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Pubblicato inSalute

Intolleranza al lattosio: riconoscerla con gli esami

L’intolleranza al lattosio è una delle intolleranze alimentari più diffuse e in crescita e può comportare sintomi fastidiosi per quanto non gravi. Ecco quali sono, quali esami svolgere e come affrontarla

intolleranza al lattosio bambina con bicchiere di latte

L’intolleranza al lattosio è l’incapacità di digerire il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati.

È causata da un deficit di lattasi, ovvero l’enzima necessario alla sua assimilazione. Tale condizione porta, in caso di consumo di latte o prodotti caseari, a reazioni avverse non di tipo allergico come disturbi gastrointestinali.

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Cos’è il lattosio e quanto è importante?

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Nel latte materno il principale carboidrato è il lattosio (85-90%), uno zucchero semplice; la flora batterica intestinale promossa da questo latte ha un effetto protettivo sulle infezioni, perché contrasta la crescita di germi patogeni e influenza lo sviluppo dell’immunità gastrointestinale.

Già ai tre anni di vita l’apporto di carboidrati cresce al 60% delle calorie, ma il rapporto è invertito: tre quarti sono sotto forma di carboidrati complessi e il restante quarto sotto forma di carboidrati semplici, per permettere all’organismo un costante e prolungato rifornimento di energia.

Da cosa dipende l’intolleranza al lattosio?

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L’insorgenza in età adulta di maldigestione al lattosio viene spesso scambiata con intolleranza al lattosio, ma in realtà l’intolleranza non sempre è conseguenza di maldigestione. Ci sono quattro cause di maldigestione:

  1. deficienza congenita degli enzimi lattasi (rara), che rendono difficile scindere lo zucchero del latte in due zuccheri semplici, glucosio e galattosio
  2. deficit di sviluppo della lattasi intestinale nei neonati prematuri
  3. deficienza negli adulti della lattasi (la più comune): la popolazione LP (lactase persistent) vs LNP (lactase non-persistent) segue una distribuzione ancestrale che con le migrazioni sta variando e si sviluppa a un’età relativamente giovane, intorno ai 2-5 anni
  4. deficienza di lattasi secondaria a un danno della mucosa dell’intestino tenue (da infezione, celiachia, malnutrizione, interventi, radiazioni, farmaci, linfoma). La severità dei sintomi dipende dalla quantità di mucosa interessata e dalla presenza di una predisposizione genetica

Quali sono i sintomi di chi è intollerante al lattosio?

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I sintomi dell’intolleranza al lattosio, la cui intensità dipende dalla quantità di lattosio ingerito, possono essere gastrointestinali (diarrea, flatulenza, borborigmi, crampi e dolori addominali, gonfiore e qualche volta nausea), oltre a dolore articolare e muscolare, sonnolenza, vertigini, carie, acne, prurito, rinite, mal di gola e mal di testa. Allo stesso tempo però le diete di esclusione alla lunga possono provocare disequilibri della flora batterica con conseguente insorgenza di diarrea e malnutrizione.

Il tipo di intolleranza al lattosio dipende dalla dose di lattosio ingerita, dalla espressione dell’enzima lattasi e dal microbiota intestinale. Inoltre i pazienti con una ipersensibilità intestinale associata ad ansia e colon irritabile sono più a rischio indipendentemente dalla digestione del lattosio. Il lattosio non digerito si accumula nell’intestino e i batteri qui presenti producono aria che causa i sintomi discussi precedentemente.

Perché il lattosio gonfia la pancia?

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Nelle persone in cui la produzione di lattasi è carente e non consente di digerire in modo adeguato il lattosio, quest’ultimo prosegue il suo percorso nell’intestino fino ad arrivare al colon. Qui, viene attaccato dai batteri intestinali: ne consegue la produzione di gas, responsabile di gonfiore addominale, meteorismo e crampi tipici di chi soffre di intolleranza al lattosio.

Come si fa a capire se si è intolleranti al lattosio?

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Ci sono diversi test per fare diagnosi di maldigestione al lattosio. Il più comune è il test del respiro seguito dal test nel sangue o da una biopsia intestinale – parecchio invasiva poichè richiede l’esecuzione di una endoscopia – oppure un test delle feci che va a valutare il pH acido come misura indiretta di malassorbimento di carboidrati (esame che si fa nei bambini). Raramente si ricorre a un test genetico.

Come distinguere l’intolleranza al lattosio da una allergia alle proteine del latte

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I meccanismi alla base di intolleranze e allergie sono diversi. Le intolleranze riguardano l’incapacità dell’organismo di digerire certi alimenti per un deficit enzimatico, più o meno marcato. Le allergie sono reazioni del sistema immunitario a determinate proteine che possono scatenare sintomi anche più gravi dei semplici disturbi intestinali, come eruzioni cutanee, prurito o rantolo.

Mentre negli adulti è più frequente l’intolleranza al lattosio, nei neonati e bambini italiani è più diffusa l’allergia alle proteine del latte vaccino. Secondo le stime del Ministero della Salute la percentuale di incidenza sarebbe compresa tra il 2 e il 7% e si attesta a circa 0,8% entro i tre anni di vita. Si tratta di una delle allergie più comuni tra i bambini insieme a nocciole, arachidi, noci, anacardi, mandorle, pistacchi, frutti di mare, pesce, sedano, frumento.

Per questo, il consiglio di rivolgersi al proprio medico di famiglia o pediatra è ancora più importante nel caso dei più piccoli. È fondamentale diagnosticare tempestivamente l’allergia attraverso i test sierologici delle IgE Specifiche.

Come guarire l’intolleranza al lattosio?

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L’intolleranza al lattosio non può essere eliminata, ma può essere contenuta con alcuni rimedi. Si può consigliare l’assunzione di pillole contenenti lattasi, la somministrazione di prebiotici che colonizzano il colon con batteri che digeriscono il lattosio o l’utilizzo per 4 mesi di probiotici (più comunemente indicati come fermenti lattici) come lattobacilli e bifidobatteri, batteri che producono lattasi nel colon.

I risultati di questi trattamenti sono modesti poiché spesso il lattosio è uno dei carboidrati che vengono poco assorbiti in un quadro più complesso del colon irritabile, motivo per cui spesso si suggerisce una dieta con pochi FODMAP (fermentable oliogo, di-, monosaccharides and polyols), cioè carboidrati poco assorbibili e fermentabili.

Tale dieta migliora i sintomi intestinali nel 50-80% dei pazienti con il colon irritabile in mano a professionisti.

Chi è intollerante al lattosio può assumere fermenti lattici?

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Come si evince da quanto detto, i soggetti intolleranti al lattosio possono assumere tranquillamente fermenti lattici, dal momento che questi – al contrario di quanto spesso si suppone – non vengono prodotti a partire dal latte, ma sono microrganismi prelevati da colture cellulari e utilizzati poi in formulazioni da assumere per via orale. 

Cosa mangiare se si è intolleranti al lattosio?

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La gravità dell’intolleranza al lattosio varia da individuo a individuo e determina la necessità di ridurre o eliminare del tutto il lattosio dalla propria alimentazione. Una dieta senza lattosio è indicata nelle persone che non tollerano a 250 ml di latte (12 g di lattosio).

Tra gli alimenti da evitare vi sono latte di mucca, capra e altri animali e formaggi freschi. I formaggi stagionati, invece, generalmente possono essere consumati, poiché la stagionatura riduce in modo consistente il quantitativo di lattosio presente. Va tenuto presente anche che quantità di lattosio possono nascondersi sotto forma di additivi in cibi processati (salsicce, margarine, pane e altri prodotti da forno, cereali per la colazione, sale, piatti pronti, surgelati, caramelle…) e alcuni farmaci (10-15 gr).

Se si ha una forma lieve-modesta di intolleranza bisognerà utilizzare latti delattosati, alimenti privi di lattosio o piccole quantità di latte normale.

Si dovrà limitare il consumo di creme, formaggi freschi e burro alla quantità minima tollerata. I cibi che contengono lattosio, soprattutto grassi, rallentano lo svuotamento gastrico, perciò riducono l’esposizione di lattosio nel piccolo intestino. Cibi come il caffè aumentano invece il transito intestinale per cui l’assorbimento di lattosio.

Chi è intollerante al lattosio può mangiare lo yogurt?

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Il latte di mucca contiene 5 g di lattosio per 100 ml; lo yogurt ne contiene la metà e i formaggi ancora meno, soprattutto gli stagionati.

Normalmente gli yogurt sono ben tollerati perché hanno batteri che facilitano il metabolismo del lattosio; per cui a colazione uno yogurt con frutta fresca o una fetta di pane integrale con formaggio vanno benissimo.

È importante assumere calcio e vitamina D da altre fonti alimentari o integratori, soprattutto in pazienti a rischio di osteoporosi, oltre a vitamina A, potassio, zinco e magnesio negli adolescenti.

Quali sono i vantaggi delle persone che continuano a produrre lattasi?

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Le persone che hanno la persistenza della produzione di lattasi hanno densità ossea, peso corporeo e statura maggiore, per cui sono i meno soggetti a fratture perché hanno più vitamina D. Ci sono dati contrastanti sulla salute cardiovascolare e il rischio di sviluppare cancro del colon retto, stomaco, ovaio, prostata, testicolo, seno, vescica, pancreas, linfoma non-Hodgkin’s.

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Cosa succede se non si cura l’intolleranza al lattosio?

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Un’intolleranza al lattosio trascurata può avere come esito una disbiosi intestinale, vale a dire una condizione di alterazione dell’equilibrio microbico che dà origine a infiammazione e irritazione.