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Pubblicato inGenitori

Il significato del Carnevale per i bambini

Il Carnevale è una festività molto amata dai bambini. Qual è il suo significato e quali le sue origini? Come viverla al meglio con i più piccoli?

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Il Carnevale ha da sempre un significato molto importante per i bambini, che aspettano con trepidazione il momento in cui indossare la maschera del loro supereroe o personaggio preferito.

Al di là del suo aspetto giocoso, non bisogna dimenticare che questa celebrazione ha origini molto antiche. Il Carnevale è una celebrazione ricca di simbolismo, radicata in una cultura popolare poi confluita nella tradizione cristiana. Nei paesi cattolici, si festeggia nel periodo che precede la Quaresima: al martedì grasso, giorno di chiusura del Carnevale, segue il mercoledì delle ceneri, primo dei quaranta giorni di Quaresima che porteranno alla Pasqua.

Ma quali sono le implicazioni e il valore profondo di questa festa? E cosa rappresenta per i bambini? Scopriamone di più. 

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Qual è il significato del Carnevale? 

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L’origine del termine “Carnevale” è oggetto di diverse interpretazioni.

Alcune delle ipotesi più comuni riconducono questa espressione al latino carnem levare, che significa “eliminare la carne”, o carne vale, ovvero “addio alla carne”: si tratterebbe in entrambi i casi di un riferimento ai digiuni tipici del periodo di Quaresima, che, come accennato, ha inizio subito dopo il Carnevale.

Esiste anche un’interpretazione che fa risalire il nome a car navalis, un antico rito che vedeva una nave sacra portata in processione su un carro.

Cosa rappresenta il Carnevale secondo la tradizione? 

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Quale che sia l’esatta origine del termine, il Carnevale attuale deve molto agli antichi riti pagani come i Saturnalia, festività romana che, tra il 17 e il 23 dicembre, celebrava il dio Saturno e la mitica età dell’oro in cui aveva regnato.

In un clima di allegra e sregolatezza, veniva rievocata l’abbondanza dei doni della terra e l’uguaglianza tra le persone che avevano segnato quel tempo.

Tipico di questi festeggiamenti era infatti un temporaneo sovvertimento dei ruoli sociali del tempo: i padroni servivano banchetti ai servi e ci si scambiava doni senza curarsi delle gerarchie sociali, a favore di una “parificazione” tra i ceti. Si ricorreva inoltre al rituale del mascheramento: durante le celebrazioni veniva eletto, tramite sorteggio, un princeps, che, indossata una maschera e abiti dai colori vivaci, aveva il compito di detenere il controllo simbolico della festa.

Anche durante il Medioevo il Carnevale continuò a rappresentare un momento di straordinaria libertà e sovversione delle regole. Le comunità si riunivano per banchetti collettivi, danze sfrenate e travestimenti che ribaltavano i ruoli sociali del tempo, in una dimensione di sfogo e follia: i poveri si mascheravano da ricchi, gli uomini da donne, e viceversa. 

Nel Rinascimento, il Carnevale acquisì un’aura più spettacolare e raffinata, diventando uno strumento di espressione artistica e politica. I carri allegorici, decorati con simboli mitologici e biblici, sfilavano per le città, celebrando la grandezza delle élite al potere e offrendo al popolo momenti di intrattenimento e meraviglia.

A partire dalla metà del Cinquecento presero piede le maschere della Commedia dell’Arte, un genere teatrale caratterizzato da personaggi fissi che ben presto si trasformarono in costumi tipici del Carnevale: tra questi, gli iconici Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Pantalone.

Perché si festeggia il Carnevale (spiegato ai bambini)?

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Come molte altre ricorrenze, il Carnevale ha assunto con il tempo una veste commerciale, in cui a prevalere è spesso una gara al travestimento più bello e sorprendente, e l’immancabile conformismo alle mode del momento. Il valore profondo di questa festa viene così trascurato. Ecco allora che spiegare il significato del Carnevale ai bambini assume un’importanza particolare.

Come fare? Si potrebbe partire dal racconto delle antiche feste da cui il Carnevale deriva, e sottolineare come ancora oggi avvenga la stessa cosa di un tempo: ci mascheriamo e attraverso il costume che indossiamo impersoniamo i personaggi delle favole o della nostra fantasia.

Parlare del Carnevale ai bambini potrebbe essere, allora, un’occasione per mettere in luce l’aspetto più autentico implicato nell’atto del mascherarsi e riflettere su alcuni punti:

  • attraverso “la maschera” viene eliminata ogni forma di differenziazione e classe sociale: ognuno può impersonare eroi, re e regine, indipendentemente dalle opportunità legate alla propria condizione sociale
  • dietro la maschera, è possibile celare o ridimensionare i propri vissuti interni: anche il bambino più timido o introverso, quindi, può sentirsi sufficientemente “protetto” per dar sfogo, anche solo per un giorno, a quegli aspetti di sé che faticosamente riesce a far emergere nella vita di tutti i giorni.

Interessante potrebbe essere anche raccontare ai bambini la storia della maschera di Arlecchino, con la quale da sempre il Carnevale di Venezia si identifica. La storia di un bambino povero il quale, non avendo un vestito da poter indossare il giorno del Carnevale, riceve da ciascun bambino del paese un pezzo di stoffa che la madre cuce insieme creando un bellissimo vestito.

Come far vivere il Carnevale ai bambini a seconda dell’età

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Quando il bambino è molto piccolo, il costume riflette le preferenze del genitore. I bambini sotto i tre anni generalmente non amano mascherarsi anzi, a volte, ne sono addirittura spaventati. Questo perché il volto truccato o nascosto da una maschera può essere vissuto come una minaccia o un pericolo per il sé e dunque, intimorire.

È importante dunque:

  • provare a leggere le reazioni emotive del proprio bambino
  • rispettarne i tempi, senza forzarlo qualora manifesti disagio o paura.

Dopo i tre anni il Carnevale diventa un evento molto atteso e vissuto come un giorno di grande divertimento, attraverso il quale il bambino può liberare la propria fantasia e “trasformarsi” nel personaggio preferito.

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Per quale motivo ci si maschera a Carnevale?

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Il travestimento infatti appartiene alla dimensione del gioco simbolico, attraverso cui:

  • si affermano delle parti di sé e si esplora la realtà
  • si esorcizzano le situazioni che suscitano più paura all’interno di una dimensione – quella della finzione – più sicura e protetta.

Vestire i panni di un personaggio diverso da sé presuppone che il bambino abbia acquisito la separatezza tra pensiero e oggetto, laddove l’azione nasce dalle idee più che dagli oggetti. Ecco, quindi, che un semplice bastone può diventare un animale o una persona, all’interno di un processo di trasformazione in cui l’oggetto si presta a diventare ciò di cui il bambino ha bisogno per attualizzare il proprio gioco.

Giocando a “far finta” i bambini esercitano immaginazione e creatività, sviluppano una maggior consapevolezza di sé, imparano a riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri esercitando abilità cognitive e relazionali.

Anche la fase di preparazione che antecede il mascheramento assume un ruolo cruciale. Il bambino, a seconda dei propri gusti, sceglie il tipo di personaggio che desidera rappresentare e può creare alcuni elementi del travestimento. Si costruisce così un rituale, un momento di condivisione e cooperazione tra genitore e figlio, che può rappresentare un’occasione per l’adulto per scoprire diversi aspetti del proprio bambino, i suoi gusti, i suoi interessi e le sue fantasie, e sintonizzarsi con il suo mondo interiore.