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Pubblicato inSalute

Come si determina la morte cerebrale

La morte cerebrale è la cessazione irreversibile delle attività del cervello. Si distingue dal coma e dallo stato vegetativo, perché i pazienti in morte cerebrale non presentano alcuna attività autonoma dell’organismo, e possono essere mantenuti in vita solo artificialmente, tramite macchinari.

morte cerebrale

La morte cerebrale è la cessazione definitiva delle attività del cervello. L’organismo smette di essere autonomo e può essere mantenuto in vita solamente tramite l’uso di macchinari che permettano ai sistemi cardiocircolatorio e respiratorio di proseguire nella loro attività.

Nel caso della morte cerebrale si perde qualsiasi attività cognitiva e di pensiero in modo permanente.

Non è in altre parole possibile invertire la condizione. Per questo motivo in caso di diagnosi di morte cerebrale l’individuo viene dichiarato legalmente morto.

La differenza tra questa condizione e il coma è che in stato comatoso il paziente non è in grado di reagire a nessun tipo di stimolo cognitivo esterno, ma mantiene l’autonomia del funzionamento dell’organismo per quello che riguarda le funzioni base, come respirazione e battito cardiaco. Presenta inoltre le reazioni involontarie come la regolazione della pupilla in presenza di fonti luminose.

La diagnosi necessita di alcuni esami specifici e di alcune ore, dopo di che il sostegno con i macchinari può essere interrotto.

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Morte cerebrale, cause e fattori di rischio

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La morte cerebrale è una condizione in cui si verifica la cessazione irreversibile di tutte le funzioni cerebrali. Tra le cause principali vi sono lesioni traumatiche, ictus e anossia cerebrale (mancato arrivo di ossigeno). I fattori di rischio includono traumi cranici, patologie cardiovascolari e situazioni di ipossia prolungata.

Infarto del miocardio

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L’infarto del miocardio, più comunemente conosciuto come attacco di cuore, è la morte di alcune porzioni delle cellule muscolari che compongono il muscolo cardiaco.

Questo fenomeno, detto anche necrosi, porta al malfunzionamento del cuore, con conseguenti scompensi dell’afflusso di sangue a tutto l’organismo, quindi anche al cervello.

L’ipossia, cioè la ridotta quantità di ossigeno ai tessuti del sistema nervoso centrale, che ne consegue può portare alla morte cerebrale.

Arresto cardiaco

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Il cuore smette di battere, causando anossia, cioè mancanza di ossigeno a tutto il corpo, ivi incluso il cervello e il resto del sistema nervoso centrale.

Private dell’ossigeno necessario al loro sostentamento, le cellule nervose muoiono determinando la morte cerebrale.

Ictus ischemico o emorragico

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Nel caso di ictus si ha l’interruzione dell’afflusso di sangue ad una porzione di cervello causata o da una rottura dei vasi (emorragico) o ad un’ostruzione degli stessi (ischemico).

A seconda della gravità dell’ictus, della zona colpita e del tempo che intercorre tra l’ictus stesso e l’intervento, si può verificare anche in questo caso la morte cerebrale.

Emorragie cerebrali

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Come per l’ictus, l’emorragia cerebrale causata da altri fattori, può portare alla morte cerebrale per mancanza di intervento tempestivo.

Trombosi o embolia

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La trombosi è un’ostruzione dei vasi sanguigni dovuta ad un coagulo di sangue che impedisce il regolare scorrimento del flusso ematico. L’embolia è invece la formazione di una bolla d’aria che provoca un’interruzione del flusso di sangue.

Entrambe queste ostruzioni possono provocare la morte cerebrale.

Tra le cause rare di morte cerebrale ci sono poi traumi violenti alla scatola cranica, infezioni e tumori.

Cosa succede quando c’è la morte cerebrale?

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La morte cerebrale si verifica quando tutte le funzioni cerebrali, inclusi i riflessi del tronco encefalico, cessano in modo permanente. I pazienti in morte cerebrale non mostrano segni di attività cerebrale, come risposta a stimoli dolorosi, riflessi pupillari o respirazione spontanea. Nonostante il cuore possa continuare a battere con il supporto di ventilazione artificiale, la mancanza di attività cerebrale rende la condizione irreversibile.

Il recupero è impossibile. L’organismo rimane in vita solo grazie ai macchinari che ne consentono la respirazione e l’attività cardiaca.

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Quanto dura l’accertamento di morte cerebrale?

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Il processo comprende più valutazioni neurologiche, effettuate in momenti distinti per confermare l’irreversibilità dello stato. In molti paesi, il tempo minimo tra le valutazioni può essere di 6-24 ore, a seconda delle linee guida specifiche.

I test devono essere effettuati entro sei ore per gli adulti e 24 ore per i neonati.

Le procedure per accertare lo stato di morte cerebrale sono rigorose e seguono protocolli medici stabiliti. Ecco i passaggi principali:

  1. Esclusione di Fattori Reversibili:
    • Assicurarsi che non ci siano condizioni mediche che potrebbero imitare la morte cerebrale, come ipotermia, intossicazioni o squilibri elettrolitici.
  2. Esame Clinico Neurologico:
    • Coma non responsivo: Il paziente deve essere in coma profondo senza risposta a stimoli dolorosi.
    • Assenza di riflessi del tronco encefalico:
      • Riflesso pupillare alla luce assente.
      • Riflesso corneale assente.
      • Assenza di risposte oculocefaliche (test dei movimenti oculari con il movimento della testa).
      • Assenza di risposte oculovestibolari (test dell’acqua fredda nell’orecchio).
      • Assenza di risposta a stimoli dolorosi nella distribuzione dei nervi cranici.
      • Assenza di riflessi faringei e tracheali.
  3. Test di Apnea:
    • Interruzione della ventilazione artificiale per valutare se il paziente è in grado di respirare autonomamente. Il test è considerato positivo se il paziente non presenta tentativi di respirazione spontanea quando la PaCO2 (pressione parziale di anidride carbonica nel sangue arterioso) aumenta a livelli critici.
  4. Conferma con Test Strumentali (opzionale ma consigliato in alcuni casi):
    • Elettroencefalogramma (EEG): Verifica l’assenza di attività elettrica cerebrale.
    • Doppler Transcranico: Valuta il flusso sanguigno cerebrale.
    • Angiografia Cerebrale: Conferma l’assenza di flusso sanguigno al cervello.
    • Scintigrafia Cerebrale: Verifica l’assenza di perfusione cerebrale.
  5. Ripetizione dell’Esame:
    • In molti protocolli, l’esame clinico deve essere ripetuto dopo un intervallo di tempo prestabilito (ad esempio, 6 ore) per confermare l’irreversibilità dello stato.
  6. Certificazione:
    • Un team di medici, spesso inclusi neurologi o neurochirurghi, deve esaminare e certificare i risultati, confermando la morte cerebrale.

Questi passaggi assicurano che l’accertamento della morte cerebrale sia accurato e irreversibile, rispettando standard etici e legali.