Anziani e animali domestici: un rapporto che fa bene alla salute. Un recentissimo articolo uscito sul Journal of epidemiology & community health dimostra, attraverso dati tratti da un vasto studio scientifico osservazionale europeo, l’efficacia propriamente terapeutica del possedere un cane, in particolare per quanto riguarda la riduzione della sedentarietà e l’incremento dell’attività fisica (passeggiate anche di lunga durata con l’animale domestico), a cui conseguono come è noto benefici sul sistema cardiocircolatorio, quali miglioramento dei valori di pressione arteriosa e riduzione del rischio cardiovascolare. La ricerca ha evidenziato che i livelli di attività fisica degli anziani che portano a spasso il cane sono più alti del 20% rispetto al resto del campione. Inoltre, gli anziani proprietari di animali trascorrono seduti circa 30 minuti al giorno in meno rispetto agli altri.
“I nostri risultati potrebbe avere notevoli ripercussioni sulle iniziative dirette a stimolare il mantenimento dell’attività fisica negli anziani e potrebbero diventare parte integrante dei programmi raccomandati di esercizio – scrivono gli autori della ricerca -. Potrebbe essere possibile, per esempio, organizzare iniziative a livello locale per permettere agli anziani che non possiedono un animale perché non hanno la possibilità di tenere un cane in casa, ma sono in buone condizioni fisiche, di partecipare a ‘dog walking groups’, gruppi incaricati di passeggiare con i cani, in modo da unire i benefici associati all’attività fisica con quelli correlati all’aumento delle interazioni sociali”.
L’effetto terapeutico della compagnia di un cucciolo non è solo a livello prettamente fisico, ma anche e soprattutto relativamente alla sfera psico-affettiva. Con l’avanzare dell’età e l’arrivo del momento della pensionamento tende a svilupparsi una sensazione di “inutilità” socio-economica e personale, che non di rado può sfociare in veri e propri episodi di depressione. Occuparsi di un animale domestico può dare benefici significativi in questi casi, perché rende la persona responsabile di qualcun altro, aumenta le possibilità di distrazione, riempie il senso di vuoto, gratifica tramite il rapporto affettivo che si viene ad instaurare e che gli animali domestici stessi sanno ricambiare con un linguaggio istintivo, diverso dal nostro, ma estremamente evidente e percettibile. Oltre alla depressione in senso stretto, la compagnia dell’animale ha un ruolo anche nella cura dell’ansia e nella percezione del dolore. La parola “cura” non deve sembrare eccessiva, in quanto è noto come la presenza di un cucciolo possa rendere possibile la riduzione della terapia farmacologica psico attiva o evitarne del tutto la somministrazione in casi lievi.
Secondo la ricerca ‘Over 65 e animali da compagnia’ 2017 di Senior Italia Federanziani e Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) oltre 1 anziano su 2 possiede almeno un animale da compagnia, ben il 68% afferma che la compagnia del proprio animale domestico influenza molto il proprio benessere fisico e mentale.
Il ministero della Salute ha diramato delle Linee Guida nazionali relativamente agli “Interventi assistiti con animali“, dove, tra le altre cose, si individua quali sono gli animali che meglio si adattano alla relazione con l’uomo e con il paziente per un percorso anche prettamente medico-riabilitativo: in primis il cane, seguito da gatto, coniglio, asino, cavallo. Ovviamente nel caso di anziani che vivono a domicilio ci si riferisce a cane, gatto ed eventualmente coniglio, ma è interessante ricordare come in molte Residenze Sanitarie Assistenziali sia lombarde sia nazionali, sono attivi degli interventi di “pet-therapy” che si svolgono anche con cavalli e asini, oltre che con gli altri animali di piccola taglia precedentemente citati.
Ormai diversi studi clinici hanno ampiamente dimostrato come questo genere di programma riabilitativo/educazionale possa ridurre i disturbi comportamentali di anziani con decadimento cognitivo, migliorare l’ansia e diminuire la dose di psicofarmaci necessari per il controllo di tali problematiche.
Per tutti questi motivi in ambito geriatrico il prendersi cura di un animale domestico è annoverato nel gruppo delle “terapie non farmacologiche”, sulle quali si punta sempre di più negli ultimi anni al fine di ridurre alcuni disturbi psico affettivi e al fine di stimolare l’attività fisica con benefici sul sistema cardiovascolare.