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Pubblicato inSalute

Resistenza agli antibiotici, sempre più diffusa

25mila morti all’anno in Europa causati dalla resistenza batterica. E l’Italia è maglia nera. Le cause e i possibili rimedi spiegati dal pneumologo del Santagostino

antibiotici

Il rapporto Meridiano Sanità 2017 conferma che l’antibiotico-resistenza rappresenta un problema sia dal punto di vista economico che sociale. Si stima infatti che sia responsabile di 25.000 decessi all’anno solo nell’UE e di 700.000 decessi all’anno globalmente. Sempre secondo questo rapporto l’Italia risulta tra i Paesi europei con i maggiori livelli di resistenze batteriche. Il dato – allarmante –  emerge dal XII Rapporto Meridiano Sanità, curato da The European House – Ambrosetti.

L’antibiotico-resistenza è diventata e diventerà sempre di più un importante problema di salute perché, anche per le malattie più comuni, il germe è resistente all’antibiotico prescritto e di conseguenza la patologia si prolunga o si aggrava necessitando quindi di un secondo ciclo con un diverso antibiotico.

COS’È

Nel tempo molti antibiotici su diversi ceppi batterici divengono inefficaci. Ad esempio, quando si usa un antibiotico può capitare che un piccola percentuale dei germi in causa sia resistente, o divenga resistente per motivi di varia natura e sopravvivere alla terapia. La causa dell’antibiotico -resistenza è dunque proprio l’uso degli antibiotici: più se ne usa e più la resistenza aumenta.  Col tempo questi ceppi resistenti possono infatti moltiplicarsi e diffondersi nell’ambiente, divenendo causa di malattie più difficilmente curabili. In Italia negli anni sessanta e settanta i comuni batteri che causano laringite, tonsillite, bronchite, polmonite, infezione delle vie urinarie erano resistenti a una-due classi di antibiotici nel 2- 5% dei casi. Oggi lo sono a tre – quattro classi di antibiotici nel 20 – 40% dei casi.

Essendo l’Italia uno dei paesi in cui più si usano antibiotici, è normale che sia il paese in Europa in cui è più alta l’antibiotico-resistenza.  Secondo le rilevazioni dell’Eurobarometer (Commissione Europea), esiste una grande confusione sull’utilizzo di farmaci antibiotici in Italia. I dati riportano che il 60% degli italiani è convinto che gli antibiotici uccidano i virus, il 38% che siano efficaci contro influenza e raffreddori e il 21% che si possa interrompere la cura antibiotica quando si inizia a sentirsi meglio, senza portare a termine la prescrizione del medico.

La resistenza ad antibiotici  è dunque un problema di popolazione generale, ma anche un problema individuale; ciascuno di noi se usa troppo spesso antibiotici rischia di selezionare nel suo corpo ceppi resistenti che prima o poi, possono essere causa di patologie. Il problema è diventato importante anche perché, per le difficoltà tecniche e per gli altissimi costi di questo tipo di ricerca, da molti anni non sono stati messi in commercio nuovi antibiotici e non ci sono novità significative in vista.  

Quali sono le prospettive future?

Uno studio inglese – riportato sempre nel Meridiano Sanità, stima che, nel 2050 in Europa moriranno per antibiotico-resistenza 10 milioni di persone all’anno, più di quante muoiono per cancro.

Cosa può fare il singolo individuo?

Il singolo individuo può/deve utilizzare antibiotici solo dopo aver consultato il medico (in Italia si stima che oltre il 50% delle terapie antibiotiche sia auto prescritta e spesso inutile), e solo per le patologie che necessitano di una terapia antibiotica. Ad esempio, i virus invernali come raffreddore, laringite e tracheite virale non necessitano di terapia antibiotica per il semplice motivo che gli antibiotici non sono attivi sui virus. Dunque, in caso di febbre in virosi è necessario aspettare almeno 48 ore prima di utilizzare antibiotici che a volte in effetti sono necessari in quanto le virosi possono complicarsi con infezioni batteriche. Anche le bronchiti acute spesso non necessitano di terapia antibiotica, così come anche le lievi cistiti ricorrenti delle donne. È importante inoltre eseguire la terapia antibiotica con le dosi, i tempi e la durata indicata dal medico curante; è dimostrato infatti che una somministrazione errata faciliti l’insorgenza di ceppi batterici resistenti.