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Pubblicato inSalute

Quando fare la prima visita alla prostata?

Si tratta di una procedura normalmente indolore finalizzata a valutare eventuali ingrossamenti, consistenza, lesioni e caratteristiche accessorie della ghiandola prostatica

Prima visita prostata

La visita alla prostata è una procedura normalmente indolore effettuata dallo specialista in urologia. L’obiettivo principale è quello di valutare lo stato di salute generale della ghiandola prostatica

Con l’aiuto dell’urologo del Santagostino, Fabio Leva, cerchiamo di capire come funziona, quando è necessario farla e quali sono le sue finalità.

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Come si svolge una visita urologica?

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La visita urologica ha un’organizzazione analoga a quella della maggior parte delle visite specialistiche e prevede le seguenti fasi:

  • presentazione reciproca e introduzione della problematica che ha portato il paziente all’attenzione dello specialista
  • raccolta anamnestica, durante la quale l’urologo raccoglie tutti i dati medici utili dal paziente. Si prende inoltre visione degli esami di laboratorio, radiologici e delle eventuali visite eseguite presso altri specialisti. Il paziente deve, quindi, portare con sé tutta la documentazione medica rilevante e la terapia assunta quotidianamente
  • esame obiettivo sia generale sia specialistico. Quest’ultimo comprende l’ispezione dei genitali alla ricerca di condizioni patologiche (ad esempio fimosi, ipotrofia dei testicoli, varicocele, condilomi) e – ove sia opportuno – l’esplorazione digitorettale della prostata
  • eventuali esami strumentali (ecografie, ecocolordoppler e/o uroflussometria se richieste o ritenute utili), previa adeguata preparazione se necessaria
  • colloquio finale. Si riepiloga il quadro clinico e si espongono le ipotesi diagnostiche e delle proposte terapeutiche. Si spiegano i punti ritenuti poco chiari dal paziente o che necessitano approfondimento
  • prescrizioni farmacologiche, consigli comportamentali e consegna del referto, con le informazioni utili per ricontattare il medico (es. indirizzo e-mail) e per il follow-up

Visita prostata: come si svolge?

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La prostata è immediatamente anteriore al retto. La fascia di Denonvilliers, una membrana resistente ma relativamente sottile, è l’unica struttura che separa il retto dalla prostata. Per tale ragione, è possibile tastare il versante posteriore della ghiandola prostatica semplicemente con un dito introdotto attraverso l’orifizio anale.

Si tratta di una procedura normalmente indolore, eccetto nei casi di patologie infiammatorie in atto al momento della visita. Queste devono essere segnalate al medico.

A seconda della preferenza dell’operatore e delle condizioni del paziente (es. disturbi della colonna vertebrale) la si può eseguire in decubito laterale oppure supino con le ginocchia raccolte. Ciò serve a minimizzare la contrazione dello sfintere anale, che renderebbe l’esame più difficoltoso.

Dopo aver posizionato il guanto, l’operatore provvede a lubrificare il dito indice che verrà utilizzato per l’esplorazione. Procede, quindi, ad appoggiare delicatamente il dito sull’esterno dell’ano, senza introdurlo, per non suscitare contrazioni riflesse dello sfintere esterno. Verificata la rilassatezza muscolare, inserisce lentamente il dito all’interno dell’ano. La prostata in genere è a pochi centimetri dal punto d’ingresso ed è immediatamente palpabile. In alcuni casi può trovarsi più in profondità, ad esempio quando vi sia uno strato di abbondante adipe. Quasi sempre, però, è raggiungibile con il polpastrello.

Cosa valuta l’esame della prostata?

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Con questo semplice esame è possibile valutare, per quanto concerne la prostata:

  • le dimensioni e quindi eventuali ingrossamenti (iperplasia prostatica)
  • la consistenza, che può essere “parenchimatosa” (normale, considerata tradizionalmente paragonabile al palmo della mano, alla punta del naso o al muscolo quadricipite della coscia), molle (come nei casi di infiammazione acuta), fibrosa o fibro-parenchimatosa (come nei casi di infiammazioni croniche con presenza di cicatrici fibrotiche) oppure duro-lignea (come nei casi di neoplasie)
  • la presenza di lesioni, sia i noduli duri e fissi che hanno più probabilmente significato maligno, sia noduli i morbidi ed elastici che possono essere aree di crescita benigna, ma anche calcificazioni e varici emorroidarie interposte fra il dito e la ghiandola
  • caratteristiche accessorie come il solco mediano (che si appiattisce nell’iperplasia) ed i margini (normalmente netti, ma che possono essere sfumati o irregolari nel caso di tumori infiltranti).

Tutte queste variabili sono di natura qualitativa ed operatore-dipendenti. L’accuratezza diagnostica dell’esplorazione rettale è pertanto legata all’esperienza di colui che la esegue.

Per quanto riguarda la visita alla prostata, la preparazione non richiede alcun comportamento in particolare.

Visita prostata: a che età farla?

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L’esame della prostata può essere fatto nell’ambito degli screening periodici (in associazione all’esito dell’esame del sangue dell’Antigene prostatico specifico, PSA) In alternativa, può essere eseguito quando vi sia il sospetto di una patologia come l’iperplasia o il carcinoma prostatico. Quest’ultimo, in particolare, nasce e si sviluppa più di frequente in sede periferica posteriore, dove si manifesta spesso come un nodulo duro alla palpazione digitale. Trattandosi di una procedura rapida, poco invasiva e che non necessita di strumentazioni complesse, è eseguita pressoché in ogni occasione in cui sia necessaria una valutazione della prostata. Fanno eccezione i casi di infiammazioni acute gravi locali, nei quali l’esame può risultare doloroso e c’è il rischio di disseminazione di batteri nel circolo ematico.

Come si chiama l’esame per controllare la prostata?

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L’esame si chiama esplorazione rettale (ER) o esplorazione digito-rettale (DRE dall’acronimo inglese).