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Pubblicato inSalute

La cattiva digestione: cause, sintomi e come risolverla

La cattiva digestione è un disturbo gastrointestinale caratterizzato da una serie di sintomi che possono compromettere la qualità della vita. Scopri come riconoscerla, quali sono le cause e come puoi migliorare il tuo benessere digestivo con semplici accorgimenti.

Cattiva digestione

La cattiva digestione, conosciuta più correttamente come dispepsia, è un sintomo molto comune. Può presentarsi occasionalmente, come dopo un pasto abbondante, manifestarsi anche in forma notturna o diventare più persistente nel tempo.

Ne parliamo con la Dottoressa Cristina Ogliari, gastroenterologa del Santagostino, per approfondirne cause, sintomi e trattamenti disponibili.

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Quali sono i sintomi di una cattiva digestione?

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Una cattiva digestione può manifestarsi con una varietà di sintomi sgradevoli, tra cui:

  • la sensazione di pesantezza a livello della parte alta dell’addome
  • il senso di gonfiore o ripienezza dello stomaco
  • la necessità di eruttazioni frequenti o la sensazione di dover eruttare e non riuscire a farlo
  • il dolore a livello della parte alta dell’addome

Occasionalmente possono manifestarsi anche disturbi quali nausea o, in casi gravi, anche a vomito

Cattiva digestione e pressione arteriosa: esiste un legame?

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Sebbene non esista un legame diretto tra cattiva digestione e pressione alta o pressione bassa, alcuni studi suggeriscono che una digestione difficoltosa possa contribuire indirettamente a un aumento della pressione sanguigna, soprattutto in presenza di altre condizioni mediche.

Per favorire, quindi, una digestione ottimale e contribuire al mantenimento di una pressione sanguigna sana, si consiglia di masticare accuratamente il cibo per facilitare il lavoro dello stomaco, consumare pasti piccoli per non sovraccaricare lo stomaco e favorisci una digestione più leggera e bere molta acqua per idratare l’organismo e favorisce la digestione.

Cosa porta a una brutta o lenta digestione?

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Le cause sono da correlare ad un affaticamento dello stomaco a lavorare e digerire gli alimenti. Possono essere legate a:

  • un eccessivo “carico” dello stomaco di cibo come quantità o qualità (per esempio cibi molto ricchi di grassi o bevande gassate)
  • una masticazione veloce
  • l’esposizione al freddo o in ambienti eccessivamente caldi
  • l’esercizio fisico intenso subito dopo un pasto 
  • uno stato di tensione emotiva 
  • un’infiammazione o malattia dello stomaco che ne rende difficile l’attività come in caso di gastrite o malattie più serie come il tumore allo stomaco
  • un rallentamento dello svuotamento dello stomaco per disturbi della motilità dello stomaco oppure per incompleto svuotamento del tratto digestivo inferiore come nel caso della stipsi
  • la presenza di malattie sistemiche come l’insufficienza renale o cardiaca 
  • l’assunzione di farmaci 
  • infarto cardiaco (soprattutto nelle donne) quando compare ad insorgenza improvvisa e spesso associato ad altri sintomi come sudorazione, svenimento o tachicardia

Quando preoccuparsi?

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Una cattiva digestione occasionale non è un sintomo preoccupante e spesso si risolve dopo qualche ora o con banali accorgimenti “casalinghi” come una tisana o un digestivo.

Una cattiva digestione diventa però un sintomo da sottoporre a giudizio medico quando risulta costante, cioè presente ad ogni pasto, quando è associata ai cosiddetti sintomi di allarme come il vomito, il calo ponderale, l’alterazione del modo di scaricarsi, la presenza di melena (feci nere) che indica un sanguinamento del tratto digestivo o la comparsa di anemia, quando è associata a sintomi sistemici come per esempio la febbre, il gonfiore alle gambe, il mal di testa

Quali esami per le difficoltà di digestione?

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Se il disturbo è occasionale non è necessaria alcuna indagine.
Nel caso in cui, invece, diventi più frequente o associata ai sintomi descritti sopra è necessario sottoporsi ad alcuni esami.

In prima battuta è utile eseguire esami ematochimici per individuare eventuali segni di allarme o segni di malattia sistemica.
Inoltre, per i pazienti di età inferiore a 55 anni e senza segni e sintomi di allarme è indicato eseguire la ricerca dell’Helicobacter pylori, un batterio che induce infiammazione dello stomaco, mediante un esame del respiro (urea breath test) o delle feci (ricerca dell’antigene fecale dell’H.pylori). 

In caso di età superiore ai 55 anni o in presenza di segni e sintomi di allarme, è invece indicata l’esecuzione dell’esofagogastroduodenoscopia con biopsie per verificare lo stato dello stomaco. 

A completamento è sempre utile eseguire un’ecografia addome superiore per verificare l’eventuale presenza di alterazione degli organi vicini allo stomaco come fegato, pancreas e colecisti. 

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Quale terapia per la cattiva digestione?

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Per ridurre il rischio di cattiva digestione è innanzitutto necessario, come precedentemente indicato, masticare lentamente ed evitare pasti troppo abbondanti o ricchi di cibi grassi.

In caso di cattiva digestione occasionale sono sufficienti rimedi semplici come una tisana calda, una bevanda a base di erbe digestive, un po’ di bicarbonato sciolto in acqua e limone oppure l’utilizzo della gomma da masticare per 15-20 minuti. 

Anche una camminata di 20-30 minuti, evitare sforzi fisici intensi, tenere “la pancia” al caldo dopo il pasto possono essere di grande aiuto. 

Nel caso di disturbo digestivo più persistente ovviamente la terapia farmacologica dipende dalla causa sottostante. Potrebbe essere infatti indicato assumere farmaci antiacidi o favorire l’evacuazione con terapia lassativa. L’utilizzo occasionale di farmaci procinetici, cioè che favoriscono la motilità gastrica, può essere un aiuto in alcuni casi selezionati.