- Cosa si intende per aferesi?
- Come funziona I’aferesi?
- Quali malattie si curano con l’aferesi terapeutica?
L’aferesi terapeutica consiste nella separazione dei componenti cellulari del sangue di un paziente. È una procedura che avviene per mezzo di un separatore, cui il paziente è collegato grazie a due accessi venosi, uno in entrata e il secondo in uscita.
L’obiettivo è il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’anemia falciforme. Come viene eseguita questa procedura? Richiede una preparazione? E sono possibili complicanze? Risponde il dottor Alberto Lerario, neurologo del Santagostino.
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Cosa si intende per aferesi?
↑ topL’aferesi terapeutica è una procedura medica che prevede il prelievo di sangue da un paziente per poi separare le sue componenti cellulari dalla parte liquida, comunemente nota come plasma.
Il prelievo e la separazione delle componenti ematiche possono avvenire per “purificare” il sangue da elementi che possono essere nocivi, come ad esempio agenti patogeni o chimici, o per prelevare componenti del sangue utilizzabili in sede terapeutica.
In base alla componente del sangue che viene rimossa, si ha:
- plasmaferesi, per la rimozione del plasma
- citoaferesi, quando sono rimosse cellule del sangue
- piastrinoaferesi, nei casi di rimozione delle piastrine
- leucaferesi, quando sono rimossi in globuli bianchi
- eritroaferesi, quando si ha rimozione di globuli rossi
- staminoaferesi, se ad essere rimosse sono le cellule staminali emopoietiche.
Come funziona I’aferesi?
↑ topL’aferesi è un procedimento extracorporeo, ovvero il sangue del paziente viene immesso in un separatore automatizzato capace di svolgere una separazione tra componenti liquide e solide del sangue, senza che il volume complessivo del plasma risulti modificato.
L’intero procedimento dura al massimo 120 minuti e prende avvio per mezzo di accessi venosi che possono avvenire:
- sul collo, all’altezza della vena giugulare
- nella zona inguinale, attraverso la vena femorale.
Inoltre, è possibile che sia utilizzato un catetere venoso centrale, inserito in anestesia locale.
Gli accessi venosi sono due, dal momento che il primo accesso serve per prelevare il sangue, mentre il secondo permette che il plasma sia reinfuso, dopo essere stato trattato. La separazione avviene attraverso due princìpi: centrifugazione oppure filtraggio. In entrambi i casi viene sfruttato il peso specifico del componente del sangue.
Cosa significa donazione in aferesi?
↑ topSi parla di donazione in aferesi quando, attraverso il procedimento di aferesi, si possono donare componenti del sangue come, ad esempio, le piastrine o il plasma.
Quali malattie si curano con l’aferesi terapeutica?
↑ topQuesto procedimento viene utilizzato per il trattamento di diversi disturbi. Nello specifico, la plasmaferesi viene adottata quando il plasma presenta sostanze in grado di determinare danni all’organismo del paziente.
È infatti il trattamento d’elezione per la porpora trombotica trombocitopenica, una patologia autoimmune che determina la formazione patologica di trombi che, una volta ostruiti i vasi sanguigni, causano una diminuzione di ossigeno ai diversi organi. Tra le altre patologie che vengono trattate si possono indicare:
- malattie neurologiche come la neuromielite ottica, la sindrome di Guillain-Barré e la miastenia grave
- disturbi reumatologici, ad esempio per rimuovere gli autoanticorpi in pazienti con lupus eritematoso sistemico
- crisi emolitiche e altre patologie ematologiche dove c’è accumulo di sostanze dannose nel sangue, come nel caso dell’ipercolesterolemia familiare.
Si ricorre alla citaferesi per il trattamento di patologie delle componenti cellulare di sangue. È questo il caso dell’anemia falciforme e delle leucemie. Un’ulteriore applicazione si ha nei casi di trapianti di midollo.
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Possibili complicanze dell’aferesi terapeutica
↑ topÈ stata rilevata una bassa incidenza di rischi e di complicanze, in circa il 10% dei casi. Si tratta di complicanze lievi, tra le quali si possono indicare:
- nausea e vomito
- vertigini
- mal di testa
- reazioni allergiche alle sostanze che vengono infuse.
In caso di plasmaferesi, infatti, possono essere infuse sostanze quali citrato, che agisce come anticoagulante, o una soluzione di tipo colloidale per sostituire il plasma del paziente. Questa soluzione può contenere albumina al 5%.
Estremamente rari sono eventi quali embolia polmonare, infezioni oppure episodi di aritmia.