La sicurezza contraccettiva dei metodi ormonali è in tutti i casi molto elevata (sfiora il 100%). Ma per metodi come la pillola, che va assunta tutti i giorni, o l’anello, che va cambiato una volta al mese, la sicurezza è messa spesso a rischio da un utilizzo poco rigoroso. In caso di dimenticanza o errori nell’utilizzo, il rischio di interruzione della copertura è molto elevato.

Metodi fit and forget

Sono ancora poche le donne che scelgono i dispositivi fit and forget (metti e dimentica) come la mini-spirale o gli impianti sottocutanei. Delle mille donne che hanno risposto al nostro sondaggio solo il 3,6%.

Tra chi li usa, tutte indicano come positivo il fatto di non doverlo ricordare e la metà dichiara di non avere avuto alcun effetto collaterale. Una su quattro lamenta effetti come irregolarità mestruali e mal di testa.

Come per pillola e anello, la sicurezza contraccettiva è del 100%, ma questa volta il rischio di errori o dimenticanze nell’utilizzo è ridotto a zero perché, come dice il nome, una volta messi puoi dimenticartene. Queste soluzioni sono sempre più caldeggiate dai ginecologi, soprattutto per le adolescenti, che per la giovane età tendono spesso a dimenticare la pillola.

«Sono dispositivi ideali per una contraccezione sicura, duratura e sostanzialmente priva di effetti collaterali», – continua Gaita, «Richiedono sicuramente che vengano abbattute certe “resistenze”, soprattutto legate all’utilizzo dei dispositivi intrauterini a rilascio ormonale, erroneamente assimilati alle “vecchie” spirali, mediante un counselling mirato, attento e aperto alle diverse esigenze delle pazienti. L’informazione corretta è l’unica chiave per poter migliorare la pratica contraccettiva da parte delle donne e ridurre il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza soprattutto nelle giovanissime».

Rischi e fallimenti

Il numero di donne che vive i rapporti sessuali con poca considerazione dei rischi per le possibili conseguenze, anche sulla salute, è ancora alto. Alla domanda “usi sempre il preservativo con persone che conosci poco?” una donna su quattro risponde “non sempre” e l’8% risponde “mai”.

Il cosiddetto salto della quaglia è utilizzato regolarmente dall’8% delle donne e una donna su 4 ammette di averlo sperimentato almeno una volta nel corso della vita. Una scelta che mette le donne a elevato rischio di gravidanza, dal momento che il pene rilascia spermatozoi vivi anche in fasi precedenti all’orgasmo, creando comunque le condizioni per un concepimento. Questo dato trova riscontro nel fatto che 4 donne su 10 raccontano di aver dovuto ricorrere alla contraccezione d’emergenza (pillola del giorno dopo) almeno una volta. Numeri che potrebbero abbassarsi se l’utilizzo di metodi contraccettivi sicuri fosse più diffuso. «Non dimentichiamoci però che la contraccezione dovrebbe essere una scelta e una responsabilità di coppia e non solo delle donne: sarebbe opportuno fin dalla prima adolescenza incrementare gli spazi informativi, soprattutto a scuola, legati ai temi contraccettivi che coinvolgano parimenti ragazzi e ragazze, per creare un terreno comune di discussione e di confronto e abituare i giovanissimi  al dialogo sulla contraccezione e la protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili», conclude la ginecologa.

Contraccezione senza mestruazioni

Nelle donne che usano metodi anticoncezionali, il flusso mestruale è un effetto “finto”, una condizione che viene indotta per cercare di alterare il meno possibile le abitudini femminili (Leggi “Flusso mestruale: inutile se non vuoi avere figli”). Alcuni dei contraccettivi più innovativi si stanno muovendo nella direzione di eliminare le perdite di sangue (amenorrea), senza effetti collaterali sulla salute delle donne. Le resistenze a questo cambiamento sono soprattutto culturali. Il 60% delle donne intervistate ha affermato che se potesse scegliere un metodo anticoncezionale che elimina il ciclo senza conseguenze sulla salute lo farebbe, ma il 40% si è espresso per il “no”.